Disse Ulisse (o meglio, Dante)...

"Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
ma per seguir virtute e canoscenza"

lunedì 25 febbraio 2019

NEMO TURISTA IN PATRIA

Non ho mai goduto di un gran senso dell'orientamento, ho sempre girato per Torino facendo i soliti quattro o cinque percorsi imparati meccanicamente a memoria, girando per le solite strade per andare nei soliti posti. I miei giri si sono sempre assestati attorno ai portici del centro e nelle zone di Piazza San Carlo e Piazza Castello. 



La Mole emerge da Torino

«Ti aspetto con Ludovico sotto la Mole» mi disse Elisa un dicembre di alcuni anni fa. Io non sapevo raggiungere la Mole: era fuori dai miei percorsi abituali e non avevo mai avuto l'esigenza di raggiungerla; come mio solito poi avevo il telefono senza credito e quindi non avrei potuto nemmeno orientarmi con Google Maps. Alla fine abbiamo optato per vederci in un bar di Piazza Castello.

La Mole Antonelliana è il simbolo di Torino: con la sua straordinaria eleganza svetta sulla città e la domina senza opprimerla. Da mesi ormai passeggio ai suoi piedi tutti i giorni: è sulla strada che mi porta all'Università. A fine giornata ne ammiro annoiato la stretta facciata da finto tempio greco che, per quanto colossale nelle sue colonne e nelle sue vetrate, è solo lo sgabello della cupolona a base quadrata, che a sua volta è solo un piedistallo per la vertiginosa guglia.
Iconica, è sempre riconoscibile sia che la si guardi dalla cima del Monte dei Cappuccini sia sulla moneta da due centesimi; io la vedo passeggiando per la bellissima zona pedonale ai suoi piedi, ma in modo distratto, essendo tutto frettoloso di tornare a casa dopo ore di lezioni di Psicologia Fisiologica o Sociale. Ora so dov'è, ma solo perché i miei impegni mi portano nelle sue vicinanze. In tutta la mia vita, per esempio, non sono mai entrato a vedere il museo al suo interno: non ho avuto mai l'interesse di farlo. Lo so, può suonare strano detto da un torinese.

Io ho questo dubbio: quanti effettivamente vivono la propria città come la vive un turista, curioso di vederne i punti storici e i palazzi più originali? Un romano a Roma vedrà la zona dei fori come un posto decadimentemente commuovente, o solo come un ostacolo a un già ingestibile traffico? Un veneziano a Venezia vedrà di più il romanticismo di una gita in gondola per i canali o la città ingolfata di turisti e dall'acqua dei canali stessi che periodicamente straripano?

NEMO TURISTA IN PATRIA: chiamo così la tendenza a sottovalutare la bellezza della propria città, causata dal vederne tutti i giorni i luoghi più caratteristici. Si ha una sensibilità più disincantata perché si vive la propria città, la si sfrutta, se ne vedono i limiti. Un turista invece è in cerca di esperienze nuove, di vedere cose per lui esotiche, e ovviamente nel suo breve soggiorno non può né vedere i limiti né i pregi meno conosciuti, cose che un cittadino vive tutti i giorni. Come me, che passeggio lungo la strada di casa per il non abbastanza noto Valentino, amplissimo e sfaccettato parco che si estende lungo la riva orientale del Po.

È il mio momento di relax personale dopo la giornata all'Università: una flemmatica passeggiata trai prati semi ghiacciati e gli alberi spogli, accanto a cagnoloni che rincorrono la pallina lanciata dai padroni o bambini che vanno in bicicletta coi genitori. Attorno a me risate, abbai, vento che sfruscia e le auto che scorrono poco lontano. Dentro di me il silenzio, la quiete senza pensieri.
Anche se qualche pensiero mi viene di tanto in tanto, e spesso sono ricordi legati proprio al Valentino. Nel freddo di dicembre mi ritrovo a passeggiare per esempio accanto al chioschetto dove, quasi due anni prima, tutta la mia classe delle superiori si era fermata a comprare dei ghiaccioli.

