Questo è un capitolo extra dell'ultima avventura della Banda Encomiabile. Si tratta di una serie di microscopici racconti ambientati subito dopo lo scioglimento del gruppo di ladri. Approfondiscono piccoli aspetti del passato e... del futuro.
Alberico
Cuordi non era un
posto sicuro per Jefferson e Clarissa, dato che la sera prima erano
stati rapiti dal governatore delle Isole Petridi Polidoro Orifiamma.
I due aveano scelto di scappare velocemente oltre la giurisdizione
del governatore, per mettersi al sicuro.
<< Clarissa…
Mi dispiace averti messo in questa situazione… >> disse
triste Jefferson, mentre si recavano velocemente verso il porto,
carichi di bagagli.
<< Non ti
preoccupare, Jeff. >> rispose lei << Cuordi è un’isola
minuscola, dove c’è poco e nulla. Ho sempre sognato di andarmene,
e ora mi hai dato l’occasione di farlo! >>
I due giunsero
velocemente al porto, e cercarono subito la barca di Eridano Impreso,
che li avrebbe traghettati verso Catalina.
Clarissa Luna (disegno di Elisa Tadiello) |
La pittrice e il
giornalista si avvicinarono alla barca: avevano avvisato Donato della
loro intenzione di trasferirsi, e lui gli aveva messo a disposizione
la sua casa a Catalina, e la nave di Impreso per traghettarli.
Il signore che stava
parlando coi due marinai si girò verso Clarissa e Jefferson, e si
presentò.
<< Oh! Voi
dovreste essere Clarissa e Jefferson! Il capitano Impreso mi ha detto
che vi stava aspettando per portarvi sulla terraferma. Io sono
Alberico, stavo parlando col capitano per avere un passaggio in barca
tra qualche giorno! >>
Detto questo
Alberico si allontanò velocemente.
Jefferson e Clarissa
salirono sulla barca, mentre Impreso… Continuò a fissare dubbioso
Alberico andarsene.
“Come faceva a
sapere i nomi di questi due ragazzi, se non li sapevo nemmeno io?”
pensava.
Alberico si rifugiò
in un vicolo isolato.
“Oggi è il giorno
in cui la Banda Encomiabile si sciolse, volevo esserci assolutamente
in un giorno così importante” pensava. Prese un anello dalla tasca
e se lo mise al dito.
“E poi… Con
questa scusa ho rivisto i nonni, dopo tanti anni. Erano così belli
assieme, giovani…”
Alberico si mise una
maschera bianca sul volto. Gli occhi e la bocca (le uniche parti non bianche della maschera) formavano un’espressione sorridente e
inquietante. Alberico tocco l’anello, e scomparve in un bagliore
accecante.
La gente dice: "Come Ector von Pest sia stato capace di costruire una fortuna da zero è un fatto diventato quasi leggenda"
“Come Ector von
Pest sia stato capace di costruire una fortuna da zero è un fatto
diventato quasi leggenda” dice la gente. Il fatto è che von Pest
era riuscito sì dopo essere caduto in miseria a costruire dal nulla
un patrimonio consistente, ma questo patrimonio non poteva
assolutamente eguagliare quello che aveva in precedenza.
Ora il milionario
viveva una vita molto più moderata, ed aveva anche una moglie e tre
figli. Ma di tanto in tanto il pensiero tornava a quelle immense
opere d’arte che aveva nella sua vecchia villa… Ora ne capiva il
valore artistico e riusciva ad apprezzarle, prima le vedeva solo come
una dimostrazione fisica della propria ricchezza. Ora però non le
possedeva più, e non poteva più permettersi di commissionarne altre
ad altri artisti. Questi pensieri lo rendevano triste di tanto in
tanto.
Von Pest si era
stabilito con la sua famiglia in una villa più modesta di quella che
possedeva in precedenza. Un giorno di febbraio alla porta di quella
villa si presentò un camion: il camion conteneva un’enorme
quantità di cassoni in legno pieni di cosa non si sapeva, da
consegnare al milionario. Sulle prime von Pest pensava a un errore,
ma gli addetti scaricarono comunque le casse nel giardino della
villa.
