Mi ritrovo qui a distanza di due anni a riscrivere una recensione per il musical Valjean, dopo averne scritta una per compito quando andai a vederlo con la scuola.
Ricordo che già all'epoca mi piacque assai, e infatti appena ho saputo che era tornato a Torino ho scelto di tornare a vederlo, e, devo dire, che ha continuato a piacermi, tanto che sono certo che se tornerà di nuovo qui lo guarderò per la terza volta. Quando scrissi la prima recensione fui un po' vago, ma ora voglio riprovarci ed essere più specifico e diretto, dopo che ho anche acquistato più fluidità con la scrittura.
Valjean è un musical "off " che riprende la storia dei miserabili di Hugo, e la rielabora in
modo perfetto; non si tratta di un adattamento fedelissimo all'opera originale (molte parti del romanzo originale vengono appena accennate o ignorate), ma funziona ugualmente alla perfezione. La recitazione degli attori è encomiabile, mi sono sentito coinvolto con le vicende dei personaggi e durante la "conversione" di Valjean e la morte di Fantine mi sono quasi commosso... E le musiche aiutano molto in questo intento di coinvolgimento: a molti i musical non piacciono perché rappresentano una situazione poco naturale (chi mai durante una situazione di tensione emotiva si metterebbe a sottolineare il momento cantando?), ma qui le musiche e le canzoni sono perfettamente integrate con la trama, e aggiungono valore all'opera; il fatto che siano pure suonate da un solo piano dal vivo non fa che migliorare la situazione.
La rielaborazione della storia pone particolarmente accento sul fatto che Valjean sia stato capace di ricostruire totalmente la sua vita, e vuole lasciare come "insegnamento" proprio questo, che con l'onestà anche l'ultimo degli umili e dei criminali può riscattarsi, e che questa sia l'unica cosa che rende l'uomo valoroso. Lo stesso ispettore Javert in questo spettacolo non vede l'onestà come la miglior qualità dell'uomo, non crede anzi che un criminale possa redimersi: ha una visione molto calvinista del mondo, secondo la quale un peccatore è predestinato ad esserlo ("Chi giusto nasce giusto muore" come dice lui stesso più volte): davvero toccante è la parte in cui capisce di essersi sbagliato sul conto di Valjean e, dopo che questi gli salva la vita, lo chiama per la prima e unica volta per nome e non "9430", come il suo numero di matricola: è forse la parte che più mi ha emozionato, sia a questa visione che alla prima. La vita di Valjean e la morale di tutto il musical si può riassumere con la stessa affermazione del protagonista in un colloquio con l'ispettore: "Ho scoperto che l'edera essiccata produce un tessuto simile al lino, ma più resistente e molto più economico. E in questo c'è un piccolo 'insegnamento morale': l'edera è disprezzata da tutti, a volte pizzica pure, ma se la si sfrutta a dovere si prende anche da lei qualcosa di buono". A quanto ho capito poi questo musical viene spesso rappresentato anche all'interno di carceri, quindi questa morale è azzeccatissima per il pubblico a cui si rivolge (nonché tutto lo spettacolo).
Ammetto di non aver mai letto il romanzo originale, ma a quanto ne so il finale della rappresentazione è completamente diverso da quello dell'opera di Hugo: questo non toglie il fatto che sia spettacolare e toccante, forse la seconda scena che più mi è rimasta impressa dopo la liberazione di Javert.
In conclusione uno spettacolo fantastico: è in vendita il CD con la colonna sonora, e credo proprio lo acquisterò in futuro (purtroppo questa volta a teatro non avevo soldi con me). Peccato solo che non esista un DVD, io lo acquisterei ad occhi chiusi!
Un vero peccato è che io e la mia amica fossimo i soli ragazzi a vedere lo spettacolo: temo che il teatro non sia tanto seguito dai giovani: a torto, perché queste rappresentazioni dimostrano che sia un'arte con grandissime potenzialità, mentre molto spesso i giovani considerano il teatro "palloso" (forse perché tutte le volte che ci sono andati sono state tutte con la scuola?)... E la cosa mi spiace.
Disse Ulisse (o meglio, Dante)...
"Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
ma per seguir virtute e canoscenza"
fatti non foste a viver come bruti
ma per seguir virtute e canoscenza"
domenica 27 settembre 2015
Teatro: Recensione spettacolo teatrale "Valjean", 25 settembre 2015
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Disse Anton Ego...
"Ma la triste realtà a cui ci dobbiamo rassegnare è che nel grande disegno delle cose, anche l'opera più mediocre ha molta più anima del nostro giudizio che la definisce tale."
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