Disse Ulisse (o meglio, Dante)...

"Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
ma per seguir virtute e canoscenza"

lunedì 8 ottobre 2018

TESINA MATURITÀ - Il nazismo letto in tre esempi di fumetti giapponesi (MANGA) illustri

Tutta la mia tesina, raggruppata in un comodo unico post. Ma pesantissimo da caricare per le troppe immagini!


Il nazismo letto in tre esempi di fumetti giapponesi illustri





Abstract.

Dell’alleanza tra Giappone e Germania nazista cos’è rimasto nella cultura giapponese odierna? Per rispondere a questa domanda sono state analizzate le opere di tre celebri fumettisti giapponesi (Osamu Tezuka, Shigeru Mizuki e Leiji Matsumoto) che, chi più esplicitamente e chi meno, hanno parlato del nazismo. Osamu Tezuka realizza La storia dei tre Adolf tra il 1983 e il 1985. Questo fumetto racconta la II Guerra Mondiale dal punto di vista di un giornalista giapponese e di tre uomini di nome Adolf, tra cui figura lo stesso Hitler. Shigeru Mizuki è autore di una biografia a fumetti satirica e critica di Adolf Hitler, intitolata Hitler che esce a puntate nel 1971 sulla rivista Manga Sunday . Questa biografia, aiutata da uno stile di disegno estremamente caricaturale e deformato, demolisce la figura di Hitler come superuomo perfetto e infallibile prodotta dalla propaganda nazista, di cui fu vittima lo stesso autore da ragazzo.
L’analisi prosegue esponendo i rapporti tra le potenze del patto d’Acciaio e il Giappone durante la II Guerra Mondiale, in rapporto anche a quanto mostrato nei due fumetti precedentemente menzionati, per poi soffermarsi sull’opera di Leiji Matsumoto, che con i suoi lavori si pone in controtendenza. Nei suoi manga si possono vedere riferimenti indiretti al nazismo, con capitan Harlock autore di stragi ai danni di un popolo che starebbe complottando all’interno di una società umana ormai passiva e inetta: nel popolo mazzoniano si possono vedere riferimenti alla teoria nazista del complotto ebraico e in Harlock stesso un superuomo che ricalca i dittatori dell’Asse, oltre che l’oltreuomo di Nietzsche. L’ultimo argomento preso in analisi sono proprio i riferimenti alla filosofia di Nietzsche nell’opera di Matsumoto.


Introduzione.


Giappone e Germania nazista furono alleati, ma negli anni successivi alla guerra come è stata vista questa alleanza nella cultura popolare giapponese? Per rispondere a questa domanda il presente testo prende in esame le opere di Osamu Tezuka, Shigeru Mizuki e Leiji Matsumoto, tre fumettisti che hanno parlato del nazismo, chi più esplicitamente e chi meno. 



Hilter di Mizuki.


