Disse Ulisse (o meglio, Dante)...

"Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
ma per seguir virtute e canoscenza"

venerdì 5 agosto 2016

08/08/2008, H 08:08 P.M.: Topolino e il signore dei cerchi (Massimo Marconi - Un autore multidimensionale), ft. Lorenzo Lucidi

Pubblico un altro articolo scritto per il premio Papersera 2016 a Massimo Marconi, realizzato assieme al mio amico Lorenzo Lucidi. Oggi vengono inaugurati i giochi della XXXI Olimpiade, e voglio dedicare questo post in loro onore, dato che l'articolo riguarda una storia realizzata in onore dei giochi Olimpici di Pechino 2008, "Topolino e il signore dei cerchi".



Era il 2008 quando Topolino si preparava a celebrare, come da tradizione, l’evento sportivo globale più importante del pianeta: i XXIX giochi olimpici, che sarebbero stati disputati in Cina. Mentre il mondo attendeva la cerimonia di apertura delle Olimpiadi, su Topolino veniva pubblicata una lunga saga iniziata i primi di luglio, e che si sarebbe conclusa appena prima della data ufficiale d’inizio dei giochi: l’8/8/2008. Data che, tra l’altro, sarà uno dei fulcri della trama della storia. Sei episodi (più uno “promozionale”) con protagonisti gli storici nemici Topolino e Gambadilegno, che saranno gli unici personaggi canonici a comparire nell’avventura, insieme a Indiana Pipps.
Nei sei episodio veniamo a scoprire che incombe una maledizione sulle olimpiadi di Pechino 2008, una maledizione legata a un essere mostruoso denominato Drago. Costui un tempo dominava l’umanità provocando guerre, morte e distruzione, ma una congrega di uomini intenzionati a limitare le forze del male riuscì a imprigionare il mostro nel simbolo dei cinque cerchi olimpici. L’ultimo di questi uomini grazie ai suoi due nipoti entrerà in casualmente in contatto con Indiana Pipps, e prevederà il risveglio del Drago per l’8/8/’08 alle 08:08 P.M. Indiana troverà in Topolino il predestinato a rintrappolare il Drago, e ovviamente in Gambadilegno il predestinato a contrastarlo: entrambi dovranno sfidarsi in diverse competizioni sportive in luoghi mistici, per riuscire a conquistare gli anelli che fisicamente compongono la catena che o imprigionerà il Drago, o lo terrà sotto il giogo di chi la possiede, dandogli la possibilità di dominare una creatura dagli immensi poteri cosmici. Ciascuno dei due predestinati inoltre avrà un assistente, che spiegherà loro come comportarsi e che li accompagnerà nei loro viaggi per il mondo e per le dimensioni.
La saga venne affidata a uno degli autori più esperti e abili del panorama fumettistico Disney in Italia, il redattore e sceneggiatore Massimo Marconi. A cui vennero affiancati due fuoriclasse per quel che riguarda i disegni: Roberto Vian (autore del comparto grafico degli episodi 1, 3 e 5) e Paolo Mottura, (disegnatore delle puntate 2, 4 e 6). Complessivamente, 128 tavole dense di avventura e colpi di scena, personaggi credibili creati ad hoc dall’autore e una notevole varietà di scenari. Un fantasy ma con i piedi per terra, un giro del mondo, ma non il solito.
Topolino e il signore dei cerchi”, del resto, non è stata la prima volta né l’unica in una storia a tema sportivo per nessuno degli autori. Sia i disegnatori Mottura e Vian che Marconi si erano cimentati con altre avventure a sfondo sportivo. Non Olimpiadi, bensì altre discipline non meno importanti. Sei anni prima, nel 2002, Roberto Vian aveva dedicato la propria matita al "Indiana Pipps e la sfera del sol levante”, in occasione dei Mondiali di calcio. Scritta da Bruno Sarda, l’avventura vedeva l’archeologo dell’avventura alle prese con la salvezza dei Mondiali in Giappone, a due passi dalla Cina che poco più tardi avrebbe ospitato le Olimpiadi. Mottura, dal canto suo, si è occupato di sport anche dopo aver disegnato “Il signore dei cerchi”. La sua ultima esperienza “sportiva” risale al 2016, con “Topolino e l’inseguimento al Grande Slam” sceneggiata da Matteo Venerus e ambientata, come si può facilmente intuire, nel mondo del tennis ai più alti livelli.
Il tema sportivo è stato poi abbondantemente trattato dallo stesso Massimo Marconi, che si è concentrato su discipline di minore diffusione ma non minore importanza. Spesso con coach d’eccezione, come i nipotini protagonisti di “Qui Quo Qua e le gioie del BMX”, incentrata sul ciclismo acrobatico, o Topolino alle prese con Minivolley, proseguendo con l’eclettico Sport Goofy fino ad arrivare a “Topolino e il mistero del Mundial”.
Fantasy e sport sembrano generi assai distanti tra loro, quasi antitetici da quante poche comunanze hanno. Eppure, queste due sfere della narrazione possono convivere, fondersi, amalgamarsi. Ci ha provato, riuscendoci, Massimo Marconi. “Topolino e il signore dei cerchi”, infatti, racchiude sapientemente questi due elementi, senza che l’uno sopravanzi l’altro, ma anzi mantenendo un equilibrio perfetto durante tutta la storia. A partire dal primo atto, quello introduttivo, in cui Indiana Pipps spiega l’antefatto a uno scettico Topolino. Il lettore sospende l’incredulità accompagnandosi ai dubbi del predestinato e al suo progressivo convincimento. Un processo che avviene senza scossoni e con tante spiegazioni, che alla fine della sezione introduttiva della mini saga lasciano il lettore senza più alcun dubbio sulla veridicità della vicenda. Le Olimpiadi e il loro grande potere, il drago e la minaccia delle forze del male.
