Disse Ulisse (o meglio, Dante)...

"Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
ma per seguir virtute e canoscenza"

martedì 29 luglio 2025

La favola del principe predestinato, non sapremo mai il finale

La favola del principe predestinato mi ha sempre affascinato, vuoi per il tema, vuoi per il fascino della storia che si interrompe sul più bello.


In un tempo antico (più antico dello stesso Egitto dei faraoni, da cui questa favola proviene) vive un re che desidera tanto un figlio. Gli dei gli concedono il suo desiderio, ma le Sette Hathor, dee che vedono il destino degli uomini, predicono al neonato una morte violenta: a causa di un coccodrillo. O a causa di un serpente. O, infine, una morte a causa di un cane. 

Il re spaventato rinchiude il proprio figlio in una fortezza lontano dalle tre bestie, ma una volta che il principe è maturo questi gli fa notare l'insensatezza di impedirgli di vivere e conoscere il mondo. Così il re lo lascia partire, dopo avergli persino regalato un cane, compagno che nonostante tutto il principe desiderava ardentemente.

Dopo un lungo viaggio il principe egiziano raggiunge uno dei tanti regni della Siria e lì riesce persino a sposare, senza rivelar la sua identità, la principessa ereditaria. Il loro è un matrimonio ricco di amore e la principessa protegge il marito tanto quanto faceva il re d'Egitto. Una sera d'estate lei riesce con uno stratagemma ad ammazzare il serpente che doveva compiere la profezia e i due sposi rendono lode a Ra per averle permesso di scongiurare una parte dell'infausto destino che grava sul protagonista.

Pochi giorni dopo il cane che da anni accompagnava fedelmente il principe si ribella a lui e sta per prendere la vita del suo padrone, ma questi riesce a fuggire fino a buttarsi in un fiume, dove incontra nientemeno che il Coccodrillo. Il principe è ormai certo di star per morire, ma il rettile propone un patto di pace: se il principe lo libererà da un dispettoso genio che lo tormenta ormai da mesi, il Coccodrillo rinuncerà a prendere la sua vita. Il principe accetta: si trova quindi faccia a faccia con il genio e

Il papiro Harris 500, costudito al Birtish Museum, purtroppo è mutilo e la narrazione pervenutaci si interrompe qui. Non sapremmo mai come si conclude la favola, il suo finale è perduto da ormai 3'200 anni. È bello come la struttura narrativa del testo vada complicandosi con il procedere della storia, ma molto fastidioso che il testo sia mutilo proprio al momento della grande svolta. In coda al post vi lascio con la traduzione del testo originale della storia.

Secoli di narrazioni greche antiche sull'ineluttabilità del destino ci portano a immaginare che nonostante tutto il cane ucciderà il suo padrone, ma l'egittologa Edda Bresciani, così come molti altri studiosi, sostengono che in realtà è probabile che il principe riesca a sfuggire al suo destino grazie all'amore della moglie e alla fede in Ra: tentare di sottrarsi al destino può quindi non portare al suo avverarsi in modo beffardo.

Già alcuni anni fa volevo parlare di questa favola qui sul mio blog, persino provare a inventarmi un finale. Prima o poi lo farò.

Miei scarabocchi del 2018 ispirati a questa favola

Ma nel frattempo ho scopeto che ci ha già pensato qualcun altro: esiste ormai dal 2017 un libro illustrato per bambini "Il principe d'Egitto". Un titolo un po' vago e ambiguo, porta a pensare che il libro si riferisca al famoso film d'animazione della DreamWorks. Il libro è illustrato con magia e merita di essere letto anche solo per il semplice fatto di aver avuto il coraggio di riprendere una favola così antica e sconosciuta e aver provato a immaginarne la conclusione. Spoilero il finale, tanto il libro in italiano è fuori catalogo: il principe dopo aver sconfitto il genio ed essere stato risparmiato dal coccodrillo viene ucciso dal suo stesso cane. Sua moglie recupera il suo corpo e, con preghiere e pozioni, riesce a ridar vita al corpo dell'amato, con cui poi si trasferisce alla corte del re d'Egitto dove nasceranno i loro figli a cui le Sette Hathor predicono un futuro radioso.