Hitler sopravvalutò la forza del proprio esercito, e questo errore gli costò la disfatta totale. Perché per piegare una potenza come la Russia, è necessario usare la testa.Ma cosa potevo saperne io a diciott’anni… Pensavo che la guerra contro la Russia non fosse altro che una grande avventura…[…] Hilter diventò fuher e diede via a una guerra su scala mondiale cogliendo tutti di sorpresa. Pensò che avrebbe potuto estendere il proprio impero oltre i confini russi e il suo popolo lo sostenne, per quanto assurda fosse quell’idea. Lo perdonò anche quando la sua guerra lampo contro la Russia si rivelò un totale fallimento. Perché i tedeschi erano ebbri della carica ipnotica del fuher, come del resto lo ero anch’io a diciotto anni: un adolescente idiota che voleva portare i baffi come lui.Anche il Primo Ministro Toho adottò quel taglio. Forse voleva diventare l’Adolf Hitler orientale, ma condusse il Paese in una sciagurata guerra che si concluse con una clamorosa sconfitta. Perché all’epoca Adolf Hitler piaceva a tutti. Il saluto romano, che egli eseguiva ossessivamente, le vittorie sul campo… Alla fine la sua guerra non fu altro che una folle corsa verso il suicidio, e oggi serve da monito per le generazioni future, perché non ripetano più quegli stessi errori.
Il manga che sicuramente più di tutti parla del nazismo è “Hitler” di Shigeru Mizuki, che si propone come una biografia di Adolf Hitler riguardo anni dal 1908 al 1945. Essendo un fumetto non può permettersi di sviscerare ogni singolo avvenimento biografico, ma si sofferma su alcuni particolari avvenimenti della vita del dittatore tedesco che ne segnano particolarmente la vita, anche se questo comporta repentini e a volte poco chiari salti nel tempo storico.
Qui Hitler viene presentato come un essere umano qualsiasi, decostruendo il mito del superuomo dell’epoca e l’attuale rappresentazione di essere demoniaco: Hitler era un essere umano come tanti, con insicurezze, paure e frustrazioni, capace di gongolare come un bambino, di piangere di disperazione e di avere amici. Hitler si sente destinato a grandi cose non ben definite, ma nel complesso viene mostrato come non sia brillante in nessun campo.
Il più grande difetto dell’opera sta nel non sapere capace di conciliare le due anime del Führer, l’artista fallito, frustrato, poco lucido e nevrotico, col carismatico e spietato capo di stato: queste due anime convivono nel suo essere, ma nel fumetto la prima prevale sulla seconda. Hitler nel fumetto è capace di muovere le folle e condizionare gli altri, ma allo stesso tempo non ha il minimo carisma e appare solo come un folle pieno di insicurezze; i suoi stessi sottoposti lo guardano spesso con sospetto e gli ubbidiscono per puro servilismo e interesse personale.

Mizuki da ragazzo fu vittima del fascino di Hitler e racconta come in Giappone lo stesso primo ministro Toho mirava ad essere l’Adolf Hitler orientale. Con lo scoppio della II Guerra Mondiale Mizuki fu arruolato e conobbe l’atrocità della guerra, e riconsiderò tutte le sue opinioni su Hitler e sulla guerra in genere, che prima vedeva come “una grande avventura”. Questo fumetto è stato realizzato anche con il probabile intento di prendere le distanze da questi pensieri giovanili, e forse è questo che lo rende così demolitore verso la figura di Hitler.
Tratti semplificati e caricaturali
L’olocausto nell’opera è solo accennato nelle prime pagine, per il resto si concentra più sulla figura di Hitler e anche il suo odio per gli ebrei è reso marginale: l’autore preferisce mettere in risalto l’ascesa al potere del dittatore e la sua politica internazionale.

I disegni di Mizuki sono molto caricaturali e semplificati per quanto riguarda i personaggi, caratterizzati da pochi tratti che li rendono riconoscibili ma allo stesso tempo irrealistici. Hitler è immediatamente riconoscibile ma allo stesso tempo ne risulta sfigurato, assumendo i tratti somatici solitamente attribuiti agli ebrei come il naso ricurvo e le palpebre cadenti, evidente presa in giro e forse riferimento alle ipotizzate origini ebraiche di Hitler. Solo i personaggi hanno questo stile stilizzato, gli sfondi al contrario sono rappresentati in maniera iperrealistica, quasi i personaggi fossero appiccicati su fotografie d’epoca.

I tratti ebraici di Hitler


La storia dei tre Adolf di Tezuka.

Il fumetto giapponese che tratta meglio il tema del nazismo è sicuramente “La storia dei tre Adolf di Osamu Tezuka. In questo manga l'autore racconta la II Guerra Mondiale attraverso le storie incrociate di un giornalista giapponese, Sohei Toge, e tre personaggi di nome Adolf.
Adolf Kamil è un ebreo figlio di tedeschi emigrati in Giappone, Adolf Kaufmann è figlio di un ambasciatore tedesco in Giappone e di una giapponese. I due crescono insieme nonostante le rimostranze del padre di Kaufmann, che distruggerà irrimediabilmente l’amicizia tra i due costringendo il figlio a studiare in Germania, dove verrà indottrinato secondo l’educazione nazista e arriverà ad essere un uomo di fiducia del terzo Adolf, Hitler.

