Disse Ulisse (o meglio, Dante)...

"Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
ma per seguir virtute e canoscenza"

lunedì 1 aprile 2019

G+: The future of politics

Era l'anno 2008 quando Gianroberto Casaleggio pubblicò "Gaia - The future of politics", un cortometraggio semiserio in inglese che ipotizza un futuro possibile per la politica mondiale dopo una massiccia diffusione degli accessi a internet. Tra le tante premonizioni vediamo tra il 2020 e il 2040 una III Guerra Mondiale tra un Occidente dove vige la democrazia diretta e il libero accesso a internet e un Oriente sotto il giogo di "dittature orwelliane" (sic.) con accesso a internet limitato.



Gianroberto Casaleggio
Fondatore di Casaleggio Associati
e del Movimento Cinque Stelle
La guerra vedrà vincere le democrazie di internet, che nel 2047 imporranno a tutti i superstiti l'uso di Earthlink, un social network creato da Google per coordinare la vita sociale e politica del nuovo mondo.
"To be you must be in Earthlink, or be not."
Così dice la voce narrante, in uno scenario che più che essere utopistico a me sembra distopico.



Il cortometraggio della Casaleggio Associati

Sinceramente non mi piacerebbe veder scoppiare tra un anno la III Guerra Mondiale, e in Occidente la democrazia diretta di internet non si vede. Giusto il Moviemento Cinque Stelle, partito fondato nel 2009 dallo stesso Gianroberto Casaleggio e Beppe Grillo, ha provato a creare la Piattaforma Rousseau, ma l'unica cosa rilevante che è riuscita a concretizzare è stata far evitare un processo al ministro Salvini grazie una manciata di voti (hanno votato così in pochi che qui a Torino alle elezioni comunali nel 2016 che hanno eletto la sindaca Appendino i votanti sono stati cinque volte di più). Di dittature orwelliane ancora per fortuna non se ne vedono, ma di dittature "blackmirroriane" sì, e paradossalmente usano concetti molto vicini ad Earthlink.



L'Inspiegabile parla di Sesame Credit

Sesame Credit è una sorta di social network nato in Cina, dove a ogni iscritto viene dato un punteggio a seconda delle sue attività nella vita sia reale che virtuale: a seconda se uno compri troppi videogiochi, se si paghi o meno un affitto nei tempi stabiliti e si condividano notizie approvate o no dal governo si riceve un punteggio più o meno basso: lo scopo è valutare quanto si sia bravi cittadini, e per stabilirlo si arriva perfino a monitorare le persone con cui si chatta: se un interlocutore ha un punteggio basso, si abbasserà anche il punteggio dell'altro. Le persone con i punteggi più bassi subiranno una probabile stigmatizzazione sociale, sia tra gli amici che sul posto di lavoro che sul piano dell'erogazione dei servizi. Questo social è ancora in sperimentazione, ma l'obbiettivo del governo è rendere entro il prossimo anno l'iscrizione obbligatoria a tutti i cinesi (quanto potrà essere realizzabile?). Personalmente spero che una cosa simile non si diffonda mai.

Un sistema simile è stato anche immaginato nell'episodio "Caduta Libera" (2016) di "Black Mirror", che mostra una società occidentale non troppo distante nel tempo dove lo scambio di punteggi virtuali è alla base della vita pubblica: chi viene valutato dagli altri cittadini con un punteggio più alto è considerato un buon cittadino, un modello di vita serena, ed ha accesso a servizi migliori. Le persone con punteggio più basso sono pessimi soggetti da cui guardarsi, che conducono una vita magra e squallida. La protagonista a seguito di varie disavventure, partendo da un punteggio alto e una vita ostentatamente allegra, arriverà nel giro di un solo giorno ai gradini più bassi della società.

