Disse Ulisse (o meglio, Dante)...

"Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
ma per seguir virtute e canoscenza"

giovedì 10 maggio 2018

All'avventura!


Un'avventura quotidiana avvenuta a bordo di una sgangherata ma temeraria Volkswagen Golf.



Distrutto dopo una divertente giornata a Venezia e sazio di una golosa carbonara mi sono gettato sul gigantesco divano davanti a una televisione lillipuziana in compagnia di Edoardo, Lorenzo ed Elisa. Tutto il giorno l'abbiamo passato assieme e ora ci troviamo in un paesino nella provincia di Padova al riparo in una graziosa casetta affittata per qualche giorno. È ormai quasi mezzanotte e, stanchi, ci rilassiamo guardando la televisione, che sembra più un tablet collegato al digitale terrestre. Edoardo per scherzare si è prontamente sintonizzato sui canali per bambini: li scorre velocemente e su Rai Gulp riconosco un cartone che mi fa fare un balzo nei ricordi: "Le straordinarie avventure di Jules Verne".
Costringo gli altri e vederlo assieme a me e mi inebrio delle avventure del giovane Jules Verne che nella finzione della serie animata ispireranno i suoi romanzi. Scritta dal valente Francesco Artibani, quella trasmessa è l'ultima puntata, e mi ricordo di quando, ormai quattro anni fa, seguii la serie e ne scrissi una personale recensione, una tra le prime cose che pubblicai sul mio blog. Ma mi tornano in mente anche ricordi più recenti e vividi, di poche ore prima, che riaccendono una sensazione di adrenalina e di eccitazione. 