Il nazismo viene presentato in modo crudo e realistico e non nella maniera grottesca e decostruttiva di Hitler di Mizuki. Hitler è presentato stavolta in maniera molto coerente con la sua sensazione di superiorità, la sua spietatezza e la sua cecità. È pieno di insicurezze ma non è capace di guardarle in faccia, e questo gli provoca frenesia e instabilità mentale, ma tutto ciò non intacca minimamente il suo carisma verso il popolo tedesco e verso i suoi diretti sottoposti, che anzi ne restano influenzati fino al punto di affermare che il Führer è sì pazzo, ma proprio per questo tutti i tedeschi devono imitarlo ed essere pazzi quanto lui. Nella sua follia e scarsa lucidità Hitler diventa quasi comico e grottesco nei giorni del bunker.

Se il Führer è folle anche il popolo tedesco deve esserlo
Kaufmann è il prodotto della scuola indottinatrice della Germania nazista: il fumetto percorre tutto il decorso della sua vita, da quando è un bambino innocente amico di un ebreo a quando è un nazista totalmente votato a Hitler. La sua è la storia di progressivo un disfacimento morale e psicologico, che lo porta a non essere più lucido nell’analizzare la realtà, totalmente incapace nell’attuare un processo di sintesi razionale tra due contraddizioni coesistenti.

L’olocausto è presentato nella sua crudezza: contrariamente ad Hitler il fumetto si concentra molto sul trattamento riservato agli ebrei nella Germania nazista il lettore assiste a umiliazioni, rastrellamenti, esecuzioni, stragi indiscriminate e marce della morte. La politica estera di Hitler è accennata, ma la guerra in sé stessa viene raccontata principalmente dal punto di vista del Giappone, vissuta da Adolf Kamil e dal giornalista Sohei Toge. Il fumetto non denuncia solo gli orrori del nazismo e della II Guerra Mondiale, ma il suo messaggio è comunicare quanto disumana e pazza sia l’idea stessa di guerra. Il finale spiazza totalmente perché ribalta i ruoli di vittima e perseguitato: ognuno in guerra può diventare potenzialmente un mostro perché la guerra consiste in un progressivo processo di disumanizzazione.



I difficili rapporti tra le potenze dell’Asse.

Il Giappone all’inizio degli anni ‘30 era schiacciato da una crescita demografica repentina (tra il 1920 e il 1940 la popolazione Giapponese crebbe di 18 milioni di abitanti, arrivando a toccare i 73 milioni totali) e dalla crisi del ‘29 (l’economia giapponese viveva di esportazione). Le élite dell’esercito imperiale (che comandavano di fatto il paese) decisero di intraprendere una politica espansionistica ai danni della debole Cina, e nel 1931 le truppe nipponiche avevano invaso la Manciuria (senza per altro rendere conto al governo politico che anzi rispose di non “conquistare il controllo della Manciuria e della Mongolia”) e creato lo stato fantoccio del Manchukuo, mentre nel 1933 il Giappone uscì dalla Società delle nazioni, che mostrava i suoi primi limiti in politica internazionale. Il Giappone temeva il potere della vicina Unione Sovietica e per questo si avvicinò alle posizioni dell’Italia Fascista e della Germania Nazista, vedendo nel loro anticomunismo un potenziale alleato contro un possibile espansionismo russo. Nel 1936, imitando le istituzioni italiane e tedesche, i sindacati vennero aboliti e furono sostituiti con l’unica Associazione Patriottica Industriale, e nello stesso anno Germania e Giappone firmarono il patto Anticomintern in cui si impegnavano nel contrastare l’espansione della minaccia comunista. Nel 1937 il patto fu siglato anche dall’Italia: cominciava a delinearsi quello che sarebbe poi diventato "Roberto", l’asse Roma-Berlino-Tokyo. Nel patto i tre stati si impegnavano ad informarsi reciprocamente sulle attività del comintern e di coordinarsi strettamente nel comunicare le strategie per combatterlo. Non era però ancora un’alleanza né militare né solida, tanto che la Germania ignorò il trattato nel momento in cui siglò il patto Molotov-Von Ribbentrop: questo provocò naturale sdegno nell’alleato giapponese. In Italia Galeazzo Ciano commentò la mossa di Hitler definendola “un colpo da maestro”.
Nel 1937 il Giappone invase massicciamente la Cina intraprendendo una guerra che proseguirà parallela alla II Guerra Mondiale.
Il Patto Tripartito in Hitler di Mizuki