Un ruscello artificiale nel Valentino

Erano i primi respiri della bella stagione e io e la mia classe stavamo tornando a scuola passando dal parco, dopo aver visto uno spettacolo teatrale.
«Se volete, possiamo fermarci un attimo al chiosco per prendere qualcosa!» ci aveva proposto il professore che ci accompagnava. I miei compagni discutevano dei primi esami per la patente, delle bocciature alle guide e di come "si dice che le svolte a destra siano più facili" (vale anche in politica?). Al gestore del chiosco saranno brillati gli occhi nel vedere venti persone comprargli tutta la riserva di ghiaccioli. Con Simo, la mia compagna di banco, chiacchieravo di non ricordo più cosa, quando la vedo prendere un ghiacciolo anche per me. Aveva capito che il mio portafogli era vuoto e mi aveva offerto un ghiacciolo alla menta buonissimo, che si scioglieva al primo calore di sole come si era sciolto il mio cuore per quel semplice e spontaneo gesto d'amicizia.

Un altro anno e un'altra stagione, sempre al Valentino, sempre dopo aver visto uno spettacolo a teatro, sempre lo stesso professore.
«Ragazzi, avete stampato il testo che vi ho inviato sull'email di classe? Oggi abbiamo la straordinaria possibilità di far poesia a chilometro zero.»
Eravamo fermi davanti alla Fontana dei Dodici Mesi, amplissima e monumentale fontana circolare di pietra attorniata dalle statue di dodici ninfe nude a rappresentare appunto i mesi, al cui centro troneggia, a comandare le acque di una cascata, un dio Nettuno nudo raffigurato con l'aspetto di Karl Marx. Il professore in questa sosta volle leggerci e spiegarci "L'invernale" di Guido Gozzano, precisando che con ogni probabilità la maldestra storia di pattinaggio dove Gozzano, spaventato da una crepa nel giaccio, fa la figura del vile di fronte alla su amata Amalia Guglielminetti, che invece con disinvoltura continua a pattinare, sia ambientata proprio nella Fontana dei Dodici Mesi, dove a inizio Novecento i torinesi si ritrovavano a pattinare.
È l'unica curiosità da turista che conosco.

Anche se a ripensarci bene, passando davanti al francesissimo Castello del Valentino, mi torna in mente che ho studiato in Storia dell'Arte cose comunque interessanti sulla storia di Torino. Forse dovrei rileggere quegli appunti, potrei ritrovare cose interessantissime che ora non ricordo... Perché sì, io voglio imparare a conoscere meglio la mia città! Sono stufo di passeggiare sotto la Mole senza nemmeno sapere cosa sia, o di vedere distrattamente la Gran Madre solo perché mi sono perso in bicicletta. (Era illuminata dal sole del tramonto, io non ricordo nemmeno dove volevo andare, ricordo solo che mi accostai all'ingresso di Piazza Vittorio Veneto confuso ed estasiato nel veder il Tempio della Gran Madre di Dio illuminato così dalla luce del tramonto. Anche in questo caso non avevo mai guardato la Gran Madre con attenzione, e ora questa visione mi aveva aperto un mondo. Non guardavo nemmeno il traffico accanto a me e sotto il Tempio, tutta la mia attenzione era catturata da quel piccolo Pantheon rosato dal tramonto.)

Quella volta, così emozionato, ho voluto eternare il momento con una foto.
È una foto della Gran Madre come tante, anzi,
a vedere il traffico è pure più brutta della media.
Però, riguardandola dopo tutti questi anni,
 mi comunica ancora quella epifania così personale

Voglio guardare la mia città con un nuovo occhio curioso. Se si è abbastanza attenti e si riesce a superare il semplice camminare meccanico, le meraviglie dell'Odissea si possono vedere anche in quei portici sotto cui si passeggia ogni giorno o nel secondo piano di Torino Porta Nuova, che c'è sempre stato ma che non ho mai visto: voglio guardare la città non più come un semplice city user, ma camminare nella storia e nelle sue storie, e vivere le mie storie accanto a quelle di altri personaggi di altre epoche.
Riprenderò la bicicletta, magari se mi perdo di nuovo riesco a vedere un'altra volta con occhi nuovi e spaesati la città attorno a me.


