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"Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
ma per seguir virtute e canoscenza"

mercoledì 2 marzo 2022

Video-post. Cos'è la resilienza?

Ho pubblicato un nuovo video sul mio canale YouTube: parlo della resilienza, un parolone che è andato di moda tempo fa... Anche se molti l'hanno frainteso. Cerchiamo di capire il suo significato in psicologia. Vi lascio al video e al suo testo.  


Cos’è la resilienza?


Resilienza. Questa parola qualche mese fa è stata molto di moda, era sulla bocca di tutti… Anche se non molti l’hanno capita, molto spesso è stata usata a sproposito. Cos’è la resilienza? Non voglio dare una risposta banale, per questo il video sarà strutturato così: nella prima parte parleremo delle origini della parola nel contesto della fisica dei materiali e le differenze con il suo significato in psicologia, poi vedremo le risorse psicosociali che alimentano la resilienza e infine le criticità che la resilienza comporta, perché niente è mai totalmente positivo. Ah, in ultimissimo vediamo anche delle critiche infondate, basate su un fraintendimento.


Stress e resilienza: dalla fisica dei materiali alla psicologia


Stress è una parola che viene dal linguaggio della fisica: è una pressione che viene esercitata su un oggetto. [Tendo un elastico] In questo momento sto sottoponendo l’elastico a uno stress, andando oltre un certo limite lo spezzerei. [Rilasso l’elastico] La resilienza è la capacità di un oggetto di resistere a una determinata quantità stress e di tornare alla forma originale una volta scomparsa la pressione. Questi due concetti sono stati ripresi in modo metaforico nell’ambito della psicologia, tanto che adesso si usano principalmente in questo contesto.

Lo stress in psicologia è un evento esterno a cui un soggetto deve adattarsi. Può essere sia un evento positivo (eustress) che negativo (distress): il tutto dipende dalla valutazione che il soggetto ne fa. La nascita di un figlio è sicuramente un evento stressante… Richiede di adattarsi, cosa che può essere vissuta sia positivamente che negativamente.


La resilienza psicologica invece è la capacità di riprendersi dopo uno stress, di ritrovare un equilibrio… Di adattarsi.


La metafora non è perfetta: in psicologia la parola resilienza non coincide con il significato che ha in fisica dei materiali. La resilienza di un oggetto è una caratteristica che può solo diminuire: più stress conosce meno resilienza ha, un elastico non può adattarsi e crescere. Inoltre dopo lo stress l’oggetto non deve rompersi e anzi deve tornare identico a prima: le persone funzionano in modo completamente diverso, per loro la resilienza è il risultato di un processo che comporta azioni e cambiamenti.


Le quattro risorse base


La resilienza è il risultato di un processo di adattamento che deriva da un insieme di risorse psicosociali che non solo possono aumentare dopo lo stress, ma possono anche essere accresciute consapevolmente. Non è la resilienza che può essere aumentata: sono le risorse su cui si basa! La distinzione è importante. Principalmente si individuano cinque risorse:


- Capacità di regolazione emotiva

- Flessibilità cognitiva

- Autoefficacia

- Ottimismo

- Presenza di una rete sociale solida e supportiva


Tutte e cinque aiutano ad adattarsi meglio di fronte a un’avversità. Vediamole brevemente.


- Capacità di regolazione emotiva: presuppone una buona capacità di regolare le proprie reazioni emotive, senza che queste creino uno stato di paralisi. Non significa reprimere le emozioni: bisogna capirle e tentare di regolarle dando loro un nome e un contesto, valutando ciò che le ha scatenate, cercando di smuovere le braci delle emozioni positive senza disdegnare di esprimere quelle negative. L’obiettivo è evitare di finire paralizzati dal panico, ma non bisogna mai dimenticare che un vissuto anche negativo è normale e sano: le emozioni sono tutte reazioni agli eventi che preparano a un’azione, quando l’azione viene a mancare potremmo essere davanti a una situazione problematica.


Spesso per regolare le emozioni si cerca un senso nell’evento stressante, ed è una cosa buona… Però non bisogna trascurare il rischio di cadere nella ruminazione: un atteggiamento in cui la ricerca di significato diventa fine a sé stessa e porta a un comportamento passivo.


- Flessibilità cognitiva: comporta un’apertura mentale verso situazioni nuove e mutevoli e la capacità di esplorare liberamente il contesto per trovare nuove risorse utili a risolvere la situazione.


