Disse Ulisse (o meglio, Dante)...

"Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
ma per seguir virtute e canoscenza"

venerdì 1 luglio 2016

Viaggiando nella bolla d'aria

Rovistando tra la roba in vecchi scatoloni nell'intento di buttare un po' di roba, mi sono imbattuto in un libretto dal titolo "Inseguendo il mio amico d'aria". Non appena lo ho rivisto, mi sono subito ricordato di cosa si trattasse: quando facevo la quinta elementare la mia classe partecipò a una storia a staffetta, dove varie classi elementari dovevano creare un racconto partendo da un incipit scritto dallo scrittore Guido Quarzo, incentrata sul tema della crescita, della nostalgia per l'infanzia e... sull'aria. 
Ricordo ancora quando la mia classe partecipò a questa staffetta, scrivendo il quarto capitolo della storia. Ricordo anche alla fine della quinta la mia classe fece una recita ispirandosi all'incipit di Quarzo.
Questo capitolo della staffetta fu il primo esempio in cui mi imbattei di stesura di un racconto: avevo dieci anni. Ce ne vollero altri quatto prima che ne scoprissi la mia passione per la scrittura e che decidessi di dedicarci un blog sopra. Ovviamente il mio lavoro per questo scritto non è grandissimo: fu  frutto di un brain storming tra noi bambini e di un aiuto nella stesura da parte delle nostre maestre.
Ho pensato che fosse carino trascrivere qui sul blog il capitoletto realizzato dalla mia classe, con un intento "filologico", e anche per portare una cosa diversa dai miei soliti racconti.



PREMESSA: Francesco è un ragazzo che ha appena finito le medie. Spaventato dalla nuova vita da liceale che sta per iniziare, una sera pensa nostalgicamente alla sua infanzia, e comincia un viaggio col suo amico immaginario di quando era piccolo. Questo amico fatto d'aria lo guida da lontano palesandosi in un venticello, e lo accompagna per vari mondi di fantasia, fino a quando non giunge al pianeta 2x6 della costellazione Arius, dove vivono gli Air Fantasy, strani esseri fatti d'aria, le cui teste sono triangolari con sulla cima delle antenne, hanno un busto fatto di bolle d'aria e i cui arti sono rettangolari muniti di un solo dito. Il re degli Air Fantasy, stupito dal fatto che un adolescente sia approdato sul loro pianeta, decide di dare cinque prova a Francesco, in modo che lui si dimostri di essere degno di stare su 2x6, la prima delle quali è uccidere un drago in un'arena. Dopo aver ammazzato il mostro, Francesco nota che la carcassa del rettile non c'è più, e al suo posto si trova una misteriosa macchia bianca...
Copertina del libretto contente
l'intera storia della staffetta