E man mano che la lettura prosegue il tema sportivo, assai “terreno”, quasi scientifico, basato sull’allenamento, sulla fisica e sul cronometro non va mai a scontrarsi con quella parte più puramente fantasy. L’equilibrio non vacilla, e anzi si rafforza, tavola dopo tavola, episodio dopo episodio, settimana dopo settimana. D’altra parte, il ruolo di eroe fantasy calza a pennello a Topolino. Paladino quasi per antonomasia, difensore dei deboli per vocazione, eroe per destino. Tante volte il topo è stato calato in questi panni. Dalle avventure della spada di ghiaccio a quelle del signore del Padello.
Ma tra quelle esperienze e il Signore dei cerchi c’è una differenza sostanziale. L’opera di Marconi è ambientata sulla Terra reale, nel ventunesimo secolo. Nel mondo dominato dalla tecnologia in cui anche le forze del male si sono dovute aggiornare per essere in grado di vestire il loro ruolo di antagoniste. E così ecco che aerei, navi e automobili prendono il posto dei cavalli e dei carri che hanno trasportato tanti eroi fantasy. I valichi delle montagne si trasformano in confini tra nazioni storicamente poco propense all’immigrazione (aspetto attualissimo, tra l’altro, e di forte denuncia sociale). Orchi e troll vengono rimpiazzati da doganieri e forze dell’ordine. Un mondo moderno ma non immune al mistero e all’arcano, dove per spostarsi vale tanto un aereo di linea, magari in prima classe, quanto una perigliosa scorciatoia dimensionale.
È in questo panorama che vive in sospensione tra realtà e irrealtà che Topolino compie il più tradizionale dei viaggi dell’eroe. Con un mondo ordinario fatto di libro e poltrona che dura a malapena un paio di vignette. Con Indiana Pipps perfetto messaggero che recapita all’eroe il richiamo all’avventura. Con il suddetto predestinato che inizialmente la rifiuta, l’avventura. Il “nonno e maestro” calza alla perfezione i panni del mentore. Così Topolino non può fare altro che varcare la fatidica prima soglia e iniziare le prove che lo aspettano. In compagnia di un aiutante, Mei Mei, e contrapposto all’antagonista per antonomasia, Pietro Gambadilegno. Che a sua volta può contare sul supporto di Di Di. Il Topo si avvicina a tante caverne più recondite (a volte anche in senso letterale) e affronta numerose prove, conquistando la “spada”, anzi, le spade di cui avrà bisogno per salvare il mondo. Ma anche la strada del ritorno è tortuosa, e arrivare alla resurrezione, obbligata (e nel nostro caso ricca di colpi di scena) non è certo una passeggiata. Anche al termine, va tutto come deve, con l’eroico topo che torna, dopo un’autentica maratona, con l’elisir.
Insomma, se volessimo applicare lo schema di Vogler all’opera di Marconi ogni elemento calzerebbe, come abbiamo visto, come un guanto. Eppure, sarebbe un errore considerare banale o scontata questa storia per via dell’aderenza a modelli consolidati della narrazione, fantasy e non solo. Il signore dei cerchi è un’opera che fa del colpo di scena e dell’imprevedibilità il suo punto forte. Quello di Topolino e dei suoi avversari non è un semplice giro del mondo, ma una lotta strenua per la sopravvivenza, per nulla lineare e mai scontata. Molte cose non sono come sembrano, e molte situazioni non hanno altra via d’uscita che quella più dolorosa e sfiancante. Topolino salva il mondo ancora una volta. Ma soffre, fatica, pena.
Una delle peculiarità che rende il Signore dei cerchi credibile è anche l’aderenza alla realtà. Durante l’introduzione, e anche nel corso dell’avventura, vengono infatti citati numerosi eventi e personaggi realmente accaduti ed esistiti, mixati con altri fantastici, ma estrapolati da leggende e miti consolidati e antichissimi.
Da apprezzare, ovviamente, è anche il lavoro dei disegnatori, che hanno contribuito in modo fondamentale alla riuscita atmosfera che caratterizza tutta la storia. Pur disegnando con stili piuttosto diversi (tratto decisamente morbido per Mottura, più spigoloso per Vian) le differenze tra i loro tratti non stonano, e il lettore ha sempre l’impressione di trovarsi davanti a un’opera lineare e unitaria anche dal punto di vista grafico. L’aspetto più interessante del lavoro dei due, in storie ambientate in luoghi realmente esistenti, è sicuramente la rappresentazioni dei monumenti e città. Così eccoci catapultati nella tetra Stonehenge illuminata dalla luna, e poi davanti a un’assolata sfinge in Egitto. Ma oltre agli specifici monumenti, i due disegnatori sono stati in grado di recuperare le atmosfere delle nazioni che via via ospitano Topolino, Gambadilegno, e i loro navigatori. Iniziando dalla tradizionalissima dimora del “Nonno e custode”, realizzata nel solco delle antiche abitazioni cinesi. Per poi passare nell’arena azteca ornata di statue e nel pub inglese vicino Stonehenge dove i parenti di Gambadilegno hanno installato il loro covo, fino all’esotico Atollo di Bikini.
Da considerare anche il lavoro fatto dai due disegnatori per quanto riguarda gli esseri mostruosi che appaiono nel corso del viaggio. Che avevano bisogno di trovare un equilibrio tra deformità e minacciosità per risultare spaventosi e raccapriccianti, ma in modo non eccessivo per non rischiare di turbare i lettori più giovani. Obbiettivo raggiunto sia con il mostro di ossa della scorciatoia dimensionale che con il drago, villain finale che appare nello stadio olimpico di Pechino.
Infine è interessante notare nella serie una particolare citazione biblica. Come già spiegato la causa scatenante della serie è il potenziale risveglio di un mostro distruttore, chiamato Drago, che sta per spezzare la catena che lo tiene prigioniero. Tutto ciò ricorda un passo dell’Apocalisse di Giovanni, dove un drago (Satana) viene incatenato per mille anni da un angelo. Precisamente il passo biblico dice:
Il Drago sembra più
 un demone che un
 classico dragone