- Autoefficacia: Le emozioni che si provano di fronte a un’avversità preparano all’azione: in particolare predispongono alla fuga o alla lotta. È il soggetto che sceglie quale strategia usare valutando cosa ha davanti… Sono entrambe risposte dignitosissime: abbiamo dei pregiudizi nei confronti della fuga, ma di per sé non è una risposta sbagliata, anche se ha delle criticità.


È un discorso complesso e un po’ paradossale, che mette in campo il concetto di autoefficacia: ne ho già parlato qualche video fa, è la percezione della nostra capacità di riuscire in un compito specifico. Più ci sentiamo capaci di risolvere una situazione problematica e più ci si riprende in fretta di fonte ad essa… Meno ci si sente capaci, più si provano emozioni negative e logoramento.


Di fronte a un evento stressante scegliamo la fuga quando non ci sentiamo in grado di affrontare il problema, ma se scappiamo costantemente dalle difficoltà non si sarà mai capaci di affrontarle: al contrario la consapevolezza di aver già superato altre difficoltà in passato aumenta l'autoefficacia. Quindi la fuga è una strategia da usare con cautela.


Inoltre bisogna sottolineare una cosa: la resilienza aumenta assieme all’autoefficacia solo se l’esposizione alle difficoltà è intermittente. Ognuno deve avere dei periodi di quiete fra uno stress e l’altro, essere costantemente in situazioni critiche è logorante, a prescindere da quante se ne siano già superate.


- Ottimismo: anche sull’ottimismo ci sono molti pregiudizi: non dobbiamo intenderlo nel suo senso più ingenuo anche se di per sé comporta una distorsione nell’analisi della realtà. L’ottimismo è la ricerca di un senso positivo in ciò che accade e la speranza che nonostante tutto le cose possano andare bene. Perché questo pregiudizio positivo dovrebbe aiutare ad essere resilienti? Perché l’ottimismo porta ad accettare più facilmente una situazione negativa e porta a impegnarsi più attivamente nel superare una situazione critica. Nell’ottimismo c’è una importante componente di profezia che si auto-avvera: la convinzione che è possibile una soluzione positiva aiuta a concentrare le energie e pianificare al meglio. L’ottimismo però, pur enfatizzando gli aspetti positivi, non deve impedire di dare un giudizio realistico al problema che si deve affrontare.


- Reti sociali: Una persona resiliente è tale anche perché ha delle persone accanto che l’aiutano e perché fornisce a sua volta aiuto ad altre persone. Una persona resiliente non è un eroe solitario ma una persona che ha dei rapporti significativi su cui può contare nei momenti peggiori, che possono fornirgli supporto emotivo e materiale. È banale dirlo? No, perché siamo immersi in una cultura eccessivamente individualista che sopravvaluta e fraintende l’indipendenza: fare affidamento su una interdipendenza bilanciata non è segno di debolezza ma al contrario un modo per vivere al meglio.


Il supporto sociale inoltre influenza in modo significativo le altre tre componenti: in momenti critici poter esprimere le proprie emozioni negative con altre persone aiuta a regolarle e a diminuire la sensazione di minaccia. È stato osservato anche che il contatto fisico con persone significative sia in grado di indurre cambiamenti fisiologici tali da ridurre la sensazione di stress e il dolore. Inoltre l’autoefficacia dipende in parte dall’opinione che gli altri hanno di noi: se una persona che io ritengo importante crede che io possa riuscire in un compito… Allora io penserò lo stesso. Infine i legami con le altre persone aiutano a trovare un senso positivo in ciò che ci circonda.



Critiche e criticità


Il fatto che questa parola sia diventata di moda in questi mesi l’ha resa bersaglio di molte critiche, spesso dovute a una interpretazione limitata se non proprio errata del costrutto. Questo però non significa che la resilienza non abbia delle vere criticità. Direi di parlare prima di queste ultime, poi darei un’occhiata alla critiche meno fondate.


L’obbligo di essere invincibili.


Il concetto di resilienza può essere usato per giustificare una cultura tossica della continua efficienza, proponendola come l’unico atteggiamento corretto di fronte a un problema. La mancanza di resilienza non deve essere mai e poi mai usata come etichetta per lasciar indietro chi è in difficoltà: contando la centralità del supporto sociale nel concetto questo atteggiamento crea un’evidente profezia che si autoavvera. La resilienza non è un obbligo e neppure una caratteristica personale, è il risultato di un processo: una stessa persona può reagire con più o meno resilienza in momenti diversi della propria vita, a seconda della situazione in cui si trova. E non tutte le situazioni permettono la resilienza.


