Disse Ulisse (o meglio, Dante)...

"Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
ma per seguir virtute e canoscenza"

lunedì 10 ottobre 2016

GO!: Meandri di New London, Ep. 7 - Come Friedrich Zenit pose fine alla vicenda

Sette è la misura massima di tutte le cose: arriviamo alla conclusione della collaborazione tra me ed Edoardo Valeriani!
È stata un'esperienza interessante, che magari rifaremo in futuro. Per ora godetevi "Come Friedrich Zenit pose fine alla vicenda"!
Appuntamento alla prossima settimana con una nuova storia.




Non sapeva quanto fosse andato avanti. Probabilmente delle ore.
Guinevere gemeva a terra, terrorizzata.
Zenit adesso aveva nuovamente la lucidità e la sua formidabile intelligenza deduttiva da investigatore privato, e ora riusciva a capire che una qualche apertura in quella cella ci doveva essere: guardò verso il soffitto e notò finalmente una grata. Dalle sue sbarre non venivano luci, era probabilmente un condotto d’aerazione. Aveva quindi una via di fuga da quel posto asfissiante, doveva solo prendere una piccola precauzione prima di andarsene definitivamente.
Rientrò padrone della sua consueta freddezza, e si avvicinò alla piccola Guinevere.
« Tranquilla piccola, non tremare. Tra poco sarà tutto finito. » le disse. Avvicinò le sue possenti mani al piccolo cranio della bambina, e lo mosse bruscamente, in modo da romperle il collo. Ora poteva andarsene senza rischi!
Il soffitto era basso, e Zenit alto: non gli ci volle molto a staccare la grata con la forza dandole un pugno, ed a salire nell’imboccatura.
Con sua sorpresa notò che la grata non dava in un condotto: dava in una stanza nella villa di Estate. Era buio, evidentemente non c’era nessuno in quel momento. Tutti erano riuniti nei sotterranei, intenti a chissà quali perversi riti. Zenit portava sempre con sé una torcia elettrica, e, usando quella per illuminare, in modo da evitare che la gente al piano di sotto vedesse dalle grate una luce che l’avrebbe insospettita, riuscì a raggiungere la porta di uscita dell’edificio. L’aprì e scappò velocemente.
Dopo non sapeva quante ore, era finalmente di nuovo all’aperto a respirare aria pulita. Era entrato nella casa di Estate nel pomeriggio, e ora stava sorgendo il sole: evidentemente era stato prigioniero una decina di ore.
Arrivò in tarda mattinata nella pensione dove alloggiava, grazie ai mezzi pubblici. Era distrutto per la notte passata insonne, e appena vide i genitori di Guinevere venirgli in contro a supplicarlo di dire loro se avesse scoperto qualcosa, lui li zittì bruscamente, dirigendosi alla sua camera. Crollò sul letto e si addormentò in fretta.
Quando si svegliò erano le cinque del pomeriggio, e ragionò su cosa fare. Lo avevano tenuto prigioniero: non meritavano di non avere conseguenze, ma allo stesso tempo non poteva sottrarre tempo al suo progetto di catturare Ode e Lloyd. Denunciarli alla polizia cittadina non sarebbe servito, il capo era con loro e avrebbe insabbiato la faccenda.
Foto di Alice Rovai
Decise di uscire e di tornare a New London. Si diresse al locale ufficio della polizia federale, e denunciò Estate e la sua setta. Tutti i componenti gli si erano presentati, e ricordava le loro identità.
Lui era Friederich Zenit, il famoso investigatore privato: l’FBI diede ascolto a ciò che aveva da dire, e gli credette.
La setta di Imp fu subito sgominata: tutti i componenti arano ancora alla villa spaventati dalla scomparsa di Zenit e inorriditi dalla morte della bambina.
L’FBI trovò la piccola morta dentro un saccone della spazzatura: l’omicidio
venne attribuito a Jonathan Estate, condannato alla sedia elettrica; non
vi erano a quei tempi mezzi per eseguire esami del DNA, quindi non poterono
incriminare Zenit, né si sospettò mai un suo coinvolgimento. Gli altri ebbero una pena a
trent’anni di reclusione.
Zenit affermò di essere stato imprigionato dopo essere andato da Estate per le indagini sulla scomparsa di Guinevere e di essere riuscito a scappare. Invano i componenti della setta avevano cercato di coinvolgere Zenit nella morte della bambina. Era la loro parola contro la sua, e la parola di Zenit valeva molto più della loro.
La notizia finì su tutti i giornali, che la sviscerarono nei suoi più crudi particolari, senza però mai ipotizzare la colpevolezza di Zenit.
Nessuno infatti poteva sospettarla, nemmeno i Tottington, che, distrutti dal lutto, ringraziarono Zenit per l’aiuto che aveva dato loro, dandogli vitto e alloggio gratis e anche del denaro extra. Zenit ne fu molto soddisfatto. Dopo qualche tempo non sembrava più che il detective avrebbe avuto motivo di permanere in quella piccola contea alle porte di New London. Mentre preparava le sue cose per rimpatriare in attesa di novità, gli capitò però in mano una copia del giornale acquistato dai gestori della pensione: oltre allo scandalo Estate, in prima pagina vi era un articolo che riportava un nuovo furto attribuito a Ode e Lloyd, sempre a New London.

Di Eros Evose ed Edoardo Valeriani

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Disse Anton Ego...

"Ma la triste realtà a cui ci dobbiamo rassegnare è che nel grande disegno delle cose, anche l'opera più mediocre ha molta più anima del nostro giudizio che la definisce tale."