Il 27 settembre 1940 (a guerra mondiale già iniziata) fu firmato il patto tripartito dove Germania, Italia e Giappone si riconobbero le rispettive sfere d’influenza in caso di vittoria: nasceva ufficialmente l’alleanza tra i tre stati. Sempre nel 1940 il Giappone approfittò del crollo della Francia sotto l’esercito tedesco per occupare l’Indocina Francese. Anche l’Italia aveva attaccato la Francia approfittando dei trionfi dell’esercito tedesco. Il principale problema dell’Asse allo scoppio della guerra fu la mancanza di coesione e comunicazione tra i tre alleati, che volevano condurre tre guerre indipendenti. L’Italia attaccò la Grecia senza preavviso, così come la Germania attaccò l’Unione Sovietica e il Giappone gli Stati Uniti. Tra gli eserciti italiano e tedesco ci furono poi mosse coordinate nel momento in cui l’Italia si rese conto di non essere preparata a condurre da sola una guerra, ma col Giappone non ci fu nessuna comunicazione né nessun incontro ufficiale tra i leader delle tre nazioni. Il Giappone strinse un accordo di non aggressione con l’Unione Sovietica nel 1941, pochi mesi prima che Hitler desse il via all’operazione Barbarossa: il Giappone avvisò la Germania dell’intenzione di stendere il patto, mentre la Germania preferì tenere segreto anche all’alleato la volontà di invadere la Russia.
Il patto di non aggressione Nippo-Sovietico
in Hitler di Mizuki

Nel frattempo con l’occupazione dell’Indocina da parte del Giappone i rapporti tra quest’ultimo e gli Stati Uniti, che vedevano come una minaccia ai loro interessi l’espansionismo nipponico, entrarono in crisi. Questa crisi portò il 7 dicembre 1941 all’attacco da parte del Giappone di Pearl Harbor. L’attacco fu improvviso: la dichiarazione di guerra fu consegnata solo dopo il bombardamento e nemmeno le altre potenze dell’Asse furono avvisate. Il 12 dicembre Hitler e Mussolini decisero di seguire l’alleato giapponese e dichiararono guerra agli Stati Uniti. Secondo molti storici fu questa decisione a segnare la sconfitta decisiva dell’Asse.
Al di là della comune questione ideologica anticomunista va comunque preso in considerazione il fatto che i tedeschi vedevano nei giapponesi una razza inferiore in quanto non ariana.







I giapponesi non sono ariani

Le opere di Leiji Matsumoto.


Il riferimento al nazismo nel celebre fumetto di fantascienza “Capitan Harlock” non è immediato e forse può risultare pretestuoso a chi ha seguito solo la serie animata andata in onda alla fine degli anni ‘70: il fumetto originale è pieno di riferimenti al nazismo e al fascismo giapponese in chiave di apologia, riferimenti censurati nel cartone animato.

Harlock è un pirata spaziale che assieme a un gruppo di fedelissimi ha scelto di abbandonare la Terra in cerca di libertà perché questa è ormai popolata solo da persone prive di personalità e di passioni, da esseri mediocri che accettano passivamente, in nome della pace, l’esistenza di un governo unito terrestre corrotto e inetto. Insieme viaggiano per l’universo a bordo dell’Arcadia, astronave dedita a razzia nel confronti delle astronavi militari della Terra, e proteggono la Terra stessa dall’invasione della razza mazoniana, popolo alieno composto di sole donne.