Il finale non mi ha soddisfatto, ma alla fine dopo 3'200 anni di attesa qualunque scelta sarebbe stata non all'altezza delle aspettative che si erano create. Il principe purtroppo vede l'avverarsi del suo destino e non ha la possibilità di salvarsi, al contrario di ciò che mi aveva lasciato intendere l'egittologa Edda Bresciani. Inoltre l'essere resuscitati è una grazia enorme, che gli dei non concedono davvero così facilmente. Allo stesso Osiride (a cui le autrici del libro illustrato fanno evidentemente riferimento) per quanto fosse un dio non fu permesso di tornare nel regno dei vivi se non per una sola notte. Ma la tesi che la favola terminasse così, con il principe resuscitato per grazia divina, è accettata anche dall'egittologo G. Lafebvre: ha quindi la sua dignità filologica.

Chissà se altri si cimenteranno mai nel trovare una conclusione per questa bella storia. La cosa più bella è che una favola scritta da autore anonimo su un papiro ormai più di 3000 anni fa sappia ancora affascinare e dirci molto, segno che l'umanità per quanto diversa nello spazio e nel tempo abbia sempre terreno e sentimenti comuni. Come la voglia dei giovani di vivere avventure in giro per il mondo e di costruire la propria vita avvicinandosi a ciò che i loro stessi genitori temono e che cercano di tener loro lontani al costo di tenerli fuori dal mondo. Ma anche la voglia di essere i reali artefici del proprio destino, e il bisogno di affidarsi a una persona che amiamo e che ci ama. Sono tutti sentimenti che erano vivi 3'200 anni fa così come lo sono ora.

Ma voglio concludere con una ultima riflessione da persona del XXI secolo: il fatto che il testo pervenutoci si interrompa senza dirci quale sarà il reale destino del principe è quasi metaforico. Mi piace pensare (forse un po' anacronisticamente, lo so) che il fato del principe sia realmente nelle sue mani: non abbiamo il finale della storia perché sarà lui a doverlo scrivere. Per citare Ritorno al Futuro - Parte III:



Appendice.


Testo originale del principe predestinato

Nella traduzione di Edda Bresciani

C'era una volta, si dice, un re al quale non era stato generato un figlio maschio. [Allora Sua Maestà] chiese agli dèi del suo tempo un figlio ed essi ordinarono che fosse generato.

Egli dormì con suo moglie quella notte, ed ecco, [essa divenne] incinta. Quando ebbe finito i suoi mesi di gestazione, nacque un figlio maschio. Vennero le Sette Hathor per fissargli il destino e dissero: «Morirà per il coccodrillo, oppure per il serpente oppure a causa del cane».

Udì le gente che era accanto al bimbo e lo riferirono a Sa Maestà. Allora Sua Maestà diventò col cuore molto triste. Ma Sua Maestà gli fece costruire una casa di pietra sul monte desertico, fornita di gente di ogni sorta, di buone cose provenienti dal palazzo, poiché il ragazzo non doveva uscire fuori.

Dopo che il ragazzo fu cresciuto, salì sulla terrazza e vide un cane che seguiva un uomo adulto che camminava sulla strada. Disse al suo servo che era al suo fianco: «Che è, che cammina dietro l'uomo adulto che viene per la strada?» Gli rispose: «È un cane».

Allora il ragazzo disse: «Mi se ne porti uno eguale». Il servitore andò a riferirlo a Sua Maestà e Sua Maestà disse: «Gli si porti un piccolo cucciolo, affinché il suo cuore [non sia] triste».

Allora gli si portò il cane.

