Un'avventura quotidiana avvenuta a bordo di una sgangherata ma temeraria Volkswagen Golf.
Distrutto
dopo una divertente giornata a Venezia e sazio di una golosa
carbonara mi sono gettato sul gigantesco divano davanti a una
televisione lillipuziana in compagnia di Edoardo, Lorenzo ed Elisa.
Tutto il giorno l'abbiamo passato assieme e ora ci troviamo in un
paesino nella provincia di Padova al riparo in una graziosa casetta
affittata per qualche giorno. È ormai quasi mezzanotte e, stanchi,
ci rilassiamo guardando la televisione, che sembra più un tablet
collegato al digitale terrestre. Edoardo per scherzare si è
prontamente sintonizzato sui canali per bambini: li scorre
velocemente e su Rai Gulp riconosco un cartone che
mi fa fare un balzo nei ricordi: "Le straordinarie avventure
di Jules Verne".
Costringo gli altri e vederlo assieme a me e mi inebrio delle avventure del giovane Jules Verne che nella finzione della serie animata ispireranno i suoi romanzi. Scritta dal valente Francesco Artibani, quella trasmessa è l'ultima puntata, e mi ricordo di quando, ormai quattro anni fa, seguii la serie e ne scrissi una personale recensione, una tra le prime cose che pubblicai sul mio blog. Ma mi tornano in mente anche ricordi più recenti e vividi, di poche ore prima, che riaccendono una sensazione di adrenalina e di eccitazione.
Costringo gli altri e vederlo assieme a me e mi inebrio delle avventure del giovane Jules Verne che nella finzione della serie animata ispireranno i suoi romanzi. Scritta dal valente Francesco Artibani, quella trasmessa è l'ultima puntata, e mi ricordo di quando, ormai quattro anni fa, seguii la serie e ne scrissi una personale recensione, una tra le prime cose che pubblicai sul mio blog. Ma mi tornano in mente anche ricordi più recenti e vividi, di poche ore prima, che riaccendono una sensazione di adrenalina e di eccitazione.
Alle
nove di sera in provincia tutti i negozi hanno già chiuso, cosa
inconcepibile per noi ragazzi, fiera gente di città che si è trattenuta un
po' troppo a Venezia. Con la caparbia golf verde di Edoardo
sfrecciamo per le oscure strade di campagna in cerca di un qualche
supermercato aperto dove far rifornimento di viveri, invano. È ormai
buio e seguendo una luce evanescente troviamo un centro commerciale: di volata ci infiliamo dentro in caccia degli ingredienti
della carbonara. Rimediati i beni di prima necessità ci imbarchiamo
in golf e nelle spente strade della campagna veneta ci avviamo alla
casetta, con la guida del sicuro Google Maps. Il
cellulare di Elisa ci dice quando girare e dove (è la
macchina che comanda l'uomo?).
«Ma
guarda là!» borbotta Edoardo al volante «Lì davanti c'è una
macchina con i fari spenti, ha acceso solo le posizioni.» e
prontamente accende e spenge gli abbaglianti più volte, sfanala,
per chiedere al conducente di accendere le luci. Nessuna risposta, l'auto
prosegue il suo percorso nell'oscurità.
«Che
idiota, si andrà a schiantare...»
Edoardo
accelera e sorpassa quella polo grigia targata Rovigo e, illuminato
dai fari della nostra golf, notiamo come conducente un ragazzotto con
affianco quella che presumibilmente è la sua fidanzata.
Li
lasciamo indietro e proseguiamo il nostro percorso all'albergo con
noia, ci è quasi passato di mente della loro esistenza presi come
siamo dalla stanchezza e dalla fame, quando la stessa polo con la
stessa targa ci sorpassa con furia e ci si mette in fronte
rallentando bruscamente, senza fermarsi, ostacolandoci semplicemente
il proseguimento. Alle dieci di sera la strada è buia (a far luce ci
sono solo i fanali della decisa golf), il cellulare di Elisa si sta
scaricando rapidamente e noi non abbiamo cenato: siamo di fretta e
nuovamente sorpassiamo con insofferenza la polo. L'abbiamo superata!
Lorenzo abbassa il finestrino, porta fuori la mano chiusa a pugno e
distende il dito medio.
