La traccia originale chiedeva di creare un testo narrativo/descrittivo, in cui dovesse apparire la descrizione anche di una foto, scelta da una serie che il prof ci aveva proposto. Io scelsi "Le baiser de l'Hôtel de ville" di Robert Doisneau, che riporto anche nel post. Ecco a voi, quindi il testo! Ditemi come vi sembra!! :D
Gli era stata concessa la visita nella cella in quanto giornalista.
A Jefferson Gotrocks sembrava una prospettiva interessante quella di occuparsi dell'intervista a Giovanni Ode: parlare con un ladro inafferrabile quanto (se non più) la Banda Encomiabile lo avrebbe forse aiutato ad apprendere i metodi usati dalla Banda per nascondersi.
<< Buongiorno signor Ode. Mi chiamo Jefferson Gotrocks e sono un inviato del New York Times. Qualche giorno fa aveva accettato a farsi intervistare dal nostro giornale, e hanno mandato me. >>
Gotrocks si girò attorno per vedere la cella di Ode. Il ladro aveva chiesto di essere messo da solo, senza compagni; aveva vissuto per anni con la sola compagnia del maggiordomo-complice, e stare con troppa gente non gli piaceva. Negli Stati Uniti una richiesta di isolamento non sarebbe stata mai accettata, ma a quanto pare nello stato del Glebi le leggi in merito erano diverse.
Essendo l'unico occupante della cella vi era un solo letto. Più che un letto era una branda con un sottile materasso, sopra il quale c'era una coperta molto stropicciata: aveva l'aria di essere molto scomodo. Sopra la branda, sulla parete grigia, c'era appesa una foto in bianco e nero di una città. La scritta sotto la foto recitava "Torino, 1948". Nella parete opposta alla branda c'era un tavolo con una sedia; erano piuttosto semplici e spogli, il tavolo in legno e senza tovaglia, la sedia invece aveva una struttura in ferro con una seduta in plastica. Gotrocks notò una foto, sempre in bianco e nero, appesa vicino alla finestra con la grata. Raffigurava un ragazzo e una ragazza intenti a baciarsi, in una via un po' affollata. L'immagine non aveva "didascalie", ma sembrava essere stata scattata negli anni '50 , a giudicare dalle auto sullo sfondo.
Il ragazzo somigliava molto a Ode, slavo i capelli neri e non bianchi e qualche chilo in meno.
Gotrocks iniziò l'intervista, facendosi raccontare di come avesse intrapreso la sua carriera da ladro. Viveva a Torino, in Italia, negli anni '50. Era piuttosto povero, e si era dato al furto nelle case provate per sopravvivere. Dopo aver acquisito una certa esperienza decise di andare in giro per l'Europa per derubare dei preziosi (come gioielli di valore elevato o oggetti dall'immenso valore collezionistico dal rivendere) gli uomini più ricchi del continente.
Dopo anni di furti, aveva deciso di ritirarsi nello stato nordeuropeo del Glebi, dove aveva assunto l'identità fittizia di Nicolas Evac, un milionario parecchio schivo e riservato. Si era stabilito in una grande villa a due piani. La grandezza era un po' inutile, dato che gli unici inquilini erano lui e il suo "maggiordomo", compagni di alcuni furti in passato. La casa all'interno era molto spoglia, senza troppi arredamenti e troppi mobili. Al primo piano c'erano due camere da letto, un bagno e una cucina. Essendoci solo due occupanti, non avevano una credenza dove mettere i piatti, dato che ne bastavano due da tenere sul lavandino.
Vedendo il primo piano non si sarebbe mai detto che il padrone di casa fosse milionario, ma andando al secondo ci si sarebbe dovuti ricredere: infatti quel piano era adibito a cassaforte-museo: dentro era piano di tutti i gioielli rubati nella sua carriera. Un'intero piano dedicato a questo!
La sua latitanza terminò alcuni anni dopo essersi stabilito nel Glebi. Infatti fu fatto arrestare dall'investigatore Davison Survey, che aveva ingaggiato lo stesso Ode per scoprire dove fosse la Banda Encomiabile, che aveva rubato il rubino a cui era più affezionato.
