Disse Ulisse (o meglio, Dante)...

"Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
ma per seguir virtute e canoscenza"

lunedì 26 settembre 2016

GO!: Meandri di New London, Ep. 5 - Al cospetto del grande Imp

L'ultimo ricordo che Zenit aveva era la voce di una ragazzina che implorava un certo Imp di portarle da mangiare. Dopo, il buio. 
Letteralmente il buio. Zenit si ritrovò in un posto buio senza sapere dove come ci fosse finito. Si aspettava di essere stato tramortito e legato da qualche parte. Sul tramortimento forse aveva ragione, considerando il mal di testa provato al momento del risveglio. Sull'essere stato legato... Incredibilmente no. Era sdraiato su un duro e freddo pavimento, ma... era libero, non c'erano corde a costringerlo. Era confuso, non capiva. 
Due luci dall'alto si accesero di colpo e illuminarono congiuntamente un punto, come fossero due fari da teatro. Zenit fu accecato dall'inaspettata luce, e gli ci volle qualche secondo perché mettesse a fuoco. 
« Presentati al cospetto del grande Imp. » disse una voce assordante. Sembrava amplificata artificialmente, a giudicare dalla distorsione. 
Zenit in quel momento riuscì a vedere: un uomo vestito elegante si trovava seduto su un trono rialzato. Aveva un volto strano: era totalmente bianco, fatta eccezione per due grandi aloni neri a mandorla attorno agli occhi, e per un altro alone nero a forma di mezza luna che circondava la bocca. Questi aloni parvero a Zenit, confuso e accecato, gli occhi e la bocca dell'essere: per chiunque una simile visione sarebbe stata una visione inquietante, ma non per Zenit. Dire che mantenne il sangue freddo è scorretto... Il vero è che non rimase proprio impressionato dalla cosa, rimase freddo e impassibile come al solito. 
« Chi sei, mortale che non si lascia intimorire dalla visione del demone Imp? » disse nuovamente la voce, lievemente più irritata. Zenit rispose in tedesco:
« Ich bin Friederich Zenit, Privatedetektiv, und ich wohne in Dresda. »
Si sentì un sommesso mormorio, che lasciò intendere al detective che non erano soli in quel posto buio. 
« Che lingua parli? Osi sfidare Imp? Parla, e fallo in inglese. »
« Mi aspetto che un essere ultraterreno sappia quantomeno parlare tutte le lingue umane. Sono Friedrich Zenit, detective privato residente in Dresda. Comunque sia, dovevo aspettarmi lei non comprendesse la mia lingua d'origine: lei non è un essere ultraterreno, signor Estate. » rispose Zenit. Aveva riconosciuto dalla voce l'interlocutore. 
Imp si alzò iroso dal trono. 
« Non confondere la mia misera incarnazione umana con la mia vera essenza. Jonathan Estate è solo l'identità umana che mi sono creato per stare nel vostro mondo. Il mio vero Io è Imp, antico spirito immortale e sovrumano. »
Imp si avvicinò minaccioso a Zenit, e gli si mise faccia a faccia. Si avvicinarono anche altre figure, che comparvero da anfratti bui, che si misero in cerchio di fronte alla coppia. Queste figure erano altri uomini, una decina abbondante, tutti vestiti come Imp, ma con semplici volti umani.
Quando Imp fu di fronte a Zenit, il detective poté vedere il vero volto del demone, e capì che il bianco della carnagione e il nero attorno alla bocca e agli occhi non erano che semplice trucco. Imp lanciò occhiate infuocate e irose a Zenit, il quale ricambiò con sguardi gelati e impassibili. Questo scambio equivalente si interruppe quando Imp distolse gli occhi intimorito.
« L'umano ha violato i nostri spazi, ha sentito ciò che non doveva sentire e ha visto ciò che non doveva vedere. Cosa dobbiamo farne di lui, adepti? » chiese il "demone" con finta sicurezza in sé.
« Cosa dicevano le antiche leggi, in proposito? » domandò uno del cerchio.
« Le antiche leggi...? Oh... Bhe... Non dicevano nulla in proposito. » Rispose Imp.
« Allora il giudizio spetta a te solo, immenso. » affermò un altro, dal cerchio.
« Allora... Io proclamo che... »
Imp guardò negli occhi Zenit, stavolta con aria indagatrice. 
Una ragazzina irrompette improvvisamente nel cerchio, con aria afflitta e disperata.
« Imp... Ti supplico. Io e le altre mogli, abbiamo bisogno disperato di cibo. Non mangiamo da due giorni, ti preghiamo. » disse in ginocchio la ragazzina.
« Claudia! Stupida insolente, ti ho detto che tu e le altre mangerete dopo! » disse furente Imp. Il demone si rigirò verso Zenit e... noto qualcosa nel suo sguardo. Aveva finalmente tradito un'emozione! Lo sguardo del tedesco si era per un attimo volto verso Claudia, e ora aveva un'espressione particolare, che Imp riconobbe subito. In preda allo stupore, affermò:
« Ma... Tu sei uno di noi! »
Aggiunse, infine:
« Lui si unirà a noi. Condivide le nostre stesse emozioni. »
Di Eros Evose e Edorardo Valeriani. Si ringrazie Alessandro Gaddo per la consulenza sul tedesco!

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Disse Anton Ego...

"Ma la triste realtà a cui ci dobbiamo rassegnare è che nel grande disegno delle cose, anche l'opera più mediocre ha molta più anima del nostro giudizio che la definisce tale."