«Questo
non ha un cazzo da fare!» grida fuori dal finestrino scocciato.
«Ma
Lore! Sei impazzito!» lo riprendiamo io ed Elisa.
Nel
rimprovero Elisa nota troppo tardi che bisognava girassimo a sinistra
e facciamo una curva improvvisa verso una stradina asfaltata in mezzo
agli alberi. La polo viene dietro noi nella brusca svolta.
«Ma
quel coglione ci sta seguendo!» capisce Edoardo nervoso.
La
strada è dritta e circondata da alberi, siamo inseguiti ma non
possiamo tornare indietro perché dagli alberi non si aprono altre
strade; come se non bastasse abbiamo imbroccato la curva sbagliata.
«Dobbiamo
proseguire fino alla rotonda, in fondo alla via. Speriamo che
arrivati lì quei chioggiotti abbiano rinunciato
all'inseguimento!» si lamenta Elisa guardando Maps.
«Chioggiotti...?»
fa un coro di tre voci maschili confuse.
«Sì,
qui a Padova c'è lo stereotipo che la gente di Chioggia sia
particolarmente irascibile.» Spiega la ragazza.
Google
Maps ci spia, ascolta le nostre conversazioni e capisce che
il nostro desiderio è andare a Chioggia.
«Navigazione
per Chioggia impostata.» commenta il cellulare di Elisa.
«NO!
Cosa... No!» «No!» «Indietro!» «Annulla! Annulla!» rispondiamo
noi unanimemente preoccupati, mentre Elisa preme convulsamente il
pulsante "indietro". La navigazione torna verso la
casetta e noi rinfrancati ridacchiamo, mentre la macchina a fari spenti rimane sempre alle nostre spalle.
La
strada non è corta e per raggiungere la rotonda ci impieghiamo
alcuni minuti; arrivati facciamo un girotondo e ci troviamo sulla
corsia opposta, con sempre la polo alle calcagna. Ormai non ci sono
dubbi, siamo tallonati. Acceleriamo per distaccare, ma... Gli
inseguitori ci si affiancano noncuranti di andare contro mano. Il
ragazzotto è arrabbiato, la fidanzata abbastanza apatica. Lui ci
guarda con disprezzo.
«E
mo basta!» sbotta Edoardo, preme l'acceleratore, brumma e a velocità sonica
usciamo dalla via lasciandoci la spenta e grigia polo alle spalle.
Non ci segue, forse l'auto non ne è capace, forse la ragazza
l'ha convinto, forse è finalmente stufo.
L'adrenalina
mi pervade, sono preoccupato, guardo indietro e non vedo nessuno.
Ridacchio eccitato. In fretta raggiungiamo la sperduta casetta
affittata e nascondiamo la golf davanti a un campo
coltivato nelle vicinanze.
«Si
sa mai che quel chioggiano ci trovi e mi righi
il golfettone!» scherza con preoccupazione Edoardo.
Abbiamo
mangiato l'ottima carbonara cucinata da Edo, ci siamo divertiti e
abbiamo scherzato, le gambe ci fanno ancora male per la gita alla
stancante Venezia e ora ci sciogliamo sul divano a guardare cartoni
animati. Io sono ancora divertito: un'avventura semplice e
quotidiana, ecco cosa abbiamo vissuto. In una vita di tutti i giorni
apatica, circolare e routinaria si sognano le avventurose scosse di
emozioni (viste come un mito) che vediamo nei film, nei fumetti e nei
libri di Jules Verne come modo per evadere dalla
noia; una giornata così divertente e con un finale
così rocambolesco è un picco di emozioni e
sensazioni reale in un qualsiasi encefalogramma quotidiano. Non
pensavo fosse così facile e raggiungibile.
Ahahaha, insomma, altro che DUEL!! :)
RispondiEliminaBellissima avventura, tra cartoon, carbonara e inseguimenti. Mi hai trascinato con voi! :)
Moz-
Non conoscevo Duel, ho letto la trama su Wikipedia e mi ha incuriosito, mi sa che lo guardo! :D Almeno qui si è concluso un pelo meglio.
EliminaMi fa piacere essere riuscito a "trascinarti", vuol dire che il racconto ha funzionato!
Yes, ha funzionato benissimo :)
EliminaE allora... buona visione!
Moz-