Alle nove di sera in provincia tutti i negozi hanno già chiuso, cosa inconcepibile per noi ragazzi, fiera gente di città che si è trattenuta un po' troppo a Venezia. Con la caparbia golf verde di Edoardo sfrecciamo per le oscure strade di campagna in cerca di un qualche supermercato aperto dove far rifornimento di viveri, invano. È ormai buio e seguendo una luce evanescente troviamo un centro commerciale: di volata ci infiliamo dentro in caccia degli ingredienti della carbonara. Rimediati i beni di prima necessità ci imbarchiamo in golf e nelle spente strade della campagna veneta ci avviamo alla casetta, con la guida del sicuro Google Maps. Il cellulare di Elisa ci dice quando girare e dove (è la macchina che comanda l'uomo?).
«Ma guarda là!» borbotta Edoardo al volante «Lì davanti c'è una macchina con i fari spenti, ha acceso solo le posizioni.» e prontamente accende e spenge gli abbaglianti più volte, sfanala, per chiedere al conducente di accendere le luci. Nessuna risposta, l'auto prosegue il suo percorso nell'oscurità.
«Che idiota, si andrà a schiantare...»
Edoardo accelera e sorpassa quella polo grigia targata Rovigo e, illuminato dai fari della nostra golf, notiamo come conducente un ragazzotto con affianco quella che presumibilmente è la sua fidanzata. 
Li lasciamo indietro e proseguiamo il nostro percorso all'albergo con noia, ci è quasi passato di mente della loro esistenza presi come siamo dalla stanchezza e dalla fame, quando la stessa polo con la stessa targa ci sorpassa con furia e ci si mette in fronte rallentando bruscamente, senza fermarsi, ostacolandoci semplicemente il proseguimento. Alle dieci di sera la strada è buia (a far luce ci sono solo i fanali della decisa golf), il cellulare di Elisa si sta scaricando rapidamente e noi non abbiamo cenato: siamo di fretta e nuovamente sorpassiamo con insofferenza la polo. L'abbiamo superata! Lorenzo abbassa il finestrino, porta fuori la mano chiusa a pugno e distende il dito medio.
«Questo non ha un cazzo da fare!» grida fuori dal finestrino scocciato.
«Ma Lore! Sei impazzito!» lo riprendiamo io ed Elisa.
Nel rimprovero Elisa nota troppo tardi che bisognava girassimo a sinistra e facciamo una curva improvvisa verso una stradina asfaltata in mezzo agli alberi. La polo viene dietro noi nella brusca svolta.
«Ma quel coglione ci sta seguendo!» capisce Edoardo nervoso. 
La strada è dritta e circondata da alberi, siamo inseguiti ma non possiamo tornare indietro perché dagli alberi non si aprono altre strade; come se non bastasse abbiamo imbroccato la curva sbagliata.
«Dobbiamo proseguire fino alla rotonda, in fondo alla via. Speriamo che arrivati lì quei chioggiotti abbiano rinunciato all'inseguimento!» si lamenta Elisa guardando Maps
«Chioggiotti...?» fa un coro di tre voci maschili confuse.
«Sì, qui a Padova c'è lo stereotipo che la gente di Chioggia sia particolarmente irascibile.» Spiega la ragazza.
Google Maps ci spia, ascolta le nostre conversazioni e capisce che il nostro desiderio è andare a Chioggia.
«Navigazione per Chioggia impostata.» commenta il cellulare di Elisa.
«NO! Cosa... No!» «No!» «Indietro!» «Annulla! Annulla!»  rispondiamo noi unanimemente preoccupati, mentre Elisa preme convulsamente il pulsante "indietro". La navigazione torna verso la casetta e noi rinfrancati ridacchiamo, mentre la macchina a fari spenti rimane sempre alle nostre spalle.
La strada non è corta e per raggiungere la rotonda ci impieghiamo alcuni minuti; arrivati facciamo un girotondo e ci troviamo sulla corsia opposta, con sempre la polo alle calcagna. Ormai non ci sono dubbi, siamo tallonati. Acceleriamo per distaccare, ma... Gli inseguitori ci si affiancano noncuranti di andare contro mano. Il ragazzotto è arrabbiato, la fidanzata abbastanza apatica. Lui ci guarda con disprezzo. 
«E mo basta!» sbotta Edoardo, preme l'acceleratore, brumma e a velocità sonica usciamo dalla via lasciandoci la spenta e grigia polo alle spalle. Non ci segue, forse l'auto non ne è capace, forse la ragazza l'ha convinto, forse è finalmente stufo.
L'adrenalina mi pervade, sono preoccupato, guardo indietro e non vedo nessuno. Ridacchio eccitato. In fretta raggiungiamo la sperduta casetta affittata e nascondiamo la golf davanti a un campo coltivato nelle vicinanze.
«Si sa mai che quel chioggiano ci trovi e mi righi il golfettone!» scherza con preoccupazione Edoardo.
Abbiamo mangiato l'ottima carbonara cucinata da Edo, ci siamo divertiti e abbiamo scherzato, le gambe ci fanno ancora male per la gita alla stancante Venezia e ora ci sciogliamo sul divano a guardare cartoni animati. Io sono ancora divertito: un'avventura semplice e quotidiana, ecco cosa abbiamo vissuto. In una vita di tutti i giorni apatica, circolare e routinaria si sognano le avventurose scosse di emozioni (viste come un mito) che vediamo nei film, nei fumetti e nei libri di Jules Verne come modo per evadere dalla noia; una giornata così divertente e con un finale così rocambolesco è un picco di emozioni e sensazioni reale in un qualsiasi encefalogramma quotidiano. Non pensavo fosse così facile e raggiungibile. 



3 commenti:

  1. Ahahaha, insomma, altro che DUEL!! :)
    Bellissima avventura, tra cartoon, carbonara e inseguimenti. Mi hai trascinato con voi! :)

    Moz-

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    Risposte
    1. Non conoscevo Duel, ho letto la trama su Wikipedia e mi ha incuriosito, mi sa che lo guardo! :D Almeno qui si è concluso un pelo meglio.
      Mi fa piacere essere riuscito a "trascinarti", vuol dire che il racconto ha funzionato!

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    2. Yes, ha funzionato benissimo :)
      E allora... buona visione!

      Moz-

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Disse Anton Ego...

"Ma la triste realtà a cui ci dobbiamo rassegnare è che nel grande disegno delle cose, anche l'opera più mediocre ha molta più anima del nostro giudizio che la definisce tale."