Disse Ulisse (o meglio, Dante)...

"Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
ma per seguir virtute e canoscenza"

giovedì 15 febbraio 2018

White Noise - Il pozzo di Kola, parte 1

Se il proprio video diventa virale su YouTube c'è solo da esserne contenti. Che importa dei commenti negativi, che se ne parli male purché se ne parli... o no?



Seguito del racconto "Urban Exploration – Luce"





Sdraiato sul divano nella penombra di un pomeriggio di tardo autunno, Giulio era abbastanza apatico, si sentiva annoiato e fuori dal tempo. Non sentiva particolari stimoli, e, col suo cellulare e gli auricolari, guardava video su YouTube a fatica per il troppo rumore nella stanza. Cosa lo rendeva così privo di slanci vitali? Era forse l’estenuante brusio ripetuto e continuato che era costretto ad ascoltare assieme all'audio del video? No. Lui lo sapeva benissimo il motivo, e nonostante non volesse pensarci non poteva far a meno di tenere d’occhio costantemente la situazione: Vedeva ripetitivamente le notifiche spuntargli sul display e ci buttava istintivamente un occhio ogni volta che gliene arrivava una, tra una compilation di meme su “We are number one” e remix dubstep di discorsi di Mussolini. Arrivato a un bellissimo video di Obama che intonava la sigla americana dei Pokémon, Giulio si provò a distendere e a rilassare, ma la testa appoggiata sul bracciolo del divano non stava poi tanto comoda e quindi dopo una manciata di secondi si stancò della posizione e sopratutto della situazione e si mise seduto sul divano, leggermente ingobbito davanti al suo smarthphone. Si tolse bruscamente le cuffie ormai scocciato e aprì le notifiche che gli erano arrivate: erano tutte da YouTube, notifiche di commenti a un video particolare: “URBEX - Un FANTASMA in una casa abbandonata”.
Tap! Aperta una notifica scrollò subito ai commenti del video e ne lesse alcuni. Li aveva già intravisti tutti, ma ora leggerli con attenzione gli dava una tensione interiore di astio per i commentatori e vergogna verso il video che prima non riusciva a decifrare.
“Sei nella zona comemnti, sei al sicruo”
“FAKE”
“Ridatemi cinque minuti della mia vita”
“Che bel video cancro”
“Ma ce la fate? È un fake”
“Quante persone nn riescono a capire che è tutto finto hahahaha"
"Questo video ha più dislike che visualizzazioni"
"Non dovevo vedere questo video la notte da sola a casa. Ora non riuscirò a dormire ahah"
Commenti negativi, commenti spiritosi. Il video che aveva fatto con Jacopo qualche giorno prima era di colpo diventato virale, inaspettatamente, essendo il primo video di un canale appena aperto. Per qualunque youtuber una situazione del genere era manna dal cielo, ma non per Giulio che si sentiva oppresso da questa repentina fama non proprio positiva: ogni video che sul web raggiunge tutti di solito non lo fa per la sua bellezza. La gente rideva dei due ridicoli videomaker, autori di un fake mal costruito e palese. Sentir chiamata fake quella situazione inquietante e adrenalinica che lui aveva vissuto col suo amico non migliorava sicuramente il suo malessere, così come non lo faceva quel maledettissimo brusio continuo che era costretto a sentire da ormai venti minuti, a cui, come se non bastasse, ci si erano aggiunto l’insopportabile abbaiare acutissimo e irrefrenabile del cane nella stanza accanto.
«EBBASTA!» Gridò Giulio all'amico Jacopo che, stravaccato sulla poltrona dirimpetto al divano, aveva un’espressione tipica di chi è in preda a un’estasi mistica, causata dalla contemplazione del melodioso brusio e dell’uterino calore sulla sua pelle. «Hai rotto le palle anche alla tua cagna, la vuoi piantare con quel phon? Ancora qualche minuto e ti scoppia in mano.»
Click. Un semplice click pose fine al supplizio a cui erano sottoposti il povero Giulio e la nevrotica Roberta.
