Buona Epifania! Quest'anno ho collaborato per il forum del Papersera scrivendo una recensione de "Zio Paperone e la Bontà Natalizia®", storia a fumetti di Silvia Ziche, uscita su Topolino nel 2012. È una recensione molto breve, ma è stato un bel ritorno alle origini! Potete leggerla qui sotto.
A Natale siamo tutti più buoni? È una frase ipocrita: nessuno vuol essere davvero più buono… allo stesso tempo però questa cosa ci fa sentire in colpa. Quanto sarebbe bello se essere buoni fosse semplice come bere un bicchier d’acqua. O una bibita in lattina.
È ciò che ha capito il giovane Trent Percent, ragazzo appassionato di finanza nonché inventore della Bontà Natalizia®, una bibita in grado di infondere bontà in chi la beve. Zio Paperone capisce la genialità del progetto e accetta di produrla a livello industriale sotto le feste, cedendo al caro Percent ben il 0,000003% del ricavato.
I protagonisti di questa storia però sono tutto fuorché buoni. L’immediata sintonia tra zio Paperone e Trent Percent porta il papero più ricco del mondo a rebrandizzare il proprio impero finanziario “P.d.P. e Partner”: il nipotame inizia a temere che il Partner possa essere nominato erede universale al posto loro. “Trent Percent è un truffatore, vuol circuire lo zio Paperone”, si dicono fra loro Paperino, Paperoga, Gastone, Paperina e Brigitta. La soluzione per salvare l’eredità dello zione è allearsi con i Bassotti promettendo loro una succulenta fetta di patrimonio. Ma dei Bassotti non c’è da fidarsi, hanno già un altro piano: ubriacare tutti di Bontà Natalizia® per conquistare il mondo chiedendo semplicemente “Per favore”.
Silvia Ziche per le festività del 2012 regala ai lettori una storia in quattro puntate, uscita sui numeri 2977 e 2978 di Topolino, che evidenzia con un’ironia paradossale e cinica l’ipocrisia che domina il Natale come fenomeno commerciale: zio Paperone in questa storia riesce persino a vendere la bontà natalizia come se fosse un bene di consumo.
A Natale siamo tutti più buoni? Come detto prima essere buoni è difficile e pesante, ma l’autrice suggerisce di non illudersi di essere cattivi e di non cercare il proprio lato migliore in un prodotto di tendenza: dentro di noi la bontà c’è già ed è proprio lo stress degli acquisti a non farcela vedere.
Voi l'avete letta? Che ne pensate?
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