Dopo che furono passati dei giorni, il ragazzo diventò adulto in tutte le sue membra, e mandò un messaggio a suo padre, dicendo: «A che porterà che io sia inerte in questo modo? Perché, vedi, sono assegnato al destino. Fa' che mi si lasci fare secondo il mio desiderio, finché dio non compia quello che è nel suo cuore».

Fu attaccato per lui un carro fornito di ogni tipo di arma, gli fu dato [un servitore] al suo seguito come scudiero. Fu fatto passare sulla riva orientale e gli si disse: «Vai secondo il tuo desiderio». Il suo cane era con lui.

Andò vero nord, diretto al suo cuore, nel deserto, vivendo del meglio di tutta la selvaggina del deserto.

Giunse presso il principe di Naharina. Ecco, non era stato generato al principe di Naharina, se non una figlia femmina. Era stata costruita per lei una casa la cui finestra era lontana settanta cubiti dal suolo; aveva fatto condurre tutti figli di tutti i principi di Siria e aveva detto loro: «Colui che raggiungerà la finestra di mia figlia, l'avrà in moglie».

Dopo che molti giorni furono trascorsi, essi erano nella loro occupazione di ogni giorno. Il giovane (egiziano) passò vicino a loro; condussero il giovane a casa loro, lo lavarono, dettero da mangiare ai suoi cavalli, fecero ogni sorta di cose al giovane, lo unsero, gli avvolsero io piedi, dettero da mangiare al suo scudiero e gli dissero poi a modo di conversazione: «Da dove vieni, bel ragazzo?» Egli disse loro: «Sono figlio di un ufficiale del paese di Egitto. Mia madre morì e mio padre si fece un'altra moglie, una matrigna. Essa cominciò a odiarmi ed io me ne andai fuggendo davanti a lei».

Allora lo abbracciarono e lo baciarono su [tutto il corpo. Dopo che furono passati molti giorni] egli disse ai giovanotti: «Che fate, [o giovanotti?» Essi risposero: «Ecco sono tre (?) mesi] di giorni finora, che siamo qui, passando il tempo [a saltare, perché colui che] raggiungerà la finestra della figlia del principe di Naharina, lui gliela darà in moglie». Egli disse loro: «Oh, se potessi incantare i miei piedi! Verrei a saltare insieme con voi». Quando essi andavano a saltare, secondo il loro costume di ogni giorno, il giovane stava in disparte a guardare. Il viso della figlia del principe di Naharina era rivolto verso di lui.

Passai molti giorni, giovane venne a saltare insieme coi figli dei principi. Saltò  e raggiunse la finestra della figlia del principe di Naharina, e essa lo baciò e lo abbracciò su tutto il corpo.

Si andò a darne notizia a suo padre e gli fu detto: «Un uomo ha raggiunto la finestra di tua figlia. Allora il principe lo interrogò dicendo: «È il figlio di chi, tra i principi?»; gli fu risposto: «È il figlio di un ufficiale; egli è venuto in fuga dalla terra d'Egitto davanti alla sua matrigna». Allora il  principe di Naharina si adirò moltissimo, e disse: «Forse che io darò mia figlia a questo fuggiasco d'Egitto? Che se torni indietro».

Si andò a dirgli: «Ritorna da dove sei venuto». Ma la ragazza lo afferrò e giurò per dio dicendo: «Come Ra-Harackhte dura, se me lo portano via, non mangerò, non berrò e morirò sul momento». Allora il messaggero andò a riferire tutto ciò che essa aveva detto, a suo padre, e suo padre fece andare della gente ad ammazzarlo là dove si trovava. Ma la ragazza disse loro: «Come Ra dura, se l'ammazzeranno, quando il sole è tramontato io morirò. Non passerò viva un momento più che lui». Si andò a dirlo a suo padre, Suo padre [fece condurre] davanti a sé [il giovane insieme] con la sua figliola. Il [giovane venne davanti] a lui. Nel principe entrò considerazione per lui, l'abbracciò, lo baciò su tutto il corpo, e disse: «Dimmi la tua condizione: vedi, tu sei con me come un figlio». Egli disse: «Sono figlio di un ufficiale della terra d'Egitto; mia madre morì e mio padre si fece un'altra moglie: essa cominciò a odiarmi ed io venni in fuga davanti a lei.»