Harlock è un uomo eccezionale, imperturbabile e incapace di commettere errori, un leader indiscusso pieno di carisma per i membri dell’Arcadia, per i quali la libertà è comunque sottomissione al capitano. Harlock è l’incarnazione del superuomo secondo la rappresentazione che ne dà D’Annunzio, l’uomo che deve comandare perché è superiore, dotato di qualità eccezionali, visione ripresa da Mussolini e Hitler per descrivere se stessi.

Il popolo mazoniano è una minaccia per il popolo terrestre, e tra le due razze si instaura una vera e propria lotta per la sopravvivenza dove solo il migliore trionferà. La minaccia è segreta (ne è a conoscenza solo il gruppo dell’Arcadia) ed oltre ad essere esterna è anche interna, dato che molte mazoniane si sono introdotte secoli prima dei fatti narrati nella società terrestre integrandosi e mescolandosi agli esseri umani, creando una razza che in segreto complotta ai danni dell’umanità. Harlock lotta da solo contro un intero popolo non solo sabotando la flotta d’invasione mazoniana ma rendendosi autore di vere e proprie stragi sul pianeta Terra nei confronti della razza infiltrata. È interessante fare un parallelismo tra la visione del popolo ebraico adottata dal nazismo e le mazoniane: entrambi sono popoli che complottano contro l’umanità all’interno della stessa ed entrambi vanno sterminati per il bene della razza. C’è un chiaro messaggio politico dell’autore in tutto ciò, che si rende più evidente in alcune opere minori antecedenti a “Capitan Harlock”, una serie di fumetti brevi usciti in Italia nell’antologia “Storie di un tempo lontano”. Qui vediamo espliciti messaggi ginofobici e apologia di fascismo, nonché ulteriori riferimenti alla filosofia di Nietzsche, filosofo interpretato negli anni ‘30 come il precursore del nazismo.

Le donne sono sempre presentate come esseri demoniaci che operano il male anche gratuitamente, esteticamente tutte uguali e portatrici di degrado morale in ogni società, nonché infide, seduttrici e traditrici. Questi fumetti sono autoconclusivi e slegati gli uni dagli altri, e in alcuni compaiono delle incarnazioni alternative di capitan Harlock, antecedenti anche al manga prima menzionato. In una di queste è interessante notare come Harlock sia un soldato tedesco che stringe amicizia con un giapponese in un imprecisato periodo tra le due guerre mondiali. Questa scena verrà ripresa nel film d’animazione “L’Arcadia della mia giovinezza”, ambientandola però proprio durante la II Guerra Mondiale. Nel film Harlock combatte per la Germania nazista in nome di un vincolo di fedeltà alla sua patria: il rapporto tra Harlock e il nazismo viene finalmente esplicitato.

L'antenato tedesco di Capitan Harlock
ne L'Arcadia della mia giovinezza
Il legame tra Matsumoto e Nietzsche riguarda, oltre il concetto di superuomo, i concetti di eterno ritorno e di storia circolare, anche questi fraintesi dall’autore: nei fumetti che compongono l’antologia “Storie di un tempo lontano” per esempio vediamo l’umanità sull’orlo dell’estinzione tornare alle origini della specie, involvendo letteralmente in scimmie per poi dar origine a un’altra evoluzione umana, e così via. Ulteriore legame tra Nietzsche, Hitler e Matsumoto è la comune passione per la musica di Wagner, che porta il fumettista giapponese a fare una sua versione a fumetti de “L’anello del nibelungo” con protagonista capitan Harlock, poi trasposta in una miniserie animata con le musiche originali di Wagner.

L'antenato di Harlock tedesco nei fumetti
È comunque da precisare che lo stesso autore abbandona in maniera molto brusca le sue idee ginofobe e filonaziste, cambiano improvvisamente e inaspettatamente tono negli ultimi capitoli di “Capitan Harlock”, che lascia incompiuto forse anche per questo suo mutamento ideologico. Harlock nel giro di relativamente poche pagine si rende conto che le sue avversarie mazoniane sono umane quanto lui nonostante siano aliene (provano le stesse emozioni) e si trova per la prima volta a vacillare internamente: manda in pezzi la sua identità di superuomo infallibile col dubbio di aver sbagliato nel trucidare le mazoniane e con la prospettiva di essere probabilmente destinato a perdere la sua guerra essendo solo contro un’intera flotta e tutta la vegetazione del pianeta Terra.