La protagonista di "Caduta Libera",
con il suo punteggio di 4,243/5

L'idea viene poi portata all'estremo, nel clima attuale di costante sfiducia verso i social, nella serie animata "Lupin III - Ritorno alle origini" (2018), dove viene presentato PPLOG, un social network in grado di raccogliere tutte le informazioni reperibili in rete riguardanti una persona (dalle biografie online alle segnalazioni di utenti anonimi, fino ad arrivare a fotografie in cui una persona è raffigurata anche solo in sfondo), dotato di un'Intelligenza Artificiale in grado di discriminare le informazioni inattendibili. L'iscrizione al social non è obbligatoria, ma è capillarmente spontanea: viene percepita subito dagli utenti l'utilità di poter scoprire immediatamente tutto sull'identità di chiunque, con la sola condizione di saperne il nome o averne una foto (l'IA riconosce infatti i volti, come già fa Facebook). La raccolta di informazioni su una persona in pagine accessibili a tutti è però autogenerata dal sistema, a prescindere dall'iscrizione o meno al social, e permette anche di prevedere con un'alta probabilità le azioni future del soggetto. Un sistema che permette quindi di monitorare costantemente le azioni e gli spostamenti di chiunque, in grado di mettere a dura prova il ladro gentiluomo protagonista del cartone.

Arsenio Lupin III guarda il cellulare


L'Earthlink immaginato da Casaleggio come una realtà utopica quindi si sta concretizzando in Cina nel modo peggiore possibile. Ma se ci pensiamo una sorta di Earthlink l'abbiamo vista anche qui in Occidente, anche se con caratteristiche molto meno preoccupanti. Stiamo parlando di un social dove quasi ogni utente con accesso a internet era iscritto, così da poter usare i principali servizi offerti online, sviluppato proprio da Google: Google Plus. Ragioniamoci un attimo.

Google apre il social nel 2011 (tre anni dopo la pubblicazione di Gaia), spinto dal successo di Facebook e Twitter. Cerca di integrare i principali punti di forza dei due concorrenti e ne copia in qualche modo la grafica. Per incentivare la gente a iscriversi, l'account G+ viene collegato ai servizi di Gmail, YouTube, e, molti lettori lo sapranno bene, Blogger. Chiunque usi questi servizi Google è stato per alcuni anni automaticamente iscritto a G+, e col passare del tempo si sono aggiunte tutte le persone con uno smartphone Android: l'uso di Android, sistema operativo sviluppato da Google, infatti richiede il possesso di una email Gmail, e di conseguenza di un profilo G+.

L'ultimo logo di G+

Nel 2016 si arrivano a contare più di tre miliardi di iscritti, ma quanti di questi sono attivi? Al contrario di Facebook, che vanta circa due miliardi di utenti attivi al mese, e degli stessi Gmail (1,5 miliardi) e YouTube (1,8 miliardi), G+ non dichiara gli utenti attivi e preferisce parlare di utenti iscritti, ma alcune stime non ufficiali parlano di 25 milioni di utenti attivi nel 2017 (poco meno degli abitanti del Nord-Italia, per quantificare).

È evidente che Plus ha funzionato molto meno dei concorrenti, e a peggiorare la situazione è stata la scoperta di una falla nella privacy che ha messo a rischio i dati di milioni di utenti:lo scorso autunno  è quindi arrivata la notizia che il social sarebbe stato chiuso, e infatti dal 2 aprile 2019 Google Plus non sarà più disponibile per gli utenti consumer, ma solo per i profili aziendali. I servizi che portavano all'iscrizione coatta saranno mantenuti attivi e per fortuna scollegati definitivamente dal social; ma è curioso sottolineare che per anni siamo stati quasi costretti a creare un profilo G+ per poter accedere a molti servizi importanti: non tanto per YouTube, il cui uso è spesso più che altro ricreativo, o per Gmail, che ha tanti sevizi concorrenti validi, ma per Android: sappiamo tutti quanto sia importante lo smartphone nella società attuale, e quanto un telefono Android sia più a buon mercato di uno iOS: per molte persone per lavorare, mantenere contatto con gli amici e svagarsi è stato obbligatorio (in modo più o meno consapevole) iscriversi a Google+. Parafrasando il cortometraggio di Casaleggio:

"To be you must be in Google Plus, or be not."

Almeno però su Google+ non venivi giudicato a livello sociale. Anche perché non c'era nessuno che materialmente potesse giudicarti.


A parte gli scherzi, io ho sempre trovato Google+ ostico e disabitato: non ho conosciuto più di cinque utenti attivi su questo social. La cosa peggiore della mia esperienza su G+ è stato il trovarmi in bacheca praticamente solo post autogenerati: per alcuni anni commentare qualcosa su YouTube o su alcuni blog significava condividere commento e contenuto commentato su G+. 
Voi invece come vi siete trovati? Siete stati tra quei 25 milioni di utenti attivi? 