Avvicinandosi lentamente e con molta paura a quella macchia bianca, vide che si trattava di una piccola bolla, quasi trasparente. La prese con cautela, la guardò e vi scorse un volto riflesso: con stupore riconobbe la sua immagine da bambino. Per la sorpresa la lasciò cadere a terra; di colpo la bolla diventò gigantesca e l’immagine, facendo gli sberleffi, disse: << Io sono più fantasioso di te e con la fantasia posso superare qualsiasi prova >>.
Francesco, turbato, cercò di scappare ma le voci degli Air Fantasy urlarono in coro: << Fermati Francesco, questa bolla ti servirà per condurti alla prossima prova; non utilizzerai più il tuo galeone, poiché sul pianeta 2x6 della costellazione Arius si viaggia solo all’interno di bolle d’aria: le bolle trasportatrici >>. Il ragazzo vide all’interno della bolla, riflessa in trasparenza, tre immagini: una già vista prima, se stesso nella sua infanzia, e le altre due, molto confuse.
La bolla cominciò a fluttuare nell’aria finché atterrò al luna park del pianeta, dove gli Air Fantasy giocavano felici. Passeggiando tra le giostre, Francesco si ritrovò di fronte alla “Casa della Fantasias” che, essendo fatta d’aria, cambiava continuamente aspetto e, in quel momento, stava assumendo la forma di un libro. Incuriosito vi entrò e sentì volteggiare attorno a sé una leggere brezza. Con grande felicità riconobbe il suo amico immaginario, che gli suggeriva di guardare di fronte.
Apparvero tre scrigni. << Aprili >> disse l’amico << Scoprirai come arrivare alla prossima prova >>.
Francesco aprì il primo scrigno, fluttuante nell’aria, e da esso uscì un’aria soffocante; sul coperchio trasparente si intravide proiettata l’immagine di un adulto stanco e affaticato, che indossava un camice bianco con su scritto: Dott. Francesco.
Stupefatto aprì il secondo scrigno e ne uscì un’aria cattiva e viziata; anche qui venne proiettata sul coperchio un’immagine: era lui sommerso dai libri, con un’aria annoiata e malinconica.
Non gli restò che aprire il terzo scrigno dal quale, finalmente, si profuse un’aria deliziosa, pura e profumata e sul coperchio si vide nitidamente l’immaigne di Francesco nella sua infanzia.
Capì, in quel momento, il significato delle immagini confuse che aveva intravisto dentro la bolla trasportatrice e tutto fu chiaro: c’erano il suo presente, il suo futuro ma, sopratutto, il suo felice passato.
Francesco non voleva crescere; voleva che il tempo non passasse mai; voleva rimanere bambino perché solo così poteva riavere il suo amico immaginario e tutto ciò che gli rendeva l’aria leggera e respirabile!
Sicuro di sé, si sedette sullo scrigno da quale era uscita l’aria pura; lo scrigno si librò in aria, lo trascinò fuori dalla casa della fantasia e lo lasciò davanti alla bolla trasportatrice, dove Francesco entrò nuovamente.
Riprese il suo viaggio dentro la bolla d’aria e finalmente arrivò al castello del re, sospeso nell’aria, dove suonò ripetutamente il campanello, fino a quando un Air Fantasy–maggiordomo non arrivò ad aprire il portone: << Finalmente sei arrivato, ti stavamo aspettando >>, gli disse.
Lo condusse al cospetto del re: era atteso da tutti gli Air Fantasy per la seconda prova.
Il sovrano gli disse che era una prova talmente importante che il suo valore era doppio: se l’avesse superata ce ne sarebbero state solo altre due.
Poi gli spiegò in cosa consisteva: la principessa Arietta Viziata, sua figlia, era sempre di cattivo umore, aveva spesso l’aria annoiata e non sorrideva più.
Per superare la prova bisognava farle trovare il sorriso. Lo invitò dunque ad entrare in un grande salone, dove tutto era sospeso come le nuvole nel cielo.
Seduta su un grande cuscino, anch’esso sospeso a mezz’aria, c’era una ragazzina imbronciata che, con aria impertinente, dise: << Ciao, sono Arietta Viziata e non ho voglia di parlare con nessuno! >>.
Francesco capì che sarebbe stato molto difficile riuscire a fare sorridere Arietta. Anzi, l’impresa sembrava impossibile e l’aria si stava trasformando in un muro solido e invalicabile. Non sarebbe mai riuscito a far tornare il sorriso a un’adolescente capricciosa.
Rinunciò e se ne andò sentendosi sconfitto, vinto senza aver superato la seconda prova.
Mentre tornava alla sua bolla trasportatrice e, desolato, rifletteva sulla sua incapacità si accorse che l’aria aveva con sé qualcosa di già assaporato: << Ma questa è la stessa aria dello scrigno. ARIA DELIZIOSA, PURA E PROFUMATA! Ricordati della fantasia, Francesco! Con la fantasia puoi superare qualsiasi prova >>.
Si voltò indietro, si rivide nell’infanzia e ricordò le fantasiose storie che viveva con il suo amico immaginario. Carico di energia tornò da Arietta Viziata. Cominciò a narrarle avventure fantastiche che, a poco a poco, la trasportarono indietro nel tempo per farle riaffiorare la fantasia che stava perdendo. A questo punto si sentì di nuovo sospesa, allegra per i pensieri infantili, e riprese a volare.
Il re lo elogiò.
Francesco salutò Arietta e promise che sarebbe tornato a trovarla con tante nuove avventure da raccontare ed ascoltare. Gli Air Fantasy lo festeggiarono in un tripudio di evviva e, innalzandolo nell’aria, lo riaccompagnarono alla bolla trasportatrice.
Una volta dentro lo colse nuovamente una lieve malinconia, così attorno a lui cambiò l’atmosfera. Gli Air Fantasy stavano perdendo l’entusiasmo e la fantasia: sembrava che la sua tristezza li stesse contagiando. Su quel pianeta non era mai mancata la fantasia e ciò che stava succedendo era molto strano…
Improvvisamente, la bolla esplose e Francesco, smarrito, non seppe più come proseguire. L’aria divenne pesante…

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Disse Anton Ego...

"Ma la triste realtà a cui ci dobbiamo rassegnare è che nel grande disegno delle cose, anche l'opera più mediocre ha molta più anima del nostro giudizio che la definisce tale."