In un'opera successiva dello stesso autore, la serie animata “Cosmowarrior Zero”, Harlock è un semiantagonista (come se l’autore volesse rinnegare le idee del personaggio) e non è per nulla un essere perfetto e infallibile. Il ruolo di coprotagonista ed eroina è dato a una donna, e inoltre uno dei temi principali è l’antirazzismo: tutto ciò è segno che Matsumoto ha superato le idee espresse nelle sue opere precedenti.

A confronto l'obbedienza dovuta ad Harlock  e l'obbedienza dovuta ad Hitler


I riferimenti a Nietzsche nelle opere di Matsumoto.


Nelle opere di Matsumoto si possono trovare riferimenti ai concetti fondamentali della filosofia di Nietzsche come l’idea di superuomo, di morte di Dio e di volontà di potenza.

Targa dedicata a Nietzsche a Torino
Harlock come già detto è un essere superiore per le sue eccelse qualità, un vero leader indiscusso che emerge dalla massa di un’umanità mediocre, figlia di una società di massa e consumistica portata alle sue estreme conseguenze. Il Capitano agisce secondo la sua sola volontà in maniera totalmente libera (in quanto “nessun essere sarà mai in grado di porre un freno alla mia volontà!”) senza mai commettere errori. Si distacca da un’umanità ormai priva di volontà e si isola volontariamente nel mare delle stelle, seguito da pochi fedelissimi che dedicano totalmente la propria vita a lui ubbidendogli in tutto perché lui è Harlock ed è superiore a qualunque uomo. Harlock fa suo in maniera letterale il concetto di morte di Dio nel momento in cui gli dei ledono la sua libertà. In “Harlock Saga – L’anello del Nibelungo” il Capitano arriva a far guerra agli dei del paganesimo germanico (altro riferimento al nazismo…?) fino ad essere colui che causerà “il crepuscolo degli dei” (e qui il riferimento è sia a Nietzsche che al Ragnarøkkr della mitologia norrena). Nella serie animata “Capitan Herlock – The endless odyssey” Harlock arriva uccidere un dio malvagio, Noo, il quale in preda al panico arriva ad affermare riguardo ad Harlock che “non è un essere umano”. 

È bene comunque dire che Matsumoto deforma i concetti di Nietzsche adoperando licenze poetiche o prendendo in considerazione interpretazioni ormai superate. Il superuomo (o più correttamente “oltreuomo”) è sì l’uomo che emerge dalla massa dell’umanità e agisce in totale libertà senza i vincoli di un sistema morale, ma non è da intendere come un leader carismatico che comanda per la sua virtù di essere “oltre”, lettura più simile a quella di D’Annunzio e Mussolini. Il concetto della Morte di Dio di cui noi siamo gli assassini non è da intendere ovviamente come l’omicidio letterale di una divinità, ma come la morte di ogni certezza che rende l’uomo totalmente libero.


Harlock è un superuomo che agisce secondo la sua inarrestabile volontà senza mai sbagliare



Conclusione.

Un tratto comune di tutti e tre gli autori trattati è il rifiuto del nazismo: in Matsumoto, che inizialmente sembra vicino a un’apologia di nazismo, è presente un superamento ideologico che lo porta a prendere le distanze dall’estremismo iniziale, condizione che condivide anche con Mizuki, che per sua stessa ammissione in gioventù ammirava la figura di Hitler. Mizuki e Tezuka in particolare vedono il nazismo come espressione di follia, sottolineando la scarsa lucidità mentale del Führer e dei suoi sottoposti, che però non li assolve dalle loro azioni disumane (Kaufmann è tormentato da dei sensi di colpa che non vuole ascoltare) che sono frutto di una follia lucida e scelta autonomamente (sempre Kaufmann viene invitato da un suo compagno a scegliere di seguire la follia di Hitler): come sottolinea lo stesso Levi ne “I sommersi e i salvati” l’adesione al nazismo era una scelta libera e volontaria.