11 commenti:

  1. Inutile dirti che questo tuo post ha aumentato il mio livello di inquietudine giornaliero. Leggere di quel social che sta prendendo sempre più piede in Cina è..non lo so, direi disarmante ma è sicuramente qualcosa di più. La serie di cui parli non l'ho vista, per fortuna, e forse non potrei! Pensare che questi social entrino così prepotentemente nella vita reale di una persona è qualcosa di osceno.

    Sinceramente, ho usato tutti i social più comuni per lavorare, ovvero prima di aprire questo blog su Blogger avevo un sito web di storia/archeologia che funzionava anche molto bene, e allora mi servivo dei social per condividere gli articoli e tutto. Poi, per problemi economici, ho dovuto chiuderlo, e lì mi sono davvero chiesta: "e mo cosa me ne faccio di tutte ste pagine social?" e fra quelli c'era anche Google+. Infatti, personalmente non l'ho mai usato, perché l'ho giudicato sempre molto scomodo^^, però ti dico che per la pagina del sito internet l'ho trovato davvero molto utile, poiché su Google+ esistono intere community di utenti che postano a tutte le ore e che vengono volentieri a visitare il tuo sito (sì, avevo traffico proveniente anche da Google+ sul sito!).

    Comunque ti dico, qualche tempo fa ho riflettuto molto su questa cosa dei social; su come stanno imperando praticamente da ogni punto di vista e di come gli esseri umani stiano diventando sempre più dipendenti (sembra che se stanno trenta secondi senza il telefono in mano muoiono!), e vedo tutto questo molto triste. Ormai è più importante scattare una foto per metterla sui social che viverti davvero il momento e goderti lo spettacolo che hai davanti agli occhi. Sai quante volte, uscita a cena con il mio fidanzato, ci rendiamo conto che spesso (spessissimo!) siamo fra le poche persone che parlano e che cenano senza mai prendere in mano il telefono? E quanto è triste vedere gruppi di amici o coppie o addirittura famiglie che, fuori a pranzo/cena, al posto di parlare fra di loro tengono gli occhi incollati agli schermi luminosi? Penso in un modo inesprimibile. A volte glieli lancerei tutti dalla finestra e gli darei uno schiaffo, che magari tornano alla realtà e si rendono conto di dove sono, di cosa stanno facendo e dell'importanza che hanno le relazioni umane. Sì, sono davvero molto critica a riguardo!^^

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    1. Comunque, per concludere questo commento infinito, quando mi sono trovata a riflettere su tutto ciò ho deciso di cancellare tutti quei social che si impongono troppo nella vita, e così ho eliminato Facebook, Instagram, Google+ risparmiando solo Twitter, poiché lì sopra è tutto molto più free ed è più complesso diventare maniacali. Ho sperimentato così un periodo di libertà dalla tecnologia che ancora posso vantare, nel senso che mi sono accorta che preferisco il mondo reale piuttosto che quello dove tutti appaiono (che già nella realtà la gente pensa solo ad apparire, ma lì sopra..possono apparire proprio come vogliono!) e da lì, non sono più riuscita a gestire bene i social così come facevo prima (conta che per condividere i post del blog sto imparando a usare le pubblicazioni programmate!). Ora infatti ho solo il sopracitato Twitter (dove condivido i post del blog), Instagram (dove condivido cose per il blog e i post del blog), e Facebook (dove, ancora una volta, condivido le cose del blog). E la cosa ironica sai qual è? Che appena non appaiono foto tue sui social, tutti irrimediabilmente si chiedono se sei un fake o cosa. E probabilmente me lo sarei chiesta pure io qualche tempo fa! Ma sinceramente, ho pensato che essere schedata a gratis da social vari che poi hanno in mano dove abito, dove lavoro, dove ho studiato, dove vado quando esco, in che hotel ho dormito in vacanza, perché, le mie fotografie di ogni stronzata e tutto il resto, non mi va. Voglio dire, se una persona vuole conoscerti, che te le chieda le cose. Se Google non sa bene dove abiti, tanto meglio!
      Quindi sono per la condivisione intelligente, cioè, se voglio mettere una foto perché mi sento di farlo, va bene. Ma se mi devo fotografare al mare perché così il mio punteggio social "sale vertiginosamente" allora no. Dai, cos'è sta roba?
      Ahhh..se Giulio Cesare fosse qui!

