Disse Ulisse (o meglio, Dante)...

"Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
ma per seguir virtute e canoscenza"

mercoledì 10 gennaio 2018

Il mito della nascita di Polifemo

Polifemo, il ciclope antropofago, è il mostro per eccellenza. Tutti conosciamo la sua esperienza con Odisseo, ma del resto della sua epopea cosa sappiamo?


Molto prima che gli uomini colonizzassero tutto il mondo e si spingessero sulle lontane coste della Sicilia questa fu teatro di uno spettacolo strabiliante, la nascita del figlio di un dio.

Qui aveva scelto di partorire Toosa bellissima ninfa, una delle tante amanti del signore degli abissi Poseidone, la cui bellezza era invidiata da chiunque, forse anche dalla stessa Afrodite. Toosa volle partorire su una spiaggia orientale della ricchissima e fertile Sicilia: lì, vedendo nascere il sole in mezzo a quella spiaggia traboccante di vita, avrebbe dato la vita al figlio del dio del mare.


Poseidone volle celebrare la nascita di suo figlio e radunò tutti gli dei per assistere al lieto evento. Tutti gli dei erano riuniti, da Zeus sovrano alla moglie Era, dalla bella Afrodite al violento Ares, dal dispettoso Eros alla madre Gea. Anfitrite, legittima moglie di Poseidone, subì lo sfregio di dover assistere nel parto l’amante di suo marito. Lontano sulla cima del monte Etna invece guardava la scena il fabbro Efesto, lasciato in disparte dagli altri dei.

Fontana del Nettuno
La bella Toosa stava tronfia e orgogliosa sulla vitale spiaggia, con tutto il corteo divino che assisteva alla nascita di suo figlio. Adorava star al centro dell’attenzione, che tutti ammirassero il suo corpo partoriente. Presa dalle doglie del parto però non si rese conto del disgusto che tutti gli dei provavano nell’assistere al parto: ciò che aveva generato non aveva la bellezza di una ninfa né la possanza di un dio: la stupenda Toosa aveva generato un mostro.

Tutti gli dei erano colmi di disgusto, mentre Anfitrite prendeva il piccolo e lo ammirava compiaciuta in maniera perversa. Venne Poseidone e lo strappò di mano alla moglie soddisfatta.

Il figlio aveva un fisico robusto e sano ma un volto orribile con un solo occhio e un solo sopracciglio dentro una testa a forma d’uovo. I suoi denti erano simili a speroni di roccia, e la sua bocca percorreva le guance da un orecchio appuntito all’altro.

Gli dei mormoravano. La bellissima Toosa aveva generato un ciclope, un mostro che andava assolutamente eliminato. Da lontano, sulla cima del suo monte, Efesto piangeva ricordando quando sua madre Era tentò di ucciderlo per la sua deformità. Sulla spiaggia invece era il terribile piccolo a piangere, mentre Toosa, ninfa orgogliosa, era ferita nell’aver generato un mostro. Poseidone fissò suo figlio, sentì i suoi primi lamenti e sentì mormorare gli dei. Il dio del mare si commosse e si girò verso gli astanti e con voce rabbiosa e sicura di sé parlò come solo un vero dio sa fare.

« Questo è mio figlio e pongo la mia benedizione su di lui! Chiunque avrà da parlarne male o, peggio ancora, da fargli del male, avrà la mia maledizione! Visto che tutti voi avete assistito alla sua nascita e che tutti lo ricorderete nel vostro cuore io lo chiamo Polifemo, che vuol dire “Molto conosciuto”! »

Tutti gli dei tacquero intimoriti della collera di Poseidone, finché il furbo Ermes non gridò: « Viva Polifemo figlio di Poseidone! », e allora tutti gli altri dei fecero coro gridando: « Viva Polifemo figlio di Poseidone! »

Polifemo era figlio di Poseidone e di Toosa, ma la vanitosa ninfa disconobbe suo figlio e dopo la festa per la sua nascita lo abbandonò al padre.

Poseidone avrebbe voluto essere un buon padre ma temeva la gelosia di sua moglie Anfitrite, e quindi scelse di affidare suo figlio ai tre ciclopi primordiali, assistenti dello storpio Efesto nella sua fucina nell’Etna.

Poseidone figlio di Crono scelse a malincuore questa soluzione, mentre Toosa fu sollevata dall’abbandono del figlio e volle dimenticarlo per sempre. Sciagurata madre: fu condannata dal destino a ricordare per sempre la sua scelta. Da allora la bellissima Toosa iniziò a invecchiare come una mortale. La sua condanna continua tutt’ora, e continuerà per sempre nella sua vita immortale. Quanto sarà sfumata la sua bellezza ora? Come sarà invecchiato il suo corpo ora, dopo millenni? Solo gli dei possono saperlo.

2 commenti:

  1. Complimenti, sembra proprio un mito vero! Si vede che ti sei documentato molto sia sulla genealogia degli dei greci, sia sullo stile con cui sono scritti i racconti mitologici. Ottimo lavoro!

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  2. Grazie! :D Ho provato a ricreare lo stile di un racconto mitologico, con la semplicità di sintassi e uno stile un po' ridondante. Mi ha divertito molto farlo, penso che in futuro replicherò la cosa.
    Grazie ancora!

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Disse Anton Ego...

"Ma la triste realtà a cui ci dobbiamo rassegnare è che nel grande disegno delle cose, anche l'opera più mediocre ha molta più anima del nostro giudizio che la definisce tale."