Ora Gotrocks capiva il perché di alcuni aspetti dell'arredamento della cella: la foto di Torino e il carattere eccessivamente spartano della stanza. Ma per lui rimaneva ancora un mistero la foto del bacio: era Ode il ragazzo nella foto? Dopo averlo chiesto al ladro, ricevette questa risposta:
<< Vivo da anni in solitudine, non volendo contatti col mondo, tanto che ho rinunciato ad avere il televisore nella cella, e raramente mi sono affezionato a qualcuno.
Quella foto risale alla fine degli anni '50, quando avevo appena iniziato a viaggiare per l'Europa. Avevo progettato un furto ai danni del milionario francese Geseye. Volevo derubarlo del fiore all'occhiello della sua collezione di monete antiche: una delle pochissime monete quadrate del popolo della Montavia giunte sino ai giorni nostri. Queste monete hanno la caratteristica, come dice il nome, di essere quadrate: ne esistono solo più dieci al mondo, le restanti furono rifuse per diventare tonde ed adeguarsi a quelle dei popoli confinanti.
Questa moneta è custodita tutt'ora nel museo privato dei Geseye, situato in una villa a Parigi. Questa casa-museo è adibita a conservare i preziosi che la famiglia Geseye aveva ottenuto col passare dei secoli: ogni sala ha una sua tematica, una per i dipinti, una per le sculture, una per i reperti archeologici... e una sala è stata destinata da André Geseye a contenere la collezione di monete che aveva lui stesso accumulato, da appassionato di numismatica.
Volevo approfittare della morte di André avvenute poche settimane prima: tutto era stato ereditato dalla figlia, una donna giovane e scarsamente interessata verso i tesori della famiglia, di nome Giselle Geseye.
Per poter entrare nel museo e studiare un colpo mi finsi un ricco americano, Everett Diak, interessato all'acquisito delle collezioni del defunto padre.
La ragazza fu ben felice di trovare un acquirente, e ci accordammo per incontrarci qualche giorno dopo davanti la villa-museo.
"Le baiser de l'Hôtel de ville" di Robert Doisneau |
Stetti un intero pomeriggio a visitare le varie sale, con la guida di Giselle. La ragazza mi attraeva, e alla fine, in un momento di debolezza, decisi di rimandare il furto di qualche settimana. Durante quel lasso di tempo rimasi a Parigi, e continuai a frequentare Giselle. Finii quasi per innamorarmene, e quella foto lo testimonia. Dopo averla baciata, mi resi conto di star mettendo in pericolo la mia carriera da ladro. Inoltre, qualora ci fossimo sposati, se avessero scoperto la mia identità, avrei messo in pericolo anche la libertà di Giselle. Perciò decisi di troncare la relazione, e di rinunciare al furto (non me la sarei sentita di derubare la ragazza che amo!). Conservo da sempre quella foto, e da allora ho cercato di frequentare meno persone possibili, per evitare il ripetersi di una situazione analoga. Dopo alcuni anni conobbi quello che sarebbe diventato mio complice, e fu l'unica persona con la quale riuscii ad affezionarmi dopo questo episodio. >>
Il direttore del New York Times fu soddisfatto dell'intervista di Gotrocks, che fu pubblicata dopo qualche giorno.
Il giornalista non era riuscito ad apprendere molto sui possibili metodi dell'Encomiabile per fuggire, ma alla fin dei conti era orgoglioso di sé e di come fosse stato in grado di intervistare una mente geniale del calibro dell'inafferrabile Giovanni Ode.
Il direttore del New York Times fu soddisfatto dell'intervista di Gotrocks, che fu pubblicata dopo qualche giorno.
Il giornalista non era riuscito ad apprendere molto sui possibili metodi dell'Encomiabile per fuggire, ma alla fin dei conti era orgoglioso di sé e di come fosse stato in grado di intervistare una mente geniale del calibro dell'inafferrabile Giovanni Ode.
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