      Ps. Scusa davvero per la lunghezza, me ne vado subito! :P

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    2. Purtroppo anche io certe volte faccio fatica a ignorare il telefono, ma ci sto lavorando. Posto poco o nulla sui social, però guardo spesso le bacheche dei social per le pagine di fumetti e di meme. Però ho imparato a non guardare internet finché sono fuori casa, così riesco a concentrarmi più sulle persone che mi stanno accanto. Spesso mi chiedo cosa pensino i miei conoscenti più social, quelli che postano sessanta storie su Instagram all'ora, vedendo il mio profilo aggiornato così raramente: crederanno che io sia ancora vivo?

      Ora voglio sapere di più su questo vecchio sito! Come si chiamava? È ancora online oppure l'hai proprio eliminato del tutto? Chissà se Internet Archivie ne ha degli screen...

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    3. Riguardo al secondo commento:

      Come ho detto sopra anche io posto quel poco che voglio mostrare, quando voglio e senza la sensazione di dover apparire continuamente.
      "Ho pensato che essere schedata a gratis da social vari che poi hanno in mano dove abito, dove lavoro, dove ho studiato, dove vado quando esco, in che hotel ho dormito in vacanza, perché, le mie fotografie di ogni stronzata e tutto il resto, non mi va. Voglio dire, se una persona vuole conoscerti, che te le chieda le cose."
      Ecco, questo mi ricorda esattamente quello che avviene nella nuova serie animata di Lupin III: con tutto quello che la gente posta online, a raccogliere tutti i dati si può praticamente scrivere la biografia di una persona, o in altre parole, come dici tu, schedarla. Poi a furia di postare troppe cose non serve l'Intelligenza Artificiale di PPLOG per capire con alta probabilità dove si troverà una persona il prossimo venerdì sera. Tutto questo mi ricorda un vecchio video che ho fatto tempo fa, "Farsi i cavoli degli altri su Instagram".

      Comunque non ti preoccupare, i tuoi commenti sono sempre ben accetti, e se sono sono lunghi vuol dire che hai tante cose da dire e quindi sono sono interessanti da leggere :)

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  2. Eccomi qui. Non mi spiego come abbia potuto perdermi questo post interessantissimo.
    Eppure sono parecchio attenta. Vabbè, mi hai già perdonata..
    Cosa dirti? Il social cinese mette ansia anche a me.
    Quanto a Google+, invece, sei davvero sicuro che fosse collegato ad Android?
    Perché io uso Gmail da una vita, ma ho aperto il profilo G+ solo un anno fa, quando ho deciso di aprire il blog.
    Quindi la mia permanenza sul social è stata breve, ma sì, ero tra i 25 milioni. Sebbene la piattaforma non mi sia mai piaciuta, ma mi portava un sacco di traffico.
    Pazienza, sono riuscita a farne a meno. 😉

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    1. P.S. Hai messo anche tu i banner. Prima mi pare non ci fossero. Bravo.
      Gli introiti rasentano lo zero, ma aiutano con l'indicizzazione su Google dei post. Quindi io non li ho mai tolti.

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    2. Tranquilla, non c'è nulla che richieda un "perdono" 😂😉

      Comunque si, i primi anni l'iscrizione a G+ era obbligatoria per poter usare i principali servizi Google. Fu così a partire dal 2011, e le cose iniziarono a cambiare solo verso il 2014 o 2015, quindi per metà della sua esistenza le iscrizioni a G+ furono spesso forzate. Probabilmente tu hai iniziato a usare Gmail o prima del 2011 o dopo il 2015.

      Eh sì, ho messo i banner recentemente! L'idea di metterli mi è venuta proprio dal tuo blog!

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    3. Onorata di averti ispirato. Però stai attento. Io una volta mi sono beccata una sospensione di 30 giorni senza neppure sapere perché. L'ho capito dopo. Quindi se hai bisogno di consigli sai come trovarmi.

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  3. che tristezza i banners pubblicitari..... siete dei venduti prendete esempio dai blog che non li hanno,che non asserviscono nessuno,uno su tutti il moz o' clock. L.

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Disse Anton Ego...

"Ma la triste realtà a cui ci dobbiamo rassegnare è che nel grande disegno delle cose, anche l'opera più mediocre ha molta più anima del nostro giudizio che la definisce tale."