E voi come vivete la vostra città?

14 commenti:

  1. Bel post, Ero-kun!
    Che dire, io amo molto le giornate alla flaneur in giro per la città (cittadine, nel mio caso).
    Quindi ho sempre amato scoprirne angoli e segreti, diciamo che del posto dove vivo ho visto tutto o quasi (e lo mostro anche ai turisti o ai ragazzi, per restare in tema), mentre della città di residenza amo specie le periferie con quel mood anni '90.
    Della città dove sono nato, invece, ho ottimi ricordi di giornate "perdigiorno" alla scoperta di varie cose: fatte con una carissima persona, un amico che oggi è meno presente ma spero torni prepotente nella mia vita anche per ripetere questa esperienza.

    P.s. quando verrò a Torino me la voglio girare come si deve :)

    Moz-

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    1. non conoscevo il termine "flaneur", sembra il termine perfetto per descrivere la situazione, grazie!! :D
      Che hanno di particolare quelle periferie, da definirle "mood anni '90"?

      Non ho dubbi che girerai Torino nel migliore dei modi... xD

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  2. Effettivamente è vero, nessuno è turista in patria! Cioè, almeno per quel che mi riguarda, conosco molto poco della mia terra, salvo forse i luoghi più turistici. Infatti non sai quante volte mi capita di vedere foto di spiagge pazzesche, edifici meravigliosi e appena leggo la didascalia in cui è scritto dove si trovano rimango a bocca aperta perchè magari sono a 1 ora di auto da casa mia xD
    Ma tutto ciò credo sia dovuto a due fattori: il primo è che molte cose, anche le più piccole non vengono valorizzate come si deve (specie qui in Sicilia). Il secondo fattore invece credo sia dovuto al "dare per scontato" ciò che si ha, oltre ad una sana punta di abitudine al vedere sempre quel paesaggio/monumento. Eppure, secondo me, di tanto in tanto sarebbe bello soffermarsi a guardare anche quello che ci circonda con l'occhio del turista!

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    1. Esatto, concordo! Sulla scarsa valorizzazione non so dirti, ma il dare per scontato ciò che ci circonda per abitudine è sicuramente un problema in questo ambito!

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  3. Per motivi di studio e lavoro ho vissuto (da fuori sede) in tre diverse città e, dopo i primi entusiasmi, credo di averle iniziate a vedere come le vedono gli abitanti che ci hanno sempre vissuto. Col rimpianto di non averle vissute appieno, al rientro a casa ho cercato di fare un po' la turista ed esplorare luoghi "dietro casa" che davo per scontati ma che invece valevano la pena!

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    1. Vedevi tutti i giorni tutto il giorno le città in cui vivevi, quindi ti eri abituata e assuefatta come una qualunque cittadina locale... Ma direi che alla fine hai rimediato! :)

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  4. Mi hai fatto ripensare a quando, appena uscita dalle scuole medie, dovevo raggiungere Como (abitavo a 10 minuti di distanza) prendendo il bus di linea per poi trovarmi con le amiche. All'inizio sembrava quasi una specie di avventura, poi ho cominciato il liceo lì e tutto è cambiato. Incredibile come la nostra conoscenza dei percorsi sia così..non so, hai presente quella sensazione del "divenire familiare improvvisamente"? Ecco.

    Inoltre sono d'accordo con ciò che scrivi. Quando mi sono trasferita nel Sud Italia e ho lasciato la mia amata Lombardia, mi rendevo poco conto. Voglio dire, non avevo mai pensato alle mie città come quelle da visitare. Me ne sono accorta dopo. Ogni volta che torno su assaporo i miei percorsi familiari e visito quei luoghi che prima non avrei mai neanche pensato di fermarmi a guardare. Una sensazione davvero a sé.

    Ottimo articolo, come sempre! ^_^

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    1. Passata la novità e iniziato il liceo hai iniziato a fare il percorso meccanicamente e con meno entusiasmo!

