Eibon, il mio cagnolone di un anno e mezzo, incrocio tra un husky e un pastore tedesco. Il mio cuccioloccio. Un cane che fatto non fu a viver come bruto ma per seguir virtute e canoscenza.
Sì, perché Eibon è curioso. È sia un pregio che un difetto, dato che quando usciamo tende a tirare in direzione di ciò che desta la sua attenzione, ma ora dopo più di un anno di convivenza abbiamo imparato entrambi a regolarci sulle rispettive andature e sa comunicarmi quando vuol deviare verso qualcosa che lo interessa, come io so comunicargli con garbo e fermezza quando non è il caso che si avventuri in una qualche direzione.
È un pomeriggio luminoso e fresco, stiamo passeggiando uno appresso all'altro in una via isolata della Crocetta. Il marciapiede è largo e sgombro, non ci sono rumori se non quelli di qualche rara macchina che transita sulla strada vicina e... gente che scarica un camion. Qualcuno evidentemente si è trasferito nel condominio che stiamo fiancheggiando: tre laboriosi addetti si affannano a portare scatoloni e mobili verso il portone dal camion parcheggiatogli dirimpetto. Vedo la scena a distanza di un centinaio di metri, sento i rumori dei mobili scaricati e di una specie di flebile e ritmica sirena che l'autocarro usa probabilmente per avvisare di star occupando il passo-carrabile. Eibon si blocca. Abbasso lo sguardo su di lui e noto le sue acute orecchie marroncine piegarsi all'indietro e la coda infilarsi in mezzo alle zampe posteriori; la sua testa s'abbassa, anche se di poco (un ultimo gesto di orgoglio e fierezza?). Capisco che è probabilmente spaventato dai rumori del trasloco e penso di avvicinarmi a lui per tranquillizzarlo, così da cambiare poi strada. Eibon invece si sblocca e, alzando un po' la testa (sempre lievemente china), con le orecchie ripiegate sulla nuca, si avvia lentamente verso il camion. Lo guardo stupito. Procediamo assieme con flemma e raggiungiamo il camion: gli scaricatori ora sono dentro il palazzo e attorno non c'è nessuno a far rumore, continua solo all'infinito il suono della sirena soffusa. Eibon annusa il mezzo di trasporto, lo osserva attentamente in ogni sua parte, teso, sul chi-vive. Si gira poi verso di me e mi guarda. Scioglie la tensione, scodinzola e alza le orecchie, apre la bocca e tira in giù la lingua quasi che rida compiaciuto! I suoi occhi brillano di soddisfazione. Mi si avvicina e lo accarezzo.
«Bravo! Bravo!» gli dico orgoglioso.
Eibon ha vinto il timore: è andato a guardare in faccia la fonte delle sue preoccupazioni, l'ha studiata e ora non la teme più (ciò che non conosciamo e capiamo ci spaventa). La curiosità uccise il gatto? La curiosità fagocitò la paura!
"Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d’orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.
Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano
a sommo di minuscole biche.
Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.
E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia."
diceva una poesia che ho studiato a scuola (Meriggiar pallido e assorto, E.Montale). Oltre il muro c'è ciò che l'uomo non conosce, è il limite dello scibile. Guardo Eibon: è un cane, ha molti più limiti di me essere umano, però ripenso a qualche giorno prima quando passeggiavamo su un ponticello a Torino. Accanto a noi c'era un muretto, non troppo altro, poco più del mio gomito. Molto più alto di Eibon, due spanne sopra la sua testa da quadrupede. Non so cosa avesse destato la sua attenzione, se qualche odore proveniente da sotto il ponte (magari qualche altro cane che passeggiava sotto ai nostri piedi?), o se la sua fosse stata pura curiosità fine a sé stessa. So solo che Eibon ha superato spontaneamente i suoi limiti fisici: sforzandosi mantenendo comunque una certa grazia, si è messo senza esitazione né preavviso bipede sulle zampe posteriori così da vedere al di là del muro, con le zampette davanti sul parapetto. Guarda, annusa; passano pochi istanti e mi si gira a guardare: io guardo lui, sono interdetto. Lui accende i suoi occhi e ride, come avrebbe fatto pochi giorni dopo davanti al camioncino. Ritorna con agilità quadrupede e riprende a passeggiare come se nulla fosse accaduto. Chissà cosa avrà visto, cosa avrà capito che a me è sfuggito.