E vidi un angelo che scendeva dal cielo con in mano la chiave dell’Abisso e una grande catena. Afferrò il drago, il serpente antico, che è diavolo e il Satana, e lo incatenò per mille anni; lo gettò nell’Abisso, lo rinchiuse e pose il sigillo sopra di lui, perché non seducesse più le nazioni, fino al compimento dei mille anni, dopo i quali deve essere lasciato libero per un po’ di tempo. […] Quando i mille anni saranno compiuti, Satana verrà liberato dal suo carcere e uscirà per sedurre le nazioni che stanno ai quattro angoli della terra, Gog e Magòg, e radunarle per la guerra: il loro numero è come la sabbia del mare. Salirono fino alla superficie della terra e assediarono l’accampamento dei santi e la città amata. Ma un fuoco scese dal cielo e li divorò. E il diavolo, che li aveva sedotti, fu gettato nello stagno di fuoco e zolfo, dove sono anche la bestia e il falso profeta: saranno tormentati giorno e notte per i secoli dei secoli.


(Ap 20,1-3.7-10).
È interessante questo parallelismo, non si sa quanto voluto. Curioso è anche il fatto che il Drago in “Topolino e il signore dei cerchi” ha più l’aspetto umanoide di un demone che quello rettiliforme di un drago classico.
Cosa direbbe Topolino a Marconi riguardo l’avventura che gli ha fatto passare? Probabilmente di tutti i colori, considerate le esperienze allucinanti con le quali si è dovuto misurare. Ma poi gli stringerebbe la mano.

Il risveglio del Drago, rappresentato da Paolo Mottura nell'ultimo episodio

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Disse Anton Ego...

"Ma la triste realtà a cui ci dobbiamo rassegnare è che nel grande disegno delle cose, anche l'opera più mediocre ha molta più anima del nostro giudizio che la definisce tale."