      Mi fa piacere tu abbia imparato a guardare con occhi diversi quelle strade che facevi così automaticamente. E invece nel sud dove vivi ora? Lì vedi proprio le vie con l'occhio dell'archeologa? ;P

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    2. Guarda, qui al sud è impossibile non guardare le vie con occhio archeologico! :')
      A livello di paesaggi e luoghi mi sento del tutto a casa. Questione diversa è la cultura: penso di portarmi ancora dentro i miei modi da nordica (e poi ceno alle 19.00 massimo 19.30 e mi prendono tutti in giro ahahahah). Adesso sono nel beneventano, ma ho frequentato Napoli per via dell'università e continuo ogni giorno le mie esplorazioni..ci sono rovine greco-romane praticamente dietro ogni angolo qui! Un paradiso! :)

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    3. Per quanto riguarda gli orari della cena, nonostante la mia torinesità le mie origini meridionali mi hanno abituato a cenare tra le 20 e le 21, quindi siamo opposti!

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  5. Una bella riflessione e dichiarazione di intenti!

    La parte che più ho apprezzato è il secondo paragrafo: la descrizione della Mole Antonelliana; traspare pienamente la tua personale visione dell'edificio ed alcune espressioni ("sgabello", "piedistello", "moneta da due centesimi") rinfrescano il testo, quasi aggiungendo una punta d'ironia.
    Le analessi nella parte finale rendono dinamico l'impianto narrativo.
    Bella la contrapposizione tra il parco "festoso" e il tuo silenzo interiore, infranto talvolta da qualche pensiero che comunque ti trasporta nel tempo passato, estraniandoti dal luogo in cui fisicamente ti trovi (allo stesso tempo però, riconnettendoti ad esso in altra dimensione).
    Alcuni punti del testo potrebbero essere raffinati ed alleggeriti; le buone riflessioni però nascono spesso da flussi di coscienza improvvisi che possono essere resi solo tramite qualche imprecisione!

    Noi non viviamo la nostra città come fanno i turisti, allo stesso modo essi possono tuttavia solo simulare l'empatia che gli abitanti ricreano con il luogo (pur non conoscendolo storicamente). Come molte volte, la soluzione potrebbe trovarsi nel mezzo: tutti dovremmo essere più "turisti" nella nostra città e più "abitanti" nelle città altrui.
    Sono molto felice che tu abbia deciso di girovagare tra le vie torinesi con un nuovo modo di vedere!

    A presto,
    Erica.

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    1. Sì, la descrizione della Mole è abbastanza ironica: è un edificio imponente e di per sé bellissimo, ma non l'ho mai contemplata davvero e cerco di vederla con un occhio originale! ^^
      Secondo te cosa dovrei alleggerire e migliorare? Mi interessa molto, dimmi pure!

      Alla fine i turisti sanno la Storia legata ai vari luoghi di una città, gli abitanti conoscono le proprie storie personali legate ai vari luoghi di una città! :)
      Tu sei una studente fuori-sede a Milano, mi è sembrato di capire. Come vivi l'immensa Milano? Da turista o da abitante? O da studentessa perennemente di fretta per i treni?

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  6. Le cose da migliorare sono davvero delle piccolezze e, sinceramente, non penso riuscirei a spiegarlo nei commenti :S

    Io vivo Milano come abitante; anche il vero e proprio confine della metropoli non è facilmente delineabile neanche per gli studiosi di geografia urbana. Essere di fretta per treni o spostamenti tra una sede e l’altra non aiuta, un escamotage che mi fa conoscere meglio la città nelle sue peculiarità è esplorare nuove strade sfruttando il solo senso dell’orientamento per giungere alla mia meta. Come ogni cosa inoltre, bisogna organizzarsi per trovare il tempo da passare a girovagare.
    Le amicizie e le tante emozioni condivise mi rendono impossibile vivere Milano solo come turista.

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    1. "Le amicizie e le tante emozioni condivise mi rendono impossibile vivere Milano solo come turista."
      Che cosa bellissima

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Disse Anton Ego...

"Ma la triste realtà a cui ci dobbiamo rassegnare è che nel grande disegno delle cose, anche l'opera più mediocre ha molta più anima del nostro giudizio che la definisce tale."