Eibon tiene sotto controllo il mondo |
Argo, fedele cane di Odisseo, attese il padrone per vent'anni (sic!) e fu il primo a riconoscerlo. Estremamente vecchio, morì per la gioia di aver ritrovato il suo padrone.
Per quanto Eibon mi sia fedele e molto affezionato in lui prima che Argo vedo proprio Odisseo, con la sua sete di conoscenza, con la sua volontà (blasfema?) di spingere sempre oltre il limite del sapere umano, una volontà che non si ferma davanti alla paura dell'ignoto e dell'inconoscibile.
Odisseo e Argo |
"«O frati», dissi «che per cento milia
perigli siete giunti a l’occidente,
a questa tanto picciola vigilia
d’i nostri sensi ch’è del rimanente,
non vogliate negar l’esperienza,
di retro al sol, del mondo sanza gente.
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza»."
(Dante Alighieri, Inferno XVI)
Forse dovrei imparare da questa bestiola.
Il tuo Eibon mi ricorda tanto mio figlio Lorenzo (2 anni e mezzo).
RispondiEliminaC'era una puntata di Masha e Orso che lo terrorizzava. Ogni volta che la vedeva scoppiava a piangere, e infatti io cambiavo subito.
Un giorno, però, mi ha chiesto di non farlo.
È rimasto sul divano, abbracciato a me, con gli occhi fissi sullo schermo.
Lui, senza nessuna influenza esterna, ha deciso di superare la paura.
Hai proprio ragione. Dovresti imparare da Eibon. Ed io da Lorenzo.
Che carino tuo figlio :')
EliminaAbbiamo entrambi da imparare da loro!
Mi è piaciuta la forma dello scritto: le descrizioni catturano e coinvolgono. La tua riflessione sulla paura e, più in particolare, sull'ignoto rispecchiano pienamente il mio pensiero. E' sempre bello leggere qualcuno che riesce a correlare ad eventi quotidiani poesie di grandi autori e passi della classicità!
RispondiEliminaComplimenti!
A presto,
Erica.
Grazie del commento! Mi fa davvero piacere tu abbia apprezzato :D
EliminaA presto!
Non so quanto possa valere il paragone fra Eibon e Odisseo.
RispondiEliminaMi spiego meglio: in natura per i cuccioli l'imprinting, la scoperta del territorio e il mettersi alla prova affrontando nuovi ostacoli sono cose assolutamente naturali che li portano ad acquisire le conoscenze necessarie che torneranno utili nell'età adulta.
Citando Odisseo, tu vai ad un livello "più alto" di conoscenza che non ha niente a che fare con l'imprinting ma riguarda la scoperta, la conoscenza oltre i bisogni primari, il viaggio interiore ed esteriore.
Con tutto il rispetto (e lo dico a ragione perché sono una biologa marina) non sono due livelli di scoperta e conoscenza che si possono equiparare.
Eibon è un cucciolo, fa quello che hanno fatto i cuccioli prima di lui e che faranno anche dopo di lui.
Tu invece desideri andare oltre te stesso, muoverti verso mete che ormai sono fuori dalla tua sfera personale.
Vorrei fare un piccolo appunto a Claudia: l'influenza esterna nel suo racconto c'era, era lei stessa.
Il bambino si è sentito rassicurato dalla sua presenza e ha guardato Masha e Orso.
Questo, per esempio, fa parte dell'imprinting dei bambini.
Ciao :-)
So perfettamente ciò che dici riguardo l'imprinting dato che l'ho studiato in psicologia: nel mio studio ho anche affrontato degli argomenti di psicologia comparata e quindi ho delle nozioni del comportamento animale e dei metodi di apprendimento usati dagli animali.
EliminaPiù che altro questo post non voleva essere un fedele riassunto schematico di come un cane apprenda dall'ambiente circostante, quanto una più poetica storia di libere associazioni: il cane ha superato un suo limite di conoscenza sfidando la paura o i suoi limiti fisici da quadrupede, e questo mi ricorda la curiosità blasfema di Odisseo e che io stesso dovrei avere meno paure nel conoscere il mondo. Non penso realmente che Eibon stesse pensando a superare le colonne d'Ercole e guardare coi suoi occhi mortali il Monte del Purgatorio: è la mia mente che viaggiando con la fantasia vuole attribuire un significato a livello poetico a situazioni quotidiane, senza che per forza a livello razionale questo significato ci sia.