Quando von Pest aprì
le casse… è difficile spiegare cosa provò. Dentro c’erano tutte
le opere d’arte che la Banda Encomiabile gli aveva rubato anni
addietro.
Dentro una cassa
trovò anche una lettera, in cui la Banda Encomiabile gli spiegava
come secondo loro lui fosse finalmente in grado di poter possedere
tutte quelle meraviglie.
Ma avevano ragione?
Ora che era tornato in possesso di ciò che era suo, sarebbe von Pest
riuscito a non commettere gli stessi errori del passato?
Villa Giselle
<< Allora che
ne dice della villa, signore? >>
Un agente
immobiliare aveva appena mostrato una villa in vendita un ricco
signore, che sembrava interessato a trasferircisi.
<< Sembra
molto bella. Ha detto che si chiama villa Giselle, vero? >>
chiese il signore
<< Sì, questo
nome le fu dato dal precedente proprietario! >>
<< Oh, cosa mi
sa dire di questo proprietario? >>
L’agente
immobiliare rimase in silenzio per qualche secondo, come incerto su
che cosa dire. Poi finalmente parò.
<< Il
precedente proprietario era Nicolas Evac… >>
<< Oh, vuole
dire Giovanni Ode, il famoso ladro internazionale, che per anni ha
assunto l’identità di Evac, trasferendosi qui nello stato del
Glebi! Davvero è vissuto in questa casa? >> disse il
potenziale acquirente, con fare ironico: sembrava quasi sapesse di
più dello stesso agente, riguardo la casa.
<< Sì,
proprio lui. Quando Ode fu arrestato la villa divenne di proprietà
statale, e lo stato la vendette alla mia agenzia. Ma piuttosto… Lei
è interessato all’acquisto? >>
<< Direi
proprio di sì! >>
<< Allora
venga, la porto in agenzia per farle firmare il contratto d’acquisto…
>>
Mentre se ne
andavano, l’acquirente pensava…
“Quella villa è
fatta per ospitare ladri in pensione, evidentemente… Prima Giovanni
Ode, poi me, Davison Brigad, King della Banda Encomiabile!”
Una lettera da Giovanni Ode
I mesi passarono in
fretta e a dicembre Jefferson Gotrocks era ancora a Catalina, a
convivere con Clarissa Luna. Gotrocks ormai non era affatto
intenzionato a tornare a New York, si era fatto dare il ruolo di
corrispondente del New York Times dal Cousudor.
Un giorno nella casa
in cui vivevano il giornalista e la pittrice arrivò un pacco.
<< È una
spedizione internazionale, viene dal Glebi. >> disse il
corriere.
Gotrocks aprì il
pacco non appena il corriere se ne andò.
<< Dal Glebi?
Chi conosco nel Glebi? Ci sono andato sono una volta per intervistare
Giovanni Ode in prigione… >>
Il pacco era proprio
da Giovanni Ode: conteneva un manoscritto di diverse centinaia di
pagine e una lettera.
“Caro Jefferson Gotrocks, sono gravemente malato e sento che non mi resta più molto da vivere. Tanti anni fa un mio amico mi disse che una volta diventato anziano avrei dovuto scrivere un libro che contenesse le memorie delle mie gesta, libro che poi avrei dovuto consegnare a un certo Jefferson Gotrocks. Ho passato gli ultimi anni della mia vita a redarre questo manoscritto, e ora in punto di morte lo invio a lei. Credo lo troverà interessante: molte cose che ho narrato qui sembrano incredibili, ma la prego di credermi, tutto quel che ho scritto qui è vero.
È libero di fare quel che vuole con questo manoscritto: può bruciarlo, come mandarlo in stampa e farci un libro. Nel caso, non pretendo nessun diritto e percentuale sui ricavati: tanto da qui a poco non mi serviranno più a nulla.”
- Giovanni Ode
Gotrocks rimase
colpito da questa lettera. Chi era questo “amico” di Ode, e come
mai gli aveva detto di dare il manoscritto proprio a lui…?
Incuriosito, il giornalista cominciò a leggere il volume…
FINE
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