Disse Ulisse (o meglio, Dante)...

"Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
ma per seguir virtute e canoscenza"

mercoledì 21 giugno 2017

Il vulcano d'oro: un libro dall'odore d'estate

Che odore ha l'estate? Per me ha l'odore di un libro d'avventure che ho comprato un anno fa.




Avvenne tempo fa che mi misi in testa di scrivere una fanfiction su zio Paperone ambientata nel gelido Klondike, dove, in mezzo alle fredde nevi e i caldi saloon, com'è noto, Paperon de' Paperoni guadagnò il suo primo milione.
La stesura della storia però è stata interrotta per una semplice motivazione: non sapevo quasi nulla sulla corsa all'oro del Klondike: le poche cose che sapevo erano prese dalle stesse storie di zio Paperone, dove però il Klondike veniva spesso confuso con corse all'oro precedenti, come quella della California. Uno dei pochi che non fa questa confusione è Don Rosa nella sua "Saga di Paperon de' Paperoni".












Decisi quindi di informarmi di più su questa corsa all'oro per poter scrivere questa fanfiction, e comprai alcune cose, tra cui un libro di Jules Verne, intitolato "Il vulcano d'oro".





Ho sempre apprezzato Jules Verne e la sua prosa così chiara e diretta nonostante non disdegni di usare termini colti o specifici, e quando seppi che aveva scritto un libro sulla corsa all'oro del Klondike lo comprai molto incuriosito, con la certezza che mi avrebbe aiutato a conoscere di più questo evento storico.
Il libro segue le vicende dei due cugini Ben Raddle e Summy Skim, eredi di una concessione aurifera nel Canada, sulle rive del fiume Klondike, che si intrecceranno con quelle di una cercatrice d'oro e di altri due cercatori americani. La loro ricerca li porterà alla scoperta di un vulcano pieno d'oro in un luogo sperduto del nord America.
"Il vulcano d'oro" è in realtà un libro minore di Verne, uscito per di più postumo: non si è certi della sua paternità in quanto fu completato dal figlio di Jules, Michel Verne, e questo si nota: si capisce benissimo quando il figlio ha preso le redini del romanzo. Dalla seconda metà lo stile di prosa cambia totalmente, e anche la trama, che diventa più fantastica e meno realistica, con un finale che ricorda certi film americani un po' tamarri: questo non ne fa un cattivo libro in senso assoluto, ma non è certo ciò che mi aspettavo in un'opera di Verne.

È comunque un libro che ricorderò con piacere, ma... non solo per la storia, anzi, sopratutto per un'altra cosa.
Questo libro si trova difficilmente, l'ho comprato in sconto su Amazon usato in ottime condizioni l'11 giugno scorso, e, leggendo tanti libri contemporaneamente, l'ho portato avanti fino a fine luglio.
Non so come lo tenesse il precedente proprietario, però... Le pagine di questo libro hanno un odore singolare, simile all'odore acre e acuto tipico dei libri vecchi, ma allo stesso tempo diverso: rispetto a quel noto odore questo è più soffice e fresco, fresco come le rive del Klondike.
Per scrivere questo post l'ho aperto, l'ho risfogliato. È tornato al naso quest'odore, e con lui i ricordi dell'estate passata, degli amici che ho visto, i viaggi che ho fatto, i lavori di cui mi sono occupato: un flashback che mi ha lasciato una malinconia più gioiosa, una nostalgia. Questo libro ha l'odore dell'estate.



Ah, se per caso vi andasse di leggere i primi due capitoli dell'incompiuta fanfiction, ecco qua il primo e il secondo.

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Disse Anton Ego...

"Ma la triste realtà a cui ci dobbiamo rassegnare è che nel grande disegno delle cose, anche l'opera più mediocre ha molta più anima del nostro giudizio che la definisce tale."