Disse Ulisse (o meglio, Dante)...

"Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
ma per seguir virtute e canoscenza"

mercoledì 22 agosto 2018

We are number one!

Dai meme non può uscire nulla di buono? Sull'Agorà del Superuovo li ho visti definire "arte contemporanea", ma io li vedo solo come un'infinità di informazioni spazzatura che vengono subito dimenticate, progettati per far sorridere pochi istanti scrollando velocemente Facebook. Ma We are number one, nel bene e nel male, lo ricorderò sempre. E forse è uno dei pochi esempi di meme che qualcosa di buono ha provato a fare, che ha smosso persone per una buona causa.



Tre attori in carne e ossa e tutti gli altri pupazzi.
Che ansia.
Stefán Karl Stefánsson era un attore islandese, in patria famosissimo per le sue performance teatrali e all'estero per aver recitato in Lazy Town, coloratissimo, assurdo e surreale show televisivo (andato in onda tra il 2004 e il 2014) creato dall'atleta Magnús Scheving per far conoscere ai bambini uno stile di vita sano e attivo. Stefán interpretava Robbie Rancido (Robbie Rotten in originale), l'antagonista principale della serie che, recitata in inglese, fu un vero successo a livello internazionale. Ricordo da piccolo di averne viste alcune puntate sulla Rai, ma ammetto che questo spettacolo mi inquietava, soprattutto perché la maggior parte dei personaggi era interpretata da pupazzi, e lo stesso Robbie Rancido era truccato in maniera tale da sembrare un fantoccio.
Lazy Town si avvaleva di canzoni per intrattenere il giovanissimo pubblico, e We are number one è una canzone usata in un episodio del 2014 che, forse per la sua estrema vitalità e il suo essere tremendamente orecchiabile e coinvolgente, è diventata virale nel 2016 su YouTube, dove per mesi ne sono impazzate parodie e remix, certi anche fatti benissimo. Io ho scoperto tutto l'anno scorso, quando tutti i remix possibili erano stati fatti e per settimane sono rimasto su YouTube a guardarli. So praticamente tutto il testo a memoria, ormai: ero arrivato, come succede con tutti i meme, a odiarlo. Ma questo meme ho poi scoperto che nascondeva qualcosa di più.


Mentre We are number one diventava virale Stefán Karl Stefánsson scopriva di avere un cancro al pancreas e di dover trovare più di 100'000 dollari per pagarsi le cure mediche, una cifra mostruosa. Viene fortunatamente a conoscenza della viralità conquistata involontariamente da quella canzone e apre una campagna di raccolta fondi online, sperando di racimolare qualcosa dai suoi nuovi ammiratori. Non si sa quanto avesse ben compreso la portata del fenomeno virale, ma la sua raccolta fondi, condivisa da lui su Facebook, viene aggiunta in descrizione di molti dei remix e delle parodie su YouTube, diventando a sua volta virale. Alla chiusura della raccolta i suoi fan gli avevano donato quasi 170'000 dollari.

Robbie Rotten & Stefán Karl Stefánsson

Stefán Karl Stefánsson, più che meravigliato dal successo ottenuto, fu sempre grato ai suoi fan, tanto che fece in modo che la casa di produzione di Lazy Town rilasciasse la base della canzone così che tutti potessero farne dei meme.

Nonostante le cure nel 2017 avevano fatto sperare che fosse guarito, Stefán Karl Stefánsson è morto di cancro ieri 21 agosto 2018, all'età di 43 anni. L'ho appreso vedendo questo omaggio fatto dal fumettista siciliano Delacroix. Forse può essere stupido, ma ho provato una tremenda sensazione di vuoto e amarezza quando l'ho scoperto.
Voglio che questa sua storia, dove le persone sul web per una volta sono riuscite a fare qualcosa di buono, non venga dimenticata.


Un post condiviso da delacroix (@delacroix911) in data:

4 commenti:

  1. Di questo tuo post posso commentare poco, non conoscendo i vari elementi che lo compongono. Posso solo dire che questo cancro si sta portando via un numero incredibile di persone, sembra così assurdo, così programmato. Tutti a cercare la chiave di volta quando invece potrebbe essere una malattia generazionale. In ogni caso, riposi in pace. Sicuramente sarà ricordato.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io sinceramente non so quanto sia diffuso, se lo è davvero così tanto mi dispiace per chi ne soffre, perché mi sembra sia abbastanza difficile da curare.

      Elimina
  2. Non conosco il programma di cui parli, però mi dispiace sapere che un'altra persona ha perso la sua battaglia contro il cancro.
    Non penso che sia una malattia generazionale, sarebbe assurdo dire che un'intera generazione di persone è destinata a morire di cancro.
    Il punto è che il cancro è una malattia subdola e spesso non si conosce la sua evoluzione, quindi ciascun paziente è un caso a sé, per questo la chiamano "la malattia equa", perché purtroppo non guarda in faccia nessuno.
    Condoglianze alla famiglia di Delacroix.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il programma era arrivato in chiaro in Italia quando io ero già abbastanza grandicello, quindi penso sia normale tu non lo conosca.
      Solo una cosa: Delacroix è semplicemente un fumettista italiano che ha fatto l'omaggio all'attore in coda al post e con questa vicenda c'entra poco, chi ha perso la battaglia contro il cancro è l'attore islandese Stefán Karl Stefánsson.

      Elimina

Disse Anton Ego...

"Ma la triste realtà a cui ci dobbiamo rassegnare è che nel grande disegno delle cose, anche l'opera più mediocre ha molta più anima del nostro giudizio che la definisce tale."