Fonti.
Bibliografia

  • C. De Risio, Nel segno del Sol Levante- I difficili rapporti tra Germania Italia e Giappone 1936-1945, Roma, IBN Editore, s.d.
  • P. Levi, I sommersi e i salvati, Torino, Einaudi, 2017
  • D. Massaro, La meraviglia delle idee, vol.3 La filosofia contemporanea, Milano-Torino, Pearson Paravia, 2015
  • L. Matsumoto, Storie di un tempo lontano, Novara, GOEN, s.d.
  • - Capitan Harlock, Novara, GOEN, s.d., 5 vv.
  • M. Meriggi, Sulle tracce del tempo, vol. 3 Il novecento e il mondo contemporaneo, Milano-Torino, Pearson Paravia, 2014
  • S. Mizuki., Hitler, Milano, Rizzoli Lizard, 2015
  • O. Tezuka, La storia dei tre Adolf, Milano, Hazard Edizioni, 2010, 3 vv.

Sitografia

  • BENITO E L’IMPERATORE, http://www.iltempo.it/politica/2014/12/21/gallery/benito-e-limperatore-963567/, (ultima visita il giugno 19, 2018).
  • Harlock Saga - L'anello dei Nibelunghi, https://it.wikipedia.org/wiki/Harlock_Saga_-_L%27anello_dei_Nibelunghi (ultima visita il giugno 19, 2018).

Filmografia

  • Capitan Harlock: L'Arcadia della mia giovinezza (わが青春のアルカディア), T. Katsumata, Giappone, 1982
  • Harlock Saga - L'anello dei Nibelunghi (ハーロック・サーガ ニーベルングの指環), Y. Takeuchi, Giappone, 1999
  • Cosmowarrior Zero (コスモウォーリアー零), K. Yokota, Giappone, 2001
  • Space Pirate Captain Herlock - The Endless Odyssey (宇宙海賊キャプテンへーロック - The Endless Odyssey), Rintarō, Giappone, 2002



5 commenti:

  1. Perfetto, io l'ho letto a puntate, contento di aver potuto leggere una tesina così interessante!
    Bravo davvero.

    Moz-

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  2. Senti, tu sei un futuro ricercatore vero?
    Modo di scrivere impeccabile e del tutto interessante!
    Grazie per aver condiviso la tua tesina e...mi sa che ti copio la bibliografia e me la salvo per i futuri acquisti! :D

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    1. Garantisco anche io, opere stupende (almeno quelle che ho letto: Tezuka e Matsumoto)

      Moz-

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    2. Chissà, magari diventerò ricercatore di psicologia, ma per adesso devo ancora sostenere i primi esami all'università, si vedrà! XD Grazie a te per aver letto, e per gli apprezzamenti sullo stile di scrittura :D

      Riguardo la bibliografia, ti dico un po' di opinioni personali che non tengono conto dell'analisi oggettiva: "La storia dei tre Adolf" è un fumetto che dovrebbero leggere assolutamente tutti, mentre le opere di Matsumoto sono belle (soprattutto per i disegni...!) ma hanno uno stile narrativo molto ingenuo e particolare, nonché un'ideologia controversa (ma questo lo dico già nella tesina); contando questi elementi io sinceramente preferisco gli adattamenti anime che cito nella filmografia. "Hitler" di Mizuki l'ho trovato pesantuccio da leggere per i disegni così contrastanti e volutamente fastidiosi e per l'andamento didascalico e frammentario.

      Il libro di storia di De Risio ("Nel segno del Sol Levante - I difficili rapporti tra Germania Italia e Giappone 1936-1945") devo analizzarlo bene, e ne parlerò in modo più specifico sul mio blog, non so se consigliartelo perché ha degli elementi strani...!

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Disse Anton Ego...

"Ma la triste realtà a cui ci dobbiamo rassegnare è che nel grande disegno delle cose, anche l'opera più mediocre ha molta più anima del nostro giudizio che la definisce tale."