Allora egli gli dette sua figlia in moglie, gli dette una casa con campi, ed anche bestiame ed ogni cosa buona.

Passati molti giorni, il giovane disse a sua moglie: «Io sono assegnato a tre destini; il coccodrillo, il serpente e il cane». Essa gli disse: «Fa' ammazzare il cane che ti segue».  Ma egli disse: «[Che] sciocchezza, non farò ammazzare il mio cane, che ho allevato quando ero piccino».

Essa si mise a vegliare su suo marito in modo eccellente, e non lo lasciava uscir fuori.

Ecco, il giorno in cui il giovane era venuto nella terra di Egitto per distrarsi, il coccodrillo del suo destino [l'aveva seguito...] e si trovava accanto a lui, nella città dove stava il giovane [insieme con sua moglie,  in mezzo] al fiume.

Ecco, c'era in esso (=il fiume) un genio; il genio non lasciava uscir fuori il coccodrillo, ed il coccodrillo non lasciava che il genio uscisse a passeggiare. Quando il solo sorgeva, [...essi] si alzavano a combattere in singolar tenzone, ogni giorno, per il tempo di tre mesi di giorni.

Trascorsi molti giorni, il giovane sedeva a passare un giorno felice in casa sua. Ora, dopo la fine della brezza della sera, il giovane si sdraiò sul suo letto e il sonno si impadronì del suo corpo. Sua moglie riempì [una coppa di vino e un'altra coppa di birra. Uscì il serpente dal suo] buco per mordere il giovane, ma sua moglie era seduta al suo fianco e non dormiva. Allora le [coppe... Si avvicinò] il serpente e bevve e si ubriacò, poi si addormentò avvoltolandosi. 

Allora [sua moglie lo fece] a pezzi col suo coltello. Svegliarono suo marito [...] ed essa gli disse: «Vedi, il tuo dio ha messo nella tua mano uno dei destini. Egli ti proteggerà [ancora in seguito». Allora egli fece] offerta a Ra, adorandolo ed esaltando la sua potenza, ogni giorno. Ora dunque, trascorsi [dei giorni]il giovane uscì a passeggio per svago nel suo dominio. Non uscì [sua moglie con lui] ma il suo cane lo seguiva.

Allora il cane prese la parola per [dire: «Io sono il tuo destino»]. Corse allora davanti a lui e giunse al fiume. Scese nell'[acqua fuggendo davanti] al cane. Allora lo [prese] il coccodrillo e lo portò dove stava il genio. [Allora] il coccodrillo disse al giovane: «Io sono il tuo destino che ti segue. [Sono tra mesi completi] fino ad ora, che combatto con il genio. Ora, vedi, ti lascerò andare, se, quando il mio [nemico viene] per combattere [con me, lo affronti] e non ti ribelli a me. Uccidi il genio! Ora, se vedi il [...] il coccodrillo».

Dopo che la terra si schiarì e venne un secondo giorno, venne il [genio (?)...]

Il testo si interrompe




Bibliografia.

  • Bresciani E., Letteratura e poesia dell'antico Egitto, Torino, Einaudi, 1990
  • Koenig V., Loulendo S.,, Il principe d'Egitto, Roma, Lapis Edizioni, 2018

Sitografia.

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Disse Anton Ego...

"Ma la triste realtà a cui ci dobbiamo rassegnare è che nel grande disegno delle cose, anche l'opera più mediocre ha molta più anima del nostro giudizio che la definisce tale."