Disse Ulisse (o meglio, Dante)...

"Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
ma per seguir virtute e canoscenza"

lunedì 10 settembre 2018

TEMA MATURITÀ 2018 SVOLTO: La solitudine come ideale di vita

Pubblico qui sul blog una riscrittura del mio tema di maturità. Questo blog nacque anni fa per pubblicare i miei temi scolastici, dopo che il mio prof di lettere mi aveva incoraggiato nello scrivere e instradato verso questa passione. Ho riscritto da zero il tema ricordandomi a grandi linee come l'avevo svolto e aggiustandolo leggermente nei punti in cui mi convinceva meno.


La traccia scelta è il saggio breve di ambito artistico-letterario, "I diversi volti della solitudine nell'arte e nella letteratura."


La solitudine come ideale di vita



Il film Into the wild racconta di un ragazzo che, stanco di una società corrotta e di rapporti umani fasulli, si rifugia in Alaska in estrema solitudine e a contatto diretto con la Natura, vedendo i rapporti umani come un ostacolo al raggiungimento della felicità. Nel suo eremo vivrà di sofferenza e stenti, arrivando a una verità: La felicità è reale solo quando condivisa.


Già Aristotele sosteneva che l'uomo fosse un animale sociale e che quindi potesse realizzarsi e raggiungere la felicità solo rapportandosi agli altri individui: un uomo che avesse raggiunto la felicità  in solitaria secondo lui non poteva che essere o una divinità o una bestia. Il filosofo ha centrato perfettamente la realtà dato che, come già dimostra Into the wild, la felicità non può esistere nella solitudine, dove i sentimenti più vicini che può provare l'uomo sono una serenità momentanea e l'autocompiacimento, quest'ultimo padre dell'egoismo. Il protagonista del film non si fa scrupolo di abbandonare nella sua fuga anche la sorella, che provava un sentimento di affetto sincero per lui. I pericoli della solitudine e dell'autocompiacimento si possono vedere anche nell'undicesimo capitolo della Saga di Paperon de' Paperoni, opera del fumettista americano Don Rosa. Paperone si ritrova a girare il mondo da solo per vent'anni in caccia di ricchezze e al suo ritorno a casa ha ormai un cuore freddo e spietato che non si fa scrupolo a rompere i legami con le sue sorelle, viste come un ostacolo alla sua autoaffermazione economica. Nel finale si ritroverà a non poter né voler condividere con nessuno la soddisfazione di essere diventato finalmente il papero più ricco del mondo.


Come il protagonista di Into the wild già Petrarca nel De vita solitaria esaltava la solitudine come ideale di vita, con affermazioni però discutibili: nel dire
"Mi sembra che potrò facilmente dimostrare la felicità dell'esser solo se insieme additerò gli svantaggi e gl'inconvenienti di trovarsi in molti"
emerge come la vita solitaria non abbia di per sé un valore, ma funzioni solo in virtù dei difetti della vita associata. Il sostenere poi che la vita in comunità renda violenti, preoccupati e affannosi mentre la solitudine amanti della pace e tranquilli è pretestuoso: già Epicuro predicava uno stile di vita sereno e pacifico che contemplava la presenza di amici fidati. Infine l'"essere spinto, urtato, influenzato e incalzato" di cui si lamenta Petrarca è una condizione non per forza negativa ma anzi necessaria per il formarsi di una personalità, che è in gran parte conseguenza dei rapporti con gli altri.
La solitudine però esiste ed è una condizione che va accettata nel bene e nel male, anche quando questa sia causa di sofferenza. In Piccoli canti Alda Merini dice:
"S'anche ti lascerò per breve tempo
solitudine mia, se mi trascina
l'amore, tornerò, stanne pur certa;
i sentimenti cedono, tu resti".
La solitudine è una costante nella vita che esiste anche al di là della nostra volontà e quando crea dolore si deve avere la giusta prospettiva che questo non sarà eterno. L'unico modo per superare la solitudine è dedicarsi a una vita associata, alle amicizie: qualunque forma di fuga dalla realtà come l'uso di droghe o alcool non fa che peggiorare la situazione, creando solo più isolamento. È questa la situazione descritta in Bella signora, canzone dove Gianni Morandi intraprende un singolare dialogo con la solitudine.

"«Sono andata via.» 
«Solo per un minuto...» 
«Ritornerò!» 
«...perché ho bevuto!»"

La solitudine quindi è meglio non sia un ideale su cui basare un'intera vita, ma allo stesso tempo non va rinnegata e demonizzata: cercare particolari momenti di solitudine nella vita associata è anzi edificante per la personalità, aiuta a conoscere meglio se stessi e a trovare serenità: il nostro spirito si trova così a guardarsi negli occhi (per rubare una parola a Emily Dickinson, l'anima si trova "al cospetto di sé stessa") e riesce a capirsi nel bene e nel male: una passeggiata solitaria da molte più risposte su noi stessi di quante ce ne darebbe un ipotetico confidente.

8 commenti:

  1. Un tema che permette di riflettere sull'importanza di riuscire a tessere dei rapporti di fiducia e di amicizia, nonché di amore, senza i quali la vita di ciascuno di noi perde di significato.
    Bravo. Voto 15.. ;)

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    1. Ahahahah! Grazie!! ^^
      Anche il mio prof l'ha pensata come te riguardo al voto :D

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  2. Bellissimo post, Eros. Complimenti.
    Che dire, la solitudine non è un concetto: è la negazione dell'esistenza associata.
    Può far bene? Anche io ho momenti in cui necessito di stare solo con me stesso, ma appunto... la felicità è tale solo se condivisa. C'è poco da fare.
    Magari solo un eremita religioso, che condivide la felicità con Dio, può farcela...

    Moz-

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    1. Ma anche lì, un eremita è solo... CON DIO. Quindi dal suo punto di vista non è solo!
      La solitudine in certi momenti fa assolutamente bene. Io stesso oggi ho avuto una giornata particolarmente demoralizzante e uscire a prendermi un gelato in solitaria è stato davvero un toccasana per i miei nervi.

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    2. Dopo la passeggiata sì, ma ora più o meno. In questi giorni non sto aggiornando il blog per questo, ma tra pochi giorni dovrebbe finire il mio travaglio.

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  3. Bellissimo tema, molto ispirato! Momenti di solitudine sono importanti e necessari all'uomo per riflettere e riposarsi. È vero, come dici alla fine, che in una riflessione solitaria possiamo trovare molte risposte su noi stessi, tuttavia penso anche che a volte da soli non riusciamo ad essere abbastanza obiettivi o stimolati ad indagarci con sincerità, pertanto il confronto con l'altro e lo stimolo che viene da esso rimane comunque a mio avviso fondamentale per conoscere meglio noi stessi!

    Elisa

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    1. Dipende secondo me da quanto uno riesce a essere onesto con sé stesso durante le riflessioni. Ci sono dei momenti in cui non si riesce ad esserlo del tutto, e allora in quel caso serve una persona esterna. Allo stesso tempo però posso dirti per esperienza personale che oggi ho avuto una giornata abbastanza demoralizzante e mezzora di passeggiata totalmente da solo con annesso gelato mi hanno aiutato un sacco a capire cosa non andava!

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Disse Anton Ego...

"Ma la triste realtà a cui ci dobbiamo rassegnare è che nel grande disegno delle cose, anche l'opera più mediocre ha molta più anima del nostro giudizio che la definisce tale."