«UHHHN! BRUNF! RRRR.» disse semplicemente quest’ultima smettendo di abbaiare, sollevata dalla fine del rumore.
«Non capisci il fascino del white noise. Dà una sensazione di beatitudine che neanche la maria ti fa provare. E poi… Il calore del phon…» Disse invece, scocciato, Jacopo.
«Capisco che è un rumore estenuante e che mi dà sui nervi. Anche se hai spento quel phon lo sento ancora nelle orecchie, grunf.» Controbatté Giulio.
Finalmente il silenzio avvolgeva la stanza, e si poté sentire distintamente il citofono suonare. Al che il cane riprese ad abbaiare.
«AH-AH! È finalmente arrivato il pacco che aspettavo!» esclamò Jacopo alzandosi dalla scomposta posizione in cui si era messo.
Uscì dalla stanza, e Giulio si stirò un attimo. Sì, star sdraiato sul divano era stato proprio scomodo! Alzatosi, andò verso l’interruttore e accese la luce: erano si e no le tre del pomeriggio, ma dalla finestra, per la sua posizione seminterrata, proveniva ben poca luce, complice anche un cielo plumbeo d’autunno.
Si fermò un po’ ad ammirare la stanza dove si trovava: quel seminterrato nella casa di Jacopo era quello che avevano progettato fosse il loro studio da youtuber, dove avrebbero registrato e montato i video, e negli ultimi giorni si erano dati molto da fare entrambi per sistemarla, riverniciando le pareti di un colore grigio smorto che creasse un’atmosfera cupa, posizionando sul muro davanti la porta un telo verde e una scrivania con un computer, e, sui due lati opposti, appunto la poltrona e il divano, entrambi color rosso fuoco a creare un visibile e pacchiano contrasto. Queste ultime cose le avevano messe giusto un’oretta prima, e ora stavano godendosi il meritato riposo. C’era ancora molto da lavorare, ma il loro piccolo covo faceva già rincuorare Giulio rispetto alla sua scelta di far video su YouTube: non pensava già più ai commenti ma alle possibilità che gli avrebbe potuto dare essere famoso sul tubo, fosse anche solo trovare un progetto potenzialmente redditizio a cui dedicarsi senza farsi sentir dire dalla madre di non star combinando nulla.
«RAR! RAR! WSSS!» borbottò Roberta da dietro la porta del seminterrato.
«Buona, razza di ratto! Non è roba per te!» gridò Jacopo, rientrando nel covo.
Avrebbe voluto chiudersi subito la porta dietro, ma i tre pacchi impilati che stava portando lo impacciavano, quindi il chihuahua riuscì ad entrare nella stanza, abbaiando, e con un salto si assise sulla poltrona del suo padrone. Ringhiò, abbaio e ululò, mentre Jacopo e Giulio cercavano di farla scendere dal suo nuovo trono. Un paio di morsi dopo riuscirono a prenderla di peso e a portarla fuori dalla stanza, trai suoi guaiti.
«Cos'è questa roba?» chiese Giulio curioso.
«Roba per chi apprezza il white noise.» disse seccamente il collega. «E probabilmente materiale per il nostro prossimo video!» aggiunse sorridendo.
Insieme scartarono un pacco e trovarono un giradischi poco più grande di un computer portatile, che appoggiarono sulla scrivania.
«Ho preso su eBay a un’asta un giradischi e uno stock di venti vinili. Vinili, capisci? Musica più white noise, roba sublime!» spiegò Jacopo.
«Capisco solo che dovrò sorbirmi di nuovo ore di quel fastidioso suono infinito. Ma questo cosa c’entra col nostro canale?» interruppe l’altro.
«Lasciami finire!» esclamò scocciato il compare «Tra questi vinili c’era il mitico “Sound effects n. 27 – More death and horror”! Hai presente?»
Lo sguardo dubbioso di Giulio fu più chiarificatore di qualsiasi risposta orale, e a Jacopo toccò dare una dettagliata spiegazione.



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Disse Anton Ego...

"Ma la triste realtà a cui ci dobbiamo rassegnare è che nel grande disegno delle cose, anche l'opera più mediocre ha molta più anima del nostro giudizio che la definisce tale."