La resilienza è il risultato di tentativi di risolvere un problema: l’idea che non riuscire in questo sia una qualche colpa è abominevole. Inoltre ci sono velocità diverse di ripresa, non è vero che chi dopo una caduta non è riuscito a rimettersi in piedi subito non debba farlo mai più.


Un po’ di critiche infondate


La resilienza è diventata una parola di moda? Sì. È stata ripetuta fino alla nausea ed è diventata per questo molto antipatica. Questa l’ha esposta a molte critiche, spesso ingiuste.


Vittorio Sgarbi è stato uno dei critici più feroci… Ma il massimo che ha saputo dire è che “La resilienza è sulla bocca di tutti, va di moda… E nessuno parla d’arte!” A parte l’evidente benaltrismo, vorrei sottolineare che la creazione artistica può essere una forma di resilienza: aiuta ad esprimere le proprie emozioni e a trovarci un senso. La critica più assurda però la si legge nei commenti dei suoi followers: in molti sono convinti che la resilienza sia la glorificazione della passività. Come ho detto più volte la resilienza è il risultato di strategie atte a risolvere una situazione problematica, la reazione e l’attività sono alla base della resilienza. È evidente la confusione con la resilienza fisica, che prevede un oggetto che subisce passivamente lo stress.

Sì, concordo che chi abbia scelto di traslare la parola nel lessico psicologico abbia fatto una scelta discutibile: è che quando si decise di trasporre il concetto non si era compreso bene quanto l’attività e l’adattamento fossero fondamentali, si credeva che la resilienza fosse una qualità quasi miracolosa di alcuni bambini di subire traumi senza sviluppare psicopatologie. Decenni di studi invece hanno dimostrato che la resilienza è il risultato di processi di adattamento, e questo ha portato il concetto a diventare qualcosa di completamente diverso dalle sue origini e dal suo significato etimologico di “rimbalzare indietro”… In psicologia la resilienza comporta il marciare in avanti.


Conclusione


La resilienza è importante? Sì. Ma è molto probabile che chi sta guardando il video abbia già sperimentato la resilienza in passato, senza saperlo. Non è un bene raro: quasi sempre di fronte a una difficoltà si riesce a reagire con resilienza. Però val la pena esser consapevoli del concetto e dei rischi che lo riguardano, soprattutto quando la parola diventa così popolare da venir usata a sproposito, fino a diventare uno slogan senza particolari significati. Però c’è un ultimo paradosso: questo suo uso sta dando alla parola anche dei significati nuovi: per esempio nel lessico politico ed economico, anche grazie al Next Generation EU, sembra assumere nuovi attributi in senso più preventivo che reattivo, che meritano di essere approfonditi in futuro. Magari in un video su questo canale.


Io sono Eros Evose, in questo canale voglio parlare di psicologia, la scienza della mente che, proprio come la parola resilienza, viene spesso mal compresa e deformata. Se ti interessa l’argomento ti consiglio di iscriverti al canale per non perderti i prossimi video. E se ti è piaciuto questo video, metti mi piace! Noi ci vediamo alla prossima!


Bibliografia

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- Argentero P., Cortese C. G., Psicologia delle organizzazioni, Milano, Raffaello Cortina Editore, 2018

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- Mezzanotte M. (2021, ottobre 24) Il lato oscuro della resilienza [File video]. Tratto da: https://www.youtube.com/watch?v=wjQMgDQ1n9o

- Resilienza, Enciclopedia Treccani, Tratto da: https://www.treccani.it/enciclopedia/resilienza/, consultato il 20 febbraio 2022

- Salanova M., Resilienza – Rialzarsi dopo una caduta, Milano, EMSE Italia, 2021

- Sgarbi V. (2021, febbraio 21) “Resilienza”: una parola insensata , inutile ma alla moda. Utilizzata spesso dagli incapaci. [File video]. Tratto da: https://www.youtube.com/watch?v=ByZP4t2R1rw

- Shankland R., La felicità è nei legami, in “Mind – Mente e cervello”, n. 205 (Gennaio 2022), pp 24-29

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Disse Anton Ego...

"Ma la triste realtà a cui ci dobbiamo rassegnare è che nel grande disegno delle cose, anche l'opera più mediocre ha molta più anima del nostro giudizio che la definisce tale."