Disse Ulisse (o meglio, Dante)...

"Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
ma per seguir virtute e canoscenza"

giovedì 4 ottobre 2018

I difficili rapporti tra le potenze dell'Asse, Il nazismo letto in tre esempi di fumetti giapponesi (MANGA) illustri - TESINA MATURITÀ pt. 4

Storia è stato il principale collegamento della tesina: ho trattato dei rapporti tra le potenze dell'Asse, basandomi principalmente sul testo "Nel segno del sol levante" di Carlo De Risio, che mi ha lasciato impressioni contrastanti. Probabilmente meriterà un post a parte in futuro.

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I difficili rapporti tra le potenze dell’Asse.

Il Giappone all’inizio degli anni ‘30 era schiacciato da una crescita demografica repentina (tra il 1920 e il 1940 la popolazione Giapponese crebbe di 18 milioni di abitanti, arrivando a toccare i 73 milioni totali) e dalla crisi del ‘29 (l’economia giapponese viveva di esportazione). Le élite dell’esercito imperiale (che comandavano di fatto il paese) decisero di intraprendere una politica espansionistica ai danni della debole Cina, e nel 1931 le truppe nipponiche avevano invaso la Manciuria (senza per altro rendere conto al governo politico che anzi rispose di non “conquistare il controllo della Manciuria e della Mongolia”) e creato lo stato fantoccio del Manchukuo, mentre nel 1933 il Giappone uscì dalla Società delle nazioni, che mostrava i suoi primi limiti in politica internazionale. Il Giappone temeva il potere della vicina Unione Sovietica e per questo si avvicinò alle posizioni dell’Italia Fascista e della Germania Nazista, vedendo nel loro anticomunismo un potenziale alleato contro un possibile espansionismo russo. Nel 1936, imitando le istituzioni italiane e tedesche, i sindacati vennero aboliti e furono sostituiti con l’unica Associazione Patriottica Industriale, e nello stesso anno Germania e Giappone firmarono il patto Anticomintern in cui si impegnavano nel contrastare l’espansione della minaccia comunista. Nel 1937 il patto fu siglato anche dall’Italia: cominciava a delinearsi quello che sarebbe poi diventato "Roberto", l’asse Roma-Berlino-Tokyo. Nel patto i tre stati si impegnavano ad informarsi reciprocamente sulle attività del comintern e di coordinarsi strettamente nel comunicare le strategie per combatterlo. Non era però ancora un’alleanza né militare né solida, tanto che la Germania ignorò il trattato nel momento in cui siglò il patto Molotov-Von Ribbentrop: questo provocò naturale sdegno nell’alleato giapponese. In Italia Galeazzo Ciano commentò la mossa di Hitler definendola “un colpo da maestro”.
Nel 1937 il Giappone invase massicciamente la Cina intraprendendo una guerra che proseguirà parallela alla II Guerra Mondiale.
Il Patto Tripartito in Hitler di Mizuki

Il 27 settembre 1940 (a guerra mondiale già iniziata) fu firmato il patto tripartito dove Germania, Italia e Giappone si riconobbero le rispettive sfere d’influenza in caso di vittoria: nasceva ufficialmente l’alleanza tra i tre stati. Sempre nel 1940 il Giappone approfittò del crollo della Francia sotto l’esercito tedesco per occupare l’Indocina Francese. Anche l’Italia aveva attaccato la Francia approfittando dei trionfi dell’esercito tedesco. Il principale problema dell’Asse allo scoppio della guerra fu la mancanza di coesione e comunicazione tra i tre alleati, che volevano condurre tre guerre indipendenti. L’Italia attaccò la Grecia senza preavviso, così come la Germania attaccò l’Unione Sovietica e il Giappone gli Stati Uniti. Tra gli eserciti italiano e tedesco ci furono poi mosse coordinate nel momento in cui l’Italia si rese conto di non essere preparata a condurre da sola una guerra, ma col Giappone non ci fu nessuna comunicazione né nessun incontro ufficiale tra i leader delle tre nazioni. Il Giappone strinse un accordo di non aggressione con l’Unione Sovietica nel 1941, pochi mesi prima che Hitler desse il via all’operazione Barbarossa: il Giappone avvisò la Germania dell’intenzione di stendere il patto, mentre la Germania preferì tenere segreto anche all’alleato la volontà di invadere la Russia.
Il patto di non aggressione Nippo-Sovietico
in Hitler di Mizuki

Nel frattempo con l’occupazione dell’Indocina da parte del Giappone i rapporti tra quest’ultimo e gli Stati Uniti, che vedevano come una minaccia ai loro interessi l’espansionismo nipponico, entrarono in crisi. Questa crisi portò il 7 dicembre 1941 all’attacco da parte del Giappone di Pearl Harbor. L’attacco fu improvviso: la dichiarazione di guerra fu consegnata solo dopo il bombardamento e nemmeno le altre potenze dell’Asse furono avvisate. Il 12 dicembre Hitler e Mussolini decisero di seguire l’alleato giapponese e dichiararono guerra agli Stati Uniti. Secondo molti storici fu questa decisione a segnare la sconfitta decisiva dell’Asse.
Al di là della comune questione ideologica anticomunista va comunque preso in considerazione il fatto che i tedeschi vedevano nei giapponesi una razza inferiore in quanto non ariana.




I giapponesi non sono ariani


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2 commenti:

  1. Praticamente sono stati i giapponesi a far perdere la guerra all'Asse XD
    Beh, con le barbarie fatte ai cinesi, se lo sono proprio meritato...

    Moz-

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    Risposte
    1. Diciamo che l'alleato giapponese non ha aiutato. Ma nemmeno quello italiano! Se posso dire la mia da non storico il principale problema dell'Asse come ho già detto è che era totalmente scoordinato, ognuno cercava i propri interessi senza rendere conto agli altri.
      Il libro che ho usato come base per la tesina asserisce addirittura che una vittoria reale giapponese era contraria alle idee di Hitler e che a un certo punto a guerra mondiale già iniziata Hitler sarebbe stato sul punto di proporre un'alleanza con l'Inghilterra, capovolgendo la guerra, sconvolto dalle vittorie di un popolo inferiore come quello giapponese ai danni degli arianissimi inglesi. L'idea sarebbe stata fermata dalle pressioni di Mussolini. Questa affermazione mi è sembrata alquanto campata in aria e non l'ho trovata riportata altrove, e non l'ho inclusa nella trattazione.

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Disse Anton Ego...

"Ma la triste realtà a cui ci dobbiamo rassegnare è che nel grande disegno delle cose, anche l'opera più mediocre ha molta più anima del nostro giudizio che la definisce tale."