Disse Ulisse (o meglio, Dante)...

"Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
ma per seguir virtute e canoscenza"

giovedì 7 agosto 2014

Odisseo e Polifemo

Volevo pubblicare qui un testo che ho scritto per per scuola. Il compito diceva di scrivere un testo che riassumesse la vicenda di Odisseo/Ulisse e Polifemo. Io ho scritto il seguente dialogo e ho ricevuto i complimenti del professore. Tra l'altro l'ho fatto pure con piacere dato che mi piace molto la mitologia (e io stesso ho il nome di una divinità greca)!
Spero che lo scritto non annoi e che piaccia anche a voi:

«Padre... Ti ringrazio per essere venuto da me! Purtroppo, da come Odisseo mi ha ridotto non sarei mai riuscito a venire io da te.» disse un rammaricato Polifemo.
«Figlio mio! Dimmi bene cosa è successo: io giuro solennemente che farò ogni cosa che è in mio potere pur di vendicarti!» rispose in modo solenne Poseidone.
Allora il ciclope iniziò a raccontare:
«Non so tutto alla perfezione. Non conosco come arrivarono nell'isola, non so che peregrinazioni avessero fatto prima e non so nemmeno da quanto tempo fossero entrati nella mia grotta. So però che circa cinque giorni fa mi accorsi che un gruppo di uomini achei si era introdotto di nascosto nel mio antro. Erano esseri infimi infingardi e doppi, come tutti gli esseri umani; probabilmente erano entrati in cerca di qualche cosa da razziare: magari volevano rubare i formaggi che produco dalle mie capre, oppure volevano direttamente privarmi dei miei greggi. Appena si accorsero di essere stati notati si presentarono come Achei provenienti da Troia, che durante il loro viaggio di ritorno in patria avevano fatto sosta nella mia grotta in cerca di "doni ospitali", pretendendo quindi, in nome di Zeus, che io li ricoprissi di provviste.»
Polifemo arrestò il monologo. Aveva assunto un'aria titubante sul da farsi, sul cosa dire. Notando questo fatto Poseidone, con un tono lievemente alterato, fece un'osservazione al figlio:
«Polifemo... La legge dell'ospitalità è sacra. Stai forse dicendo che non la hai rispettata?»
Polifemo divenne agitato, trovandosi evidentemente dalla parte del torto. 
«Padre... loro non erano miei ospiti... erano degli uomini che si erano introdotti in un modo illecito dentro la mia grotta! Si sono dimostrati falsamente innocui e onesti solo perchè erano stati scoperti. Ma furono così sfacciati da mentire anche quando ormai sapevo della loro presenza. Mi dissero che la loro nave era affondata, ma era evidentemente una menzogna: quanto è vero che successivamente sono scappati per mare, sentivo le loro voci provenire dalla costa! 
Continuando, non appena seppi di loro, e mi chiesero doni, gli feci capire subito la mia posizione: non li avrei mai aiutati, in quanto ladri. Anzi, mi nutrii di due loro compagni, per punirli. Stessa cosa feci il giorno dopo, la mattina.»
Al sentire questo Poseidone divenne risentito e schifato dai rozzi, spietati e sanguinari comportamenti del figlio. Polifemo continuò:
«Dopo averne mangiati altri due, uscii a pascolare le greggi, ma, per evitare che gli Achei uscissero, misi un enorme macigno davanti l'ingresso della porta. 
Non sapevo che tra quegli Achei era presente il temibile Odisseo, che con la sua astuzia escogitò un piano per fuggire. Non essendo presente dentro la grotta, non so alla perfezione cosa escogitarono. A quanto ho capito avevano affilato un palo per infilarmelo nell'occhio e accecarmi.
A sera, quando tornai dai pascoli, dopo aver divorato altri due Achei, un uomo che si presentò come Nessuno mi offrì da bere del vino. Il vino era dolcissimo, direi quasi simile all'ambrosia e al nettare! Doveva essere particolarmente inebriante, e a quanto pare ne bevvi troppo, perchè mi trovai brillo dopo poco. Non sapendo dell'inganno ero grato a Nessuno, e a lui particolarmente concessi un dono di ospitalità, ovvero l'essere mangiato per ultimo. Poi, caddi in un sonno profondo. Mi svegliai ormai accecato con Odisseo che mi aveva conficcato il palo nell'occhio; lo tolsi alla svelta, ma ormai era troppo tardi: ero cieco. Chiesi aiuto agli altri ciclopi, ma quando dissi "Nessuno mi uccide" loro intesero che stavo subendo un male inviatomi da Zeus, contro il quale non si può fare nulla. Dopo cercai di afferrare gli Achei, invano. L'indomani dovevo portare le greggi a pascolo, ma da cieco non potevo farlo. Quindi le mandai da sole: conoscevano molto bene la strada e sarebbero stati capaci di farcela autonomamente. Per evitare che gli Achei scappassero, toccai chiunque passasse dall'entrata, ma nonostante questo riuscirono a fuggire.
Pieno di se da lontano Odisseo si rivelò, la sua voce proveniva da vicino la costa. Tentai di schiacciarlo lanciandogli contro due macigni, ma lo mancai. Ora sono costretto qui, senza che io possa fare nulla, e senza le capre, che Odisseo mi ha rubato. Sono condannato, non capisco cosa mi succede attorno, e oggi, prima del tuo arrivo, padre, mi è quasi parso che ci fosse un'altra nave sulla costa.
Padre, tu puoi guarirmi l'occhio?»
Poseidone notava i torti del figlio, e di come si fosse comportato in modo barbaro e terribile, ma l'amore di padre era più forte.
«Figlio mio, io non posso guarirti l'occhio, però ho potere su tutto ciò che è nel mare, e quindi anche sulla nave di Odisseo! Ti vendicherò usando tutto ciò che mi è concesso fare, poi esserne certo!»

2 commenti:

Disse Anton Ego...

"Ma la triste realtà a cui ci dobbiamo rassegnare è che nel grande disegno delle cose, anche l'opera più mediocre ha molta più anima del nostro giudizio che la definisce tale."