Disse Ulisse (o meglio, Dante)...

"Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
ma per seguir virtute e canoscenza"

lunedì 19 settembre 2016

GO!: Meandri di New London, Ep. 4 - L'incontro

Il detective tedesco Friedrich Zenit si trova ad indagare sul rapimento di una ragazzina, Guinevere Tottington. Interrogando un testimone, scopre che in passato un uomo elegante e ricco aveva stretto amicizia con la piccola, un certo Imp Estate. Questi condivide il cognome con un signore, la cui figlia ha subito la stessa sorte di Guinevere, ovvero Jonathan Estate.



Zenit piuttosto confuso decise di andare con ordine, quindi la prima cosa che fece fu prendere un elenco telefonico e cercare questo Jonathan Estate, il primo ad aver subito il rapimento della propria figlia. Una volta trovato si segnò il suo numero di telefono e si diresse subito alla cabina telefonica più vicina, quindi gli telefonò. Dopo un paio di squilli rispose un uomo dalla voce piuttosto profonda. Zenit chiese:
« Pronto, è lei il signor Jonathan Estate? »
« Sì sono io, chi è lei e cosa desidera? » Rispose l’uomo all’altro capo del telefono.
« Salve sono l’investigatore privato Friedrich Zenit e vorrei chiederle un appuntamento a casa sua per scambiare quattro chiacchiere a riguardo del rapimento di sua figlia. Vede sto indagando su un caso simile e vorrei dei chiarimenti in merito. » si presentò prontamente Zenit.
Estate esitò un attimo, quasi a dar l’idea di essere intimorito, ma alla fine rispose:
« C-certamente, può trovarmi al numero 17 di Liberal Street, nel centro di New London. Se le va bene le do appuntamento alle 15:00 di domani. »
Zenit, quindi, lo salutò cordialmente e riagganciò. L’indomani si recò alla residenza indicata all’orario stabilito con un taxi, uno dei tanti presenti in una metropoli come New London. Venne accolto da Jonathan nella sua maestosa villa, denominata “Villa Estate”. Jonathan Estate era un professore universitario, ormai vedovo. Si occupava dello studio delle antiche civiltà dell’Asia centrale, in particolar modo dei loro culti.
Fece accomodare l’investigatore nell’imponente salone arredato in maniera sfarzosa e gli offrì una tazza di tè, fatto venire direttamente dall’Inghilterra: dopotutto cosa non poteva permettersi?
Dopo una breve chiacchierata basata principalmente sulle presentazioni reciproche, Zenit passò al dunque: 
« Ecco vede, come le dicevo per telefono, sto indagando sul rapimento della figlia dei signori Tottington, dei piccoli imprenditori che gestiscono una pensioncina in una cittadina satellite di New London; so che non è un caso isolato: c’è stata tutta una serie di rapimenti simili, accomunati tutti dall’età delle vittime, solitamente tra gli otto e i quindici anni. Inoltre mi sono giunte voci che il suo caso è stato il primo ad essere stato registrato dalla polizia. »
Estate cercava di nascondere l’evidente ansia mista a nervosismo che lo avvolgeva, e rispose sgarbatamente:
« La polizia ha già chiuso le indagini sul mio caso da ben quattro mesi. Claudia è stata rapita da alcuni malintenzionati ancora adesso latitanti, non vedo come possa avere a che fare con il rapimento di Guinevere Tottington: dopotutto ci sono molte bande di spostati che rapiscono bambini! Ora mi lasci in pace, non voglio parlarne! »

Jonathan Estate si era appena tradito: come faceva a sapere il nome della ragazza se Zenit non lo aveva neppure accennato e i giornali non avevano riportato la notizia per via del fatto che i Tottington si erano rifiutati di chiamare la polizia? Zenit fece finta di niente, ma capì che Estate c’entrava fin troppo in questa faccenda. L’investigatore evase dal discorso scusandosi e dicendo che non voleva turbarlo ulteriormente. Prima di andarsene Zenit, con astuzia, chiese di fare un giro nella casa, con la scusa che lo affascinava un palazzo tanto imponente quanto bello. Jonathan accettò non curante del pericolo che correva difronte ad un tale investigatore, quindi lo accompagnò in un tour, quando quasi al termine, da sotto la moquette che ricopriva un corridoio, Zenit udì la voce di una ragazzina che gridava:« Imp! Imp! Portami da mangiare, ho fame, ti prego padrone mio!». 

Di Eros Evose ed Edoardo Valeriani


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Disse Anton Ego...

"Ma la triste realtà a cui ci dobbiamo rassegnare è che nel grande disegno delle cose, anche l'opera più mediocre ha molta più anima del